Verso la beatificazione di Floribert Bwana Chui bin Kositi
La testimonianza della responsabile di Sant’Egidio a Goma

Un modello di pace
per i giovani congolesi

 Un modello di pace per i giovani congolesi  QUO-136
13 giugno 2025

di Stanislas Kambashi

La Comunità di Sant’Egidio, in particolare quella di Goma, ha accolto la notizia della beatificazione di Floribert Bwana Chui, uno dei suoi membri, «con gratitudine e gioia». «L’emozione è enorme nel vedere che doniamo alla Chiesa un beato che ha fatto parte della nostra Comunità. Per noi è motivo d’orgoglio, soprattutto per Goma, città conosciuta per eventi dolorosi. Oggi abbiamo una notizia che ci rallegra e che rallegra tutta la nostra Comunità nel mondo», testimonia Aline Minani, responsabile di Sant’Egidio Goma, in una video intervista con i media vaticani.

Floribert sarà il primo beato della Comunità di Sant’Egidio. All’interno della sua comunità a Goma, ha lasciato l’immagine di una persona «che voleva servire e per la quale ogni vita contava», afferma Aline Minani. Era particolarmente vicino ai cosiddetti «bambini di strada», chiamati Maibobo in swahili: giovani senza un tetto, fuori dal sistema scolastico e senza alcuna garanzia per il presente e il futuro. A questi ragazzi il futuro beato dedicava grande attenzione. Aline ricorda la storia di Jonathan, un bambino di dieci anni che, mentre giocava con amici su una barca nel porto di Bukavu, si ritrovò la mattina seguente a Goma, solo e senza riferimenti. Fu affidato a Floribert, che se ne prese cura amorevolmente. Nei giorni successivi, Floribert si recò a Bukavu e riuscì a rintracciare la famiglia del bambino, facilitandone il reinserimento. Jonathan, ormai cresciuto, ha ricordato con commozione l’attenzione ricevuta da Floribert, che per lui «era un angelo inviato da Dio per salvarlo dalla strada», riferisce Aline.

Oltre al suo impegno per i bambini di strada, Floribert era un uomo di pace, di coesione e di unità. «Voleva vedere tutti insieme e diceva sempre: “Sogno un Congo dove tutti siedano attorno allo stesso tavolo”», afferma Aline Minani. Nella comunità e al di fuori di essa, «voleva vedere la felicità attorno a sé». In una foto diffusa da Sant’Egidio, si vede Floribert seduto a tavola con dei bambini durante un pranzo di Natale organizzato per i poveri. In quella foto, «non si distinguono chi serve da chi è servito. Era questo il sogno di Floribert», sottolinea Aline.

Floribert Bwana Chui subì il martirio in giovane età, a soli 26 anni. Fu rapito, torturato e ucciso per aver rifiutato una tangente, bloccando il passaggio di una partita di riso avariato che avrebbe messo a rischio la salute pubblica.

Durante il suo viaggio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo nel 2023, Papa Francesco lo citò come esempio per i giovani: «Avrebbe potuto lasciar correre, nessuno lo avrebbe saputo, e avrebbe guadagnato denaro. Ma da cristiano, ha pregato, ha pensato agli altri e ha scelto di essere onesto, dicendo “no” alla sporcizia della corruzione… Se qualcuno ti porge una busta, ti promette favori e ricchezze, non cadere nel tranello, non farti ingannare, non lasciarti trascinare nella palude del male», esortava il Papa. Aline crede che i giovani congolesi e africani possano far proprio questo messaggio e seguire le orme di Floribert, per «scrivere una nuova storia». Seguendo il suo esempio, i giovani sapranno fare la scelta giusta anche in situazioni difficili, afferma. Aline raccomanda inoltre di leggere frequentemente le Sacre Scritture, come faceva Floribert, la cui Bibbia è oggi custodita nella basilica di San Bartolomeo all’Isola, a Roma.

Oltre ai giovani, la vita di Floribert può ispirare anche altri attori della società, sottolinea Aline. In Congo, infatti, il tessuto sociale si sta logorando giorno dopo giorno. Nella parte orientale del Paese – dove Floribert subì il martirio – l’instabilità perdura da oltre trent’anni. Attualmente, le città di Goma e Bukavu sono sotto il controllo del gruppo politico-militare M23, sostenuto dal vicino Rwanda, e molte vite sono spezzate ogni giorno.

Aline invita i suoi compatrioti congolesi a lavorare per la coesione nazionale, ispirandosi alle parole di Floribert: «Sogno un Congo dove tutti siedano attorno allo stesso tavolo». Ai leader della regione dei Grandi Laghi chiede scelte coraggiose, come quelle del futuro beato: combattere il male con il bene, porre fine alla violenza e costruire la pace, perché «la vita di tutti conta per tutti». «Basta morti! Basta vite spezzate!», esclama. «Abbiamo bisogno di un’Africa inclusiva», come dice Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. «Costruiamo ponti, non muri», conclude la giovane congolese. «La pace è una fetta di torta da condividere. Nella pace tutti sono vincitori», afferma Aline. Racconta che Floribert cantava spesso il «Canto della resurrezione per l’Africa», un inno della Comunità di Sant’Egidio. «Sì! Goma può diventare un giardino di pace! Sì, la Rdc può diventare un giardino. Ognuno può piantare un albero che porti frutti e ombra, anche nel caos, nella confusione, o nella nera terra vulcanica di Goma».