Il saluto del decano

Costruire ponti per alleviare le sofferenze del mondo

  Costruire ponti per alleviare  le sofferenze del mondo  QUO-113
16 maggio 2025

Pubblichiamo il testo del saluto rivolto al Pontefice all’inizio dell’udienza da Sua Eccellenza il signor Georgios F. Poulides, ambasciatore di Cipro e decano del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

Santo Padre,

mi permetta di esprimerLe con grande emozione ed onore, in veste di Decano, il saluto più cordiale che Le porgo a nome del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

Il Conclave ha sapientemente donato al mondo una guida spirituale e morale che ha maturato la propria sensibilità in un’esperienza pastorale vissuta a contatto diretto con le sfide del nostro tempo — la povertà, la ricerca di giustizia, la dignità umana, la domanda di amore, il bisogno di trovare una risposta alle grandi domande dell’esistenza — e che oggi trova risonanza ben oltre i confini di una singola regione.

Il Suo sguardo abbraccia le grandi città del mondo, i piccoli centri, le periferie silenziose: la realtà tutta dove risuonano le parole con cui Gesù è apparso ai discepoli e con le quali Lei ha iniziato la Sua missione: «Pace a voi».

In questo abbraccio, che unisce le diverse culture dei cinque continenti e tutti quei mondi dove si custodisce con tenacia la speranza, spesso lontano dai riflettori, si riconosce l’impegno di una Chiesa che desidera farsi sempre più vicina all’umanità intera.

Che il Pontificato di Sua Santità, iniziato nell’anno giubilare dedicato alla Speranza, sia segnato da Pace, Amore e Fratellanza!

Santo Padre,

così come le Sue prime parole declamate davanti a migliaia di persone in piazza San Pietro hanno espresso la voce della Chiesa nel solco della memoria di Papa Francesco, che rimane viva nel nostro pensiero e nella nostra preghiera, così in questo nostro primo incontro siamo pronti a rispondere affermativamente al Suo appello ai costruttori di pace, ad assicurarLe il profondo rispetto e la stima con cui la nostra famiglia diplomatica si stringe attorno a Lei e l’entusiasmo con il quale siamo decisi ad affrontare, insieme a Lei, le innumerevoli sfide che il mondo contemporaneo ci riserva.

Nel Suo percorso esistenziale, arricchito e segnato dalla spiritualità agostiniana, risuona una sapienza antica e sempre attuale. Le parole del Sermone 357 di Sant’Agostino ci offrono ancora oggi la chiave per aprire le porte della pace e diventano preziosi consigli per il nostro impegno diplomatico e umano: «Se ami la pace, chiunque tu sia, abbi compassione di chi non ama quello che tu ami, di chi non possiede quello che possiedi tu».

Sono parole semplici e forti, che ci chiamano a superare le logiche dell’indifferenza e della contrapposizione, per riscoprire la via della compassione come fondamento del vero dialogo tra le nazioni, tra le religioni, tra gli uomini.

Santo Padre,

viviamo in tempi sempre più complessi dove l’umanità appare fragile, disorientata ed alla ricerca di un approdo sicuro.

Il futuro appare incerto e l’ottimismo di un tempo è tramontato. Da un lato la nostra conoscenza si incrementa, grazie alla scienza e alla creatività di cui vediamo frutti meravigliosi, ma dall’altro si allungano le ombre di conflitti che appaiono insanabili, si estendono le diseguaglianze sociali, si perdono i nessi comunitari a vantaggio degli individualismi e degli egoismi ed i grandi sistemi internazionali sono messi a dura prova.

Ci viene in soccorso l’esperienza millenaria della Chiesa, tesoro inestimabile cui attingere.

Pensiamo alla scelta del Suo nome da Pontefice, Leone XIV: risponde alle preoccupazioni dell’umanità odierna, forti della testimonianza del Suo illustre predecessore di fine 1800. Allora un mondo in fermento che sperimentava le fortune e le storture della rivoluzione industriale, oggi un’umanità che si interroga sulle sfide non solo tecnologiche, ma anche morali ed etiche della rivoluzione informatica e dell’intelligenza artificiale.

Mi permetta, Sua Santità, di congedarmi ribadendo in maniera forte e decisa la determinazione del Corpo Diplomatico presso la Santa Sede, che ho l’onore di rappresentare, ad intraprendere con Lei un cammino di Pace, di costruzione di ponti per alleviare le sofferenze del mondo, per fronteggiare le sfide della modernità, per ridurre le conseguenze sempre più devastanti dei cambiamenti climatici, per combattere le diseguaglianze tra persone e popoli che si allargano come ferite aperte, per aiutare gli ultimi, gli indifesi, i dimenticati.

Con questi sentimenti, Le porgiamo i nostri più fervidi auguri per il cammino che si apre davanti a Sua Santità. Che sia un tempo fecondo, illuminato dalla speranza, sostenuto dalla preghiera dei fedeli e dalla collaborazione di tutte le donne e gli uomini di buona volontà!