L’allarme e la preoccupazione dell’Onu per i tagli agli aiuti

In Yemen malnutriti
più di 2 milioni di bambini

 In Yemen malnutriti  più di 2 milioni di bambini   QUO-112
15 maggio 2025

di Giada Aquilino

Appare drammaticamente sempre più come una strage annunciata quella dei bambini in Yemen. L’Onu non usa mezzi termini per lanciare ancora una volta l’allarme: la situazione umanitaria si sta aggravando e metà dei piccoli del Paese, pari a circa 2,3 milioni, «sono malnutriti: 600.000 lo sono in condizioni gravi». Lo ha spiegato il vice portavoce Farhan Haq, in un incontro a New York con i media, parlando di quella che le stesse Nazioni Unite hanno definito una delle peggiori crisi umanitarie «prolungate» al mondo. A incidere sui soccorsi alla popolazione — provata dal 2014 dalle conseguenze di un sanguinoso conflitto tra gli houthi, che in un gioco di influenze regionali, prima tra tutte quella dell’Iran, controllano la capitale Sana’a e gran parte delle regioni centro-settentrionali, e le forze filogovernative, sostenute da una coalizione militare guidata dalla Arabia Saudita — sono anche i tagli ai finanziamenti per gli aiuti internazionali. Proprio nel pieno delle polemiche riguardanti quelli decisi dall’amministrazione statunitense di Donald Trump, il piano di sostegno per lo Yemen è stato coperto solo per il 9%, meno della metà dei contributi ricevuti nel 2024 a questo punto dell’anno, ha stimato Haq, rilanciando quanto sottolineato qualche ora prima dal capo delle operazioni umanitarie dell’Onu, Tom Fletcher: con il calo dei contributi dei Paesi donatori «non abbiamo né tempo né risorse», aveva detto Fletcher, riferendo che i programmi nutrizionali che curavano 350.000 bambini e madri sono stati purtroppo già chiusi nelle zone controllate dagli houthi e 400 centri sanitari, tra cui 64 ospedali, dovranno cessare le loro attività a breve, «con un impatto su 7 milioni di persone».

Alla preoccupazione per l’aggravarsi della crisi umanitaria, si aggiunge pure la «pericolosa escalation» tra Israele e houthi, ha dichiarato l’inviato speciale dell’Onu per lo Yemen: Hans Grundberg ha accolto con favore il recente accordo di cessate-il-fuoco tra i miliziani e gli Stati Uniti, definito «una necessaria e importante distensione nel Mar Rosso» dove dopo il 7 ottobre 2023 si sono moltiplicati gli attacchi degli houthi alle navi ritenute legate a Israele, in solidarietà con i palestinesi di Gaza, e i raid guidati dagli Usa su posizioni delle milizie in Yemen. Ma il funzionario delle Nazioni Unite ha ricordato al contempo come il Paese rimanga comunque «intrappolato in tensioni regionali più ampie». Attriti che, ha proseguito, hanno portato all’attacco sferrato dai miliziani il 4 maggio «contro l’aeroporto Ben Gurion» di Tel Aviv e ai «successivi raid israeliani contro il porto di Hodeida, l’aeroporto di Sana’a e altri luoghi». E le minacce e le operazioni belliche, ha constatato, «continuano». Lo stesso Trump, d’altro canto, ha avvertito che gli Stati Uniti sono pronti a «riprendere la loro offensiva» contro gli houthi nel caso le milizie proseguissero i loro attacchi dallo Yemen.