Il Giubileo delle Confraternite

Gioioso incontro
di fede e di storia

 Gioioso incontro di fede e di storia  QUO-114
17 maggio 2025

di Rosario Capomasi

«Oggi ci sentiamo abbracciati dalla Chiesa per vivere un momento straordinario insieme a una moltitudine di persone giunte qui nel nome di Cristo». Tiago Pereira, priore della Confraternita portoghese di Nossa Senhora do Castelo, lo sguardo rivolto a San Pietro come per incorniciare le mille emozioni che avvolgono il suo cuore, viene da una località molto significativa per la devozione popolare: Aljustrel. Qui infatti è nato Francesco Marto, uno dei tre pastorelli che il 13 maggio 1917 assistette alle apparizioni della Vergine a Cova da Iria, vicino Fátima, proclamato santo da Papa Francesco insieme alla sorella Giacinta esattamente cento anni dopo, in occasione del pellegrinaggio del Pontefice al santuario mariano.

«Martedì scorso, in occasione della solennità della Madonna di Fátima eravamo nel nostro eremo a omaggiare la Vergine, patrona di Aljustrel, ieri abbiamo varcato la Porta santa e domani concluderemo questa grande esperienza di fede partecipando alla messa per l’inizio del ministero petrino di Leone XIV», racconta oggi il priore ai media vaticani.

Esperienza di fede che come lui stanno vivendo gli appartenenti alle Confraternite che in circa centomila sono giunti a Roma da tutto il mondo per prendere parte al Giubileo a loro dedicato dal 16 al 18 maggio.

Tiago, il sorriso che sovrasta il mantello bianco con colletto azzurro e stemma mariano sul petto, aspetta con ansia l’inizio della processione delle Confraternite che dalle 14 di oggi prende il via vicino alle Terme di Caracalla per concludersi al Circo Massimo dove si unisce a un’altra formata da otto confraternite provenienti da Italia, Francia e Spagna. «Il cammino che facciamo sotto i vessilli e gli stendardi, tra i canti e le preghiere — conclude —, è un cammino di vita che ha per guida il Signore Gesù, il quale ci prende per mano invitandoci a non perdere quella rotta fondata sulla speranza».

Sotto un cielo terso e un sole sempre più caldo che ha ridimensionato la fresca brezza mattutina avanza a lato di Castel Sant’Angelo la Confraternita del Santissimo Sacramento e di Santa Maria delle Grazie, di Sannicola in provincia di Lecce, espressione di quella devozione popolare particolarmente sentita nel sud Italia. «L’evento di cui siamo protagonisti — spiega il priore Cosimo Talà — non ha solo valenza spirituale, ma testimonia il desiderio per ognuno di sperimentare e accrescere la fede, ritrovandosi insieme e arricchendo la vita nel conoscere, anche se per pochi giorni, persone che vivono dall’altro capo del pianeta con le quali scambiarsi esperienze e aiutarsi reciprocamente. Questo è il più profondo significato di “confraternita”, essere fratelli tra noi».

Un’insegna particolarmente decorata si fa pazientemente largo in una piazza Pia sempre più affollata. È quella della Congregazione Nobile dei Bianchi di San Nicola, arrivata da Tropea, in Calabria, con il suo carico di storia e di fede. «La data della fondazione risale al 1570 — afferma il priore Giuseppe Maria Romano — poi si è sciolta, ma pochi anni fa è stata rifondata per ridare vita a un sodalizio che per secoli si è intrecciato con la storia della città, dedicandosi sempre all’assistenza dei bisognosi». E il pensiero va a chi ha sempre esortato a proteggere gli “ultimi tra gli ultimi”. «Dopo aver attraversato la Porta santa abbiamo rivolto una preghiera al Signore per il compianto Papa Francesco e per il nuovo Pontefice perché ci sostenga e ci indirizzi nelle nostre difficoltà».

La Confraternita di San Giorgio Martire e della Madonna della Stella, di Oriolo Romano, si nutre della profonda devozione verso Colei che che viene considerata la protettrice del paese durante le pestilenze del XVIII secolo e i bombardamenti della Seconda Guerra mondiale. «L’effigie lignea della Vergine — spiega Nunzio Facchini —, databile al Settecento, è la presenza sempre costante nella nostra vita; a Lei rivolgiamo tutte le nostre afflizioni, soprattutto in un tempo di conflitti in tante aree del mondo».

Di Giubileo come «segno della presenza e della grazia di Dio», parla Alessandro Moresi, dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento ad Ancona. E aggiunge: «Fin dalla loro origine, il pellegrinaggio è l’espressione più spontanea e pura della fede delle Confraternite. Esso non è solo un lungo tratto fisico di strada ma simboleggia il cammino comune dell’umanità che incontra sulla via i più fragili e li sostiene, gli sfiduciati e li incoraggia. I confratelli e le consorelle sono quindi segno di speranza, perché nell’aggregarsi, nel pregare insieme e nel soccorrere gli indigenti hanno realizzato quella carità cristiana che Cristo ci ha insegnato».

Marcello Carchedi, vice priore della Confraternita di San Francesco di Paola, che opera a Filadelfia, nella provincia calabrese di Vibo Valentia, si avvicina reggendo la Croce giubilare e sottolineando come «la processione nelle vie del paese sia un momento particolarmente suggestivo, ma mai paragonabile a quello che stiamo vivendo in questi giorni nell’Urbe». L’evento giubilare «è un’occasione unica e meravigliosa per riconciliarci con il prossimo e ricordare soprattutto a se stessi di non stancarci mai di perdonare come l’Onnipotente fa con noi. Queste sono le parole che ripeteva spesso Papa Bergoglio e che devono servire da insegnamento per ogni attimo della nostra vita».