Pellegrinaggi giubilari
Testimoni della bellezza

di Lorena Leonardi
e Fabrizio Peloni
«Il nostro cappellino porta il motto “Uniti dallo stesso sì”: stiamo per ripetere il nostro sì al Signore e questo ci unirà ancora di più, come comunità, come credenti e come Chiesa».
Gli oltre 800 “berretti rossi” genovesi — sono noti così i ragazzi che ricevono la cresima nell’arcidiocesi ligure — riempivano stamani, sabato 24 maggio, Piazza Pia. L’arcivescovo Mario Tasca li ha accompagnati al tradizionale pellegrinaggio annuale nel mese di maggio a Roma, nei luoghi in cui sono nate le prime comunità cristiane.
Un’occasione, ha aggiunto il presule appartenente all’Ordine dei frati minori conventuali, «che lascia sempre il segno nel cuore dei ragazzi, chiamati con la Confermazione a essere testimoni della “bella storia del Vangelo” e a continuare a costruirla attraverso le loro azioni e scelte».
Partiti da Genova su 14 pullman, i ragazzi provenienti da cinquanta parrocchie insieme a circa venticinque sacerdoti e oltre cento catechisti, sono arrivati nell’Urbe nel pomeriggio di ieri, 23 maggio, per una prima tappa al santuario del Divino Amore; oggi il pellegrinaggio «speciale» per il Giubileo della speranza, il passaggio alla Porta Santa e la visita alla basilica Vaticana e domani, domenica, l’attesissimo Regina Caeli con Papa Leone XIV in piazza San Pietro.
Sull’importanza di fornire ai giovanissimi un «alfabeto giubilare» ha insistito don Gianfranco Calabrese, attualmente vicario episcopale per l’annuncio del Vangelo e la missionarietà e tra gli iniziatori, oltre vent’anni fa, del pellegrinaggio arcidiocesano: «La Porta che attraversiamo altro non è che una porta di casa, la speranza non è qualcosa che verrà, ma che è già qui».
Per la prima volta a Roma, le tredicenni Martina, Viola e Cecilia non hanno trattenuto l’emozione, per il sacramento che riceveranno a breve — «un passo per conoscere meglio Gesù» — e poi per l’esperienza dell’Anno Santo vissuto con tanti coetanei in un clima di amicizia.
Pronto al cammino lungo via della Conciliazione, don Roberto Fiscer, sacerdote genovese popolarissimo sui social, ha sottolineato il «bisogno di ascolto» in un mondo «distratto che corre troppo». Avvertiti spesso come «incomprensibili», in realtà ragazzi e ragazze possono risultare simili a «stranieri» dei quali non conosciamo la lingua: basta sintonizzarsi, e la comunicazione è stabilita.
Gli ha fatto eco la 26enne Alissa, da tre anni impegnata nell’organizzazione dell’iniziativa diocesana e docente di religione, certa della «necessità di entrare in contatto».
Era «dall’altra parte», tra i cresimandi, una decina di anni fa, don Stefano Cicciotti, sacerdote ventinovenne, insegnante e viceparroco a Santa Maria dell’Immacolata a Pegli. Nel ricordo «vivido» di quanto vissuto da tredicenne, sente oggi forte «la responsabilità» di aiutare a vivere gli adolescenti «lasciando loro spazio vitale: sono piccoli ma possono sognare in maniera altissima e profondissima. Occorrono accompagnatori autentici, che non nascondano le difficoltà e dimostrino che ci si può permettere di essere fragili».
Giovane tra i giovani, anche Emanuele Morasso, seminarista ventiseienne, che ha portato nel cuore il suo viaggio a Roma da cresimando: «Oggi siamo qui, ognuno è sé stesso, ma anche parte di qualcosa di più grande. Questi momenti sono come battiti del cuore, fanno dire che ci siamo, il Signore è sempre vivo, sempre chiama e non abbandona mai».
Ha parlato di «giorni di grazia, nei quali stiamo vivendo la bellezza dell’appartenenza alla Chiesa e rinnovando la professione della nostra fede» monsignor Giovanni Checchinato, arcivescovo di Cosenza-Bisignano, alla guida degli oltre 1.200 fedeli provenienti dalla Calabria in occasione dell’Anno Santo.
Già varcate le Porte sante delle altre tre basiliche papali maggiori, nel pomeriggio di oggi, dopo il passaggio della Porta Santa della basilica Vaticana, il presule presiede la messa in San Pietro. Domani, infine, dopo aver ascoltato il Regina Caeli del Pontefice, il pellegrinaggio si concluderà al santuario del Divino Amore. E tanti sono stati i calabresi residenti a Roma che si sono uniti ai loro corregionali.
«Chi si fa pellegrino è una persona che si mette in cammino, fa l’esperienza della fatica e anche della compagnia del fratello e della sorella, sullo stesso sentiero», ha affermato il presule, ricordando al suo gregge che «il Signore ci raggiungerà, ascolterà le nostre disavventure, le delusioni, i nostri sogni, si farà Lui stesso compagno di strada, ci parlerà e ci farà ardere il cuore, spezzerà il pane per noi». Di qui l’invito a lasciarsi «prendere per mano da Lui» in questo viaggio nel «cuore del cristianesimo».
Don Enzo Gabrieli, delegato diocesano per l’Anno Santo che ha preparato minuziosamente in ogni dettaglio il «bel momento di Chiesa che ci vede in cammino», ha sottolineato il richiamo che «Papa Leone XIV, eletto da qualche settimana, ha rivolto ai giovani, ma in generale a tutti i credenti, a confidare in Cristo, a metterlo al centro della vita senza paura».
Il sacerdote ha messo in evidenza come il farsi pellegrini indichi «uno stile di vita, un atteggiamento spirituale, come ha detto Papa Francesco quando ha convocato il Giubileo».
La speranza della comunità è quella di «tornare carichi di quell’amore per Cristo, per essere, anche noi, portatori del dono della Pasqua che è la pace del Risorto», ha aggiunto don Gabrieli, rivolgendo un pensiero a «tutti i nostri fratelli e sorelle, soprattutto poveri, bisognosi, ammalati e impossibilitati a recarsi a Roma».