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A tu per tu con Sara Curtis

 A tu per tu con  Sara Curtis  QUO-121
26 maggio 2025

di Giampaolo Mattei

«Sono la prima campionessa di nuoto italiana nera, anzi mulatta: c’è chi pensa di offendermi dicendo che i miei record sono nigeriani e non mi piace quando sento dire che sono... “di colore”. Ma anche il bianco è un colore e, a pensarci bene, nessuna pelle al mondo è bianca!». Sara Curtis è la nuova stella del nuoto mondiale. Padre di Frosinone e mamma nigeriana, vive a Savigliano in provincia di Cuneo. Ad agosto, proprio quando compirà 19 anni, andrà a studiare negli Stati Uniti d’America, nell’Università della Virginia, «per continuare il percorso di nuoto e accademico» dopo la maturità all’Istituto tecnico economico del suo paese. In classe sono in 9 e, dice, «c’è solo una ragazza con entrambi i genitori italiani».

Intanto in piscina a Riccione, lo scorso 15 aprile, ha battuto lo storico record di Federica Pellegrini sui 100 metri stile libero (resisteva dal 2016). Migliorando anche, due volte, il proprio primato italiano sui 50 metri stabilito lo scorso anno.

A dicembre 2024 ha vinto la prima medaglia d’oro internazionale da senior, nella staffetta 50 metri mista, ai Mondiali in vasca corta a Budapest. Nel 2023 aveva già vinto 2 argenti agli Europei in vasca corta a Otopeni. A livello giovanile, oltre al primato del mondo, ha ottenuto cinque medaglie mondiali e quindici medaglie europee (dieci sono d’oro).

Superare Federica Pellegrini le ha portato una notorietà straordinaria: «Lei mi ha fatto subito i complimenti. Ma vorrei “scappare” dal continuo paragone con un mito! In realtà, devo ancora realizzare quello che ho fatto. Sto lavorando tanto, ho letteralmente “sudato sangue” perché mi venisse bene quel 100 metri».

Ma nuotare più veloce della Pellegrini non le basta: «Sinceramente non so dove potrò arrivare, anzi sì: voglio arrivare dove neppure immagino. Sono una ragazza semplice, che ama stare in famiglia e che quest’anno ha anche l’esame di maturità...!».

Già la maturità. «Gli esami di terza media li ho sostenuti con la “didattica a distanza” per il covid. Quindi la maturità sarà una novità pesante da affrontare: credo di essere più preparata per i Mondiali di Singapore, inizieranno l’11 luglio, che per il diploma...». Ma, rilancia, «continuerò a inseguire i miei sogni, anche nello studio: se mi avessero detto che in due anni da senior sarei diventata la primatista dei 100 metri stile libero non ci avrei mai creduto...».

Il padre Vincenzo è camionista, originario di Cervaro nel frusinate. La madre Helen — nigeriana — lavora in una fabbrica di panettoni e biscotti. Ha un fratello più grande, Andrea, che fa l’elettricista. «I miei genitori, due migranti, sono la prima fonte di ispirazione: si sono conosciuti tra i banchi del mercato della frutta a Torino» confida. «E poi è bellissimo avere un genitore non nato in Italia, perché conosci meglio il mondo. Vorrei tanto imparare la lingua del popolo Edo, il dialetto nigeriano di mia mamma. Quella parte di Africa è la terra che sogno, non ci sono mai stata». Intanto porta al collo un ciondolo di stile nigeriano: «Ma è molto più di un semplice portafortuna...».

Rischio di montarsi la testa? «Zero» risponde. «Mi hanno buttato in acqua a due anni, a sei già facevo agonismo: è stato amore a prima vista. Oggi vivo un’esperienza entusiasmante, certo un po’ vorrei staccare e rimanere nella mia bolla, anche perché la mia aspirazione non è andare a “Ballando con le stelle”...». Idee chiare. «La mia famiglia mi ha insegnato la cultura del lavoro e del sacrificio». Altrimenti, aggiunge, «non avrei scelto il nuoto: uno degli sport che esalta questi valori, vista la mole di allenamenti — vasche su vasche — che bisogna sopportare se si vuole raggiungere l’eccellenza». Ad allenarla è Thomas Maggiora, che la segue da quando Sara aveva 10 anni. «Thomas non è invadente e dopo una gara andata male non l’ho mai trovato con il broncio. Si fa capire anche con un linguaggio non verbale se qualcosa non è andato bene. Soprattutto mi rispetta».

Problemi di razzismo? «Lo sport abbatte i pregiudizi: c’era persino qualcuno che pensava che i neri non potessero nuotare velocemente perché avrebbero le ossa più pesanti: ma che stupidaggine!».

E le Olimpiadi di Parigi 2024? «Ho rotto il ghiaccio con quell’emozione da grande palcoscenico, quando si hanno tutti gli occhi puntati». Ha sfiorato la finale nella gara individuale, raggiungendo un ottavo posto nella staffetta 4x100 (con Sofia Morini, Tarantino e Menicucci). «Ero la più giovane del gruppo azzurro. Per certi versi avrei preferito magari essere un po’ più grande, esperta, per poter magari entrare meglio all’interno del gruppo femminile, formato da atlete che si conoscono da tempo. Devono ancora conoscermi e io devo farmi conoscere. Sono una persona abbastanza timida e a Parigi ho un po’ faticato. Tutte sono sempre state molto gentili con me».

Ma a neppure 19 anni come si riesce a mettere insieme tutto questo? «Per riuscirci mi sveglio alle 6.45 e preparo due zaini: uno per la scuola e uno per il nuoto». Poi c’è la colonna sonora del rap americano. È appassionata dei testi delle canzoni, tanto da provare a scriverli. «Leggo tantissimo, soprattutto gialli e poesie» racconta. E «i libri di sport mi arricchiscono».

Nuoto, musica e lettura «per andare altrove». In fondo, conclude Sara, «non c’è suono migliore delle bracciate, da sola. Mi piace il silenzio degli allenamenti del nuoto, che molti giudicano noioso e addirittura ossessivo».