
di Leonardo Sapienza
Tutti quelli che sono stati innamorati sanno che l’amore esige intimità. L’opposto di solitudine non è stare insieme; è stare in intimità. Non deve sembrare strano che Gesù desideri entrare in intimità con i suoi seguaci. Avete sentito: «Se uno mi ama... il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Vangelo).
Se noi ricerchiamo tempi e modi per stare con le persone che amiamo; per passare un po’ di tempo con gli amici; perché non cerchiamo di vivere un po’ di intimità con Dio? Perché contentarci di un rapporto frettoloso, abitudinario, piuttosto freddo con Dio?
Siamo capaci di perdere tanto tempo delle nostre giornate: perché non ne recuperiamo un po’ per rafforzare il nostro rapporto spirituale con Dio che è amore?
Uno può pensare: ma con tutti i problemi che mi affannano; impegnato ogni giorno a lottare con la vita e per la vita, dove lo trovo il tempo? Risposta: è mancanza di tempo, o è mancanza di amore?
«Nel cristianesimo tutto è orientato verso questa comunicazione personale tra Dio e i suoi figli» (Bernard Chevignard). Se diciamo di essere cristiani, cioè seguaci di Cristo, se diciamo di amare Dio, allora tempi e modi di dimostrargli amore, dobbiamo trovarli.
Perché non cerchiamo di imparare a parlare con lui, a tacere davanti a lui? Ad amarlo come lui ama noi? Forse il difficile sta proprio qui: avere il coraggio di credere in Dio fino a questo punto!
Ma non dimentichiamo che Dio è più intimo a noi di noi stessi. E, come diceva sant’Agostino: «Infelice l’uomo che conosce tutte le cose, ma non conosce Dio. Felice colui che conosce Dio, anche se ignora tutte le cose».
Il Vangelo in tasca
Domenica 25 maggio, VI del Tempo di Pasqua
Prima lettura: At 15, 1-2. 22-29;
Salmo: 65;
Seconda lettura: Ap 21, 10-14. 22-23;
Vangelo: Gv 14, 23-29.