Il Giubileo delle Chiese Orientali

A Santa Maria Maggiore Divina Liturgia
in Rito Armeno

 A Santa Maria Maggiore  Divina Liturgia in Rito Armeno   QUO-110
13 maggio 2025

di Robert Attarian

«Pellegrini di fede e di speranza è con il cuore colmo di gioia e commozione che ci riuniamo oggi in questa città eterna, testimone da secoli di preghiera e devozione. Ed è in questa maestosa basilica di Santa Maria Maggiore, sotto l’ombra protettrice della Madre di Dio, che celebriamo insieme il dono della fede e l’eredità spirituale trasmessa dal compianto e venerato Papa Francesco nel contesto dell’Anno Santo dedicato alla speranza». Sono le parole con cui Sua Beatitudine Raphaël Bedros XXI Minassian, patriarca di Cilicia degli armeni, ha introdotto l’omelia durante la Divina Liturgia in rito armeno presieduta ieri, 12 maggio, nella Cappella Paolina della basilica Liberiana, in occasione del Giubileo delle Chiese orientali.

Al rito, celebrato sotto lo sguardo dell’icona della Salus Populi Romani, poco distante dalla tomba di Papa Francesco, erano presenti anche il prefetto e il segretario del Dicastero per le Chiese Orientali, rispettivamente il cardinale Claudio Gugerotti e l’arcivescovo antoniano maronita Michel Jalakh, insieme ad altri membri delle Chiese orientali e rappresentanti diplomatici, tra cui gli ambasciatori armeni presso la Santa Sede, Boris Sahakian, e in Italia, Vladimir Karapetyan. Nell’assemblea anche pellegrini armeni provenienti da vari Paesi del Medio oriente, assieme ai loro vescovi e parroci.

Nell’omelia il patriarca ha definito quello attuale un «tempo di grazia di rinnovamento» e una «occasione per lasciar andare ogni forma di odio». Ha ricordato le parole di Papa Francesco e il suo invito a «recuperare il senso autentico della fraternità universale». «Noi, figli della Chiesa armeno-cattolica orientale, testimoni di secoli di fede e di martirio, siamo chiamati oggi, in questo tempo di continue guerre in Medio oriente e nel mondo, a testimoniare con la vita e con il sangue la fedeltà a Cristo, rafforzando la nostra fede radicata nella carità e nell’amore cristiano», ha affermato Sua Beatitudine Minassian, invitando i presenti a rinnovare l’impegno a testimoniare con coraggio e con fedeltà il Vangelo, seguendo l’esempio di Cristo, «affinché la speranza possa risplendere in ogni cuore e in ogni famiglia, portando pace e amore nel mondo».

Il patriarca ha poi rivolto parole di gratitudine al Signore per il dono di Leone XIV, al quale «con cuore filiale» ha augurato un ministero fecondo e ricco di benedizioni. «Viviamo questo tempo come un evento pasquale e, sotto la guida del nostro Pontefice, camminiamo insieme affidandoci alla misericordia di Dio che è nostra consolazione», ha detto ancora, evidenziando infine tre parole fondamentali per proseguire il cammino giubilare con Cristo: «Umiltà, che ci rende aperti alla volontà di Dio; semplicità che ci aiuta a vivere con purezza e autenticità; e carità che ci spinge ad amare senza riserve, testimoniando il Vangelo con coerenza e generosità».

Al termine della celebrazione, il cardinale Gugerotti ha salutato i presenti, accogliendoli «con l’abbraccio di Leone XIV» e ricordando anche Francesco che, il 12 aprile 2015, ha proclamato san Gregorio di Narek dottore della Chiesa universale.

Il prefetto ha menzionato anche la data del 24 aprile, memoria dolorosa per il popolo armeno, esortandolo a restare unito. «Siete vicini alla croce del Signore, con cui avete condiviso una serie di sofferenze», ha detto il porporato, definendo la Chiesa armena «una perla unica» all’interno della cattolicità e auspicando che il pellegrinaggio dell’Anno Santo permetta a questa perla di emanare bellezza e luce.