Nel codice che tramanda i testi dei poeti fiorentini della generazione precedente a Dante Alighieri

Un tesoro prezioso nascosto sotto un’apparenza modesta

 Un tesoro prezioso  nascosto sotto un’apparenza modesta   QUO-129
05 giugno 2025
Novità sul canzoniere Vaticano Lat. 3793 di Sandro Bertelli e Davide Cappi Quasi tutto ciò che noi moderni leggiamo dei poeti italiani più antichi, dai Siciliani a Guinizelli a Guittone d’Arezzo, lo dobbiamo a un ridottissimo numero di manoscritti toscani, databili tra fine Duecento e inizio Trecento. Si tratta di tre celebri canzonieri siglati dai filologi L (il manoscritto Rediano 9 della Biblioteca Medicea Laurenziana; di origine pisana), P (il Banco Rari 217, già Palatino 418, della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze; di origine pistoiese) e V (il Vaticano Latino 3793, della Biblioteca Apostolica Vaticana; di origine fiorentina). Tra essi, di gran lunga il più ricco di poesie è il codice Vaticano, che contiene copia di quasi mille componimenti poetici — canzoni e sonetti — e ci ...

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