Opporsi a ogni forma

Opporsi a ogni forma di «violenza e sopraffazione» e intraprendere la strada del dialogo, l’unica che può condurre alla pace: la voce di Leone XIV è risuonata con fermezza ieri, 15 giugno, in una piazza San Pietro assolata e gremita da circa trentamila fedeli.
Prima di guidare la recita della preghiera mariana dell’Angelus dal sagrato della basilica Vaticana, il Pontefice ha rinnovato l’appello per la riconciliazione «nel mondo intero», volgendo lo sguardo alle tante, troppe zone schiacciate dai conflitti. Come la Nigeria, dove tre giorni fa, nella città di Yelwata, «un terribile massacro» ha provocato la morte di circa duecento persone, per lo più sfollati interni ospitati dalla missione cattolica locale.
O come il Myanmar, ancora devastato dai combattimenti, «nonostante il cessate-il-fuoco»; o anche la Repubblica del Sudan, in cui persistono le violenze e permane una grave crisi umanitaria, e da dove —, ha ricordato il Papa — è giunta «la triste notizia» della morte del parroco di El Fasher, Luke Jumu, vittima di un bombardamento.
Preghiere per la pace il vescovo di Roma le ha chieste anche per il Medio Oriente e l’Ucraina, zone in cui il fragore dei combattimenti non accenna a placarsi.
Prima dell’Angelus, Leone XIV ha presieduto, nella basilica Vaticana, la messa conclusiva del Giubileo dello sport. Quindi, deposti i paramenti liturgici, si è recato in piazza San Pietro dove ha compiuto un lungo giro in papamobile per salutare i presenti.
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