
La Santa Sede, profondamente preoccupata per il crescente numero e l’intensità dei conflitti armati nel mondo, sottolinea l’urgente necessità di rispettare il diritto internazionale umanitario. È inoltre essenziale «porre fine all’uso di armi indiscriminate, mine terrestri e munizioni a grappolo, e interrompere l’impiego di armi esplosive in aree popolate». A ribadire questa posizione è stato il 22 maggio a New York l’Osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, arcivescovo Gabriele Caccia, in occasione del dibattito aperto del Consiglio di Sicurezza sulla protezione dei civili.
«La persona umana non deve mai essere trattata come sacrificabile, né ridotta a mero danno collaterale», ha osservato Caccia, esprimendo preoccupazione per «gli attacchi deliberati ai civili», la distruzione «ospedali, scuole e luoghi di culto» e «la negazione dell’accesso umanitario a coloro che ne hanno urgente bisogno».
Il presule ha poi fatto riferimento alle «complesse questioni legali, etiche e umanitarie» che derivano dal «crescente utilizzo di tecnologie nuove ed emergenti a fini militari». «La Santa Sede sostiene con forza la proposta di uno strumento giuridicamente vincolante che vieti i sistemi d’arma autonomi letali entro il 2026», ha concluso Caccia, affermando la «responsabilità giuridica» e «morale» di «garantire che le decisioni sulla vita e sulla morte rimangano sotto un controllo umano».