
di Mariapia Veladiano
Qui c’è il tema dell’assenza. E dell’amore. È chiaro che l’amore nasce dalla presenza. C’è un incontro, un riconoscersi pieni di valore, un allineare i desideri. Ma ogni amore necessariamente vive più nell’assenza che nella presenza. Per quanto si stia insieme, mangi, dorma, viaggi, giochi insieme, è più il tempo in cui si sta lontani rispetto a quello in cui ci si vede di persona, ci si guarda negli occhi, ci si tocca. “Tossici” chiamiamo gli amori che non sanno staccarsi e hanno bisogno del controllo di ogni momento della vita. E sappiamo come finiscono.
L’amore vive di fede, interiorizzata presenza di un bene sperimentato. C’è un modo di essere presenza nell’assenza. Non meno presente, solo diverso. Paraclito è un nome che troviamo solo in Giovanni, è letteralmente colui che è chiamato a essere vicino, tradotto in latino advocatus, che ha lo stesso significato. È un termine amico, “avvocata nostra” si dice di Maria nella preghiera. Nella Prima lettera di Giovanni è un titolo attribuito anche a Gesù e infatti qui lui dice «un altro Paraclito». La teologia cercherà di trovare parole per permetterci di entrare in questo intreccio ma quel che davvero conta per noi che leggiamo queste parole pronunciate da Gesù sul confine estremo della sua presenza fra i discepoli è che non siamo soli, mai: «Non vi lascerò orfani» è bellissimo. Dice tante cose tutte insieme: che quel che è nato è una famiglia, che essere fratelli è la nostra nuova natura, che in questa nuova realtà nata dall’annuncio di Gesù c’è Dio in tutte le forme che possiamo immaginare, Padre, Figlio, Spirito d’amore, che sta vicino sempre. A insegnare e ricordare, verbi “pedagogici” perché questo è, niente è una volta per sempre; si tratta di camminare nel tempo, in compagnia.
Nel cuore di questa vertigine troviamo ripetuto più volte il tema del comandamento che il parallelismo semantico (fra i versetti 15 e 23) ci permette di tradurre come Parola, insegnamento, perché l’amore non è un sentimento, è pieno della nostra azione responsabile, che opera meraviglie ogni giorno. (mariapia veladiano)