Conferenza dell’arcivescovo Gallagher in visita a Cuba

La diplomazia della speranza alternativa all’egoismo

epa12159127 Vatican Secretary for Relations with States and International Organizations, Paul ...
06 giugno 2025

di Valerio Palombaro

«Non abbiate paura di aprire i vostri cuori a Cristo. Lasciate che Egli entri nelle vostre vite, nelle vostre famiglie, nella società, affinché così tutto venga rinnovato». Queste parole di san Giovanni Paolo II, pronunciate nel 1998 durante il viaggio apostolico a L’Avana, sono state citate dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazione internazionali, nel suo intervento ieri ad una conferenza nell’ambito della visita di tre giorni a Cuba che si chiude oggi. Un’occasione — a 90 anni dall’istituzione dei rapporti diplomatici tra Santa Sede e Cuba e a dieci anni dal viaggio apostolico di Papa Francesco — per riaffermare che tutte le attività della Santa Sede, sulla base della forza del messaggio cristiano, «hanno una risonanza anche nella società» che si può intendere come «un invito a lavorare in favore della dignità umana». Da qui l’esigenza di tutelare i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo che, ricorda Gallagher, «è un essere-verso, un essere-per, una comunione e un apertura all’altro, senza esclusione». «L’uomo — sottolinea il presule — è naturaliters socialis; è un essere bisognoso, nel senso che a tutti i livelli, economico, politico, sociale e trascendente, non riesce a trovare in sé tutti gli elementi per il suo sviluppo, e questo richiede una collaborazione costante per vivere. Questi bisogni inclinano l’uomo verso la società e lo Stato».

Secondo Gallagher, «questo amore sociale deve costituire l’alternativa all’egoismo, allo sfruttamento e alla violenza; deve essere la luce di un mondo la cui visione rischia di essere costantemente oscurata dalle minacce della guerra, dello sfruttamento economico e sociale e dalla violazione dei diritti umani; deve condurre alla solidarietà attiva con tutti coloro che desiderano promuovere la giustizia e la pace nel mondo». Il segretario per i Rapporti con gli Stati ha quindi citato Papa Leone XIV per ricordare che la diplomazia vaticana è, di fatto, «espressione della stessa cattolicità della Chiesa», animata da un’urgenza pastorale che la spinge «a intensificare la sua missione evangelica al servizio dell’umanità».

Da qui il desiderio della pace, «una pace disarmata e disarmante» come indicato dal pontefice. Gallagher individua quindi alcuni elementi che servono alla diplomazia per diffondere la pace: riconciliazione, verità, dialogo, giustizia, solidarietà e ricerca del disarmo.

Anche la tutela dei diritti è una base necessaria per la convivenza e la realizzazione della pace. A partire dalla difesa della famiglia e della vita che, ha affermato Gallagher citando nuovamente Papa Leone XIV, può realizzarsi innanzitutto «investendo nella famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, “tanto piccola, ma società più vera e antica di ogni altra”». La risposta alla dimensione trascendente dell’umanità, prosegue l’arcivescovo, «si trova nel rispettare e promuovere il suo diritto fondamentale alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione». «In questo contesto — afferma Gallagher — la libertà religiosa svolge un ruolo fondamentale nella promozione del bene comune. Riconoscendo la spiritualità degli individui e rispettando la loro libertà religiosa, e consentendo a ciascuno di perseguire il proprio credo religioso, ognuno di noi può adempiere al proprio dovere di contribuire al benessere di tutti e dei propri gruppi sociali. Ciò, in ultima analisi, favorisce una società più armoniosa e prospera». Come ha scritto Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti, quando si nega il bene trascendente della persona umana, «prevale la forza del potere e ciascuno tende a usare al massimo i mezzi a sua disposizione per imporre i propri interessi o la propria opinione, senza rispettare i diritti degli altri». Gallagher sottolinea infine un principio fondamentale: «La libertà religiosa non è solo un diritto umano, ma anche una via trascendente e pratica per superare le divisioni, promuovere il dialogo e forgiare una comunità globale più pacifica e armoniosa». Questa, secondo il presule, «rappresenta un pilastro fondamentale nella costruzione di società inclusive e armoniose e svolge un ruolo essenziale nella promozione e nella difesa della coesione sociale».

L’arcivescovo, in conclusione, cita le parole di una figura storica per la Chiesa a Cuba, il venerabile sacerdote Félix Varela (1788-1853), secondo cui «c’è una sola sventura ed è quella di separarsi da Dio» per definire la diplomazia della Santa Sede una «diplomazia della speranza» che «lungi dal cadere in un’interpretazione pessimistica della realtà che ci circonda, ci invita a vedere in queste situazioni sfide che possono essere superate se tutti facciamo la nostra parte».