La Supplica alla Madonna di Pompei presieduta dal cardinale Re

L’intercessione di Maria
per il Papa
di cui il mondo ha bisogno

  L’intercessione di Maria  QUO-105
08 maggio 2025

Pregare la Madre di Gesù «perché intervenga presso lo Spirito Santo», chiamato a soffiare «forte perché sia eletto il Papa di cui ha bisogno la Chiesa di oggi e anche il mondo di oggi, travagliato da tante guerre». Lo ha chiesto il cardinale decano Giovanni Battista Re nella celebrazione eucaristica e la Supplica dell’8 maggio da lui presiedute sul piazzale davanti al santuario dedicato alla Vergine del Rosario nella cittadella mariana voluta dal beato Bartolo Longo.

Come a richiamare una protezione mariana sul conclave a cui tutto il mondo in queste ore guarda, il porporato, che ieri aveva celebrato nella basilica Vaticana la messa Pro eligendo Romano Pontifice, ha pregato affinché sia eletto Papa un uomo che «rafforzi la fede di Dio in un mondo caratterizzato da un grande progresso tecnico ma che tende a dimenticare» l’Onnipotente. Occorre ricordare, ha altresì sottolineato il decano del Collegio cardinalizio all’omelia, che proprio «ai piedi della Croce di Gesù morente» è nata «la maternità spirituale della Madonna nell’orizzonte dell’intera umanità; una maternità animata dal desiderio di aiutarci a crescere spiritualmente e dalla premurosa attenzione a tutti i bisogni e a tutte le sofferenze di ogni creatura umana».

Per realizzare il suo piano di salvezza dell’umanità, infatti, Dio ha voluto il libero consenso della Vergine Maria, ha osservato il celebrante, precisando che «in un certo senso lo ha condizionato» pur essendo dato in piena libertà. Nazareth, ha ricordato Re, allora era un villaggio in una provincia marginale dell’impero romano, «mentre in questi giorni invece è in una zona straziata da un’orribile guerra con innumerevoli morti e distruzioni». Nel dolore e nella disperazione causati dai conflitti è doveroso allora, ha rimarcato il cardinale, affidarsi fiduciosi a Maria esattamente come lei fece «ascoltando le parole del messaggero divino. La sorte di tutti gli uomini e di tutte le donne è dipesa dal “sì” di una donna», ha insistito il porporato. «Non si è trattato solo di accettare la maternità, ma di accettare tutto il progetto divino, fino al Calvario, dove la Madonna rimase in piedi, presso la Croce».

Nessuna creatura, ha precisato il cardinale, «ha avuto una vicinanza e un legame con Dio come li ha avuti la Vergine Maria, la quale è presente in tutti i momenti decisivi della storia della salvezza». Essa infatti «è nel cuore del mistero dell’incarnazione: il Figlio di Dio si è fatto uomo nascendo da Lei. Dio, nei suoi disegni misteriosi, ha scelto questa strada perché Cristo venisse a noi come vero uomo, e noi non possiamo trovare una via migliore per arrivare a Lui, se non passando attraverso la Madonna». E questo, ha ribadito Re, nelle vicissitudini liete e tristi della vita: «Possiamo sempre contare sulla Beata Vergine Maria, che è vicina a Dio e pertanto può intercedere per noi e, contemporaneamente, ci è vicina con materno affetto e nulla le sfugge delle nostre preoccupazioni e dei nostri affanni, perché ci è stata assegnata come nostra madre da Gesù».

Ritornando a parlare delle radici della devozione mariana, il cardinale decano ha puntualizzato come il beato Bartolo Longo — di cui lo scorso 24 febbraio Papa Francesco aveva approvato la canonizzazione decidendo di convocare un futuro concistoro in proposito — fosse stato un «grande innamorato di Maria, ma anche grande operatore nel campo sociale in aiuto ai poveri e bisognosi». Egli, infatti, sentì nel suo cuore «che non si poteva erigere un tempio per pregare la Madonna senza circondarlo di un grande spazio di fraternità dove i poveri, i bambini orfani, gli abbandonati, i figli dei carcerati si sentissero a casa loro» sotto la protezione della Vergine. Anche da lui, ha aggiunto il celebrante, «ci viene un forte richiamo ad un serio impegno per una società più giusta, più umana e più fraterna, sostenendoci a vicenda come figli di Dio e membri della medesima famiglia umana».

E, in questo senso, ha concluso il porporato, Pompei rappresenta un emblema forte: il suo campanile, di cui tra pochi giorni si celebrerà il centenario dell’inaugurazione, «svetta su una Città che è al tempo stesso centro e periferia, segnata da due storie, quella antica che la maestosità degli scavi lascia leggere come un libro miracolosamente aperto, e la “Nuova Pompei” dove il miracolo della carità è tanto nelle fondamenta quanto nel presente».

Prima della celebrazione, l’arcivescovo Tommaso Caputo, prelato di Pompei, aveva ringraziato il cardinale decano «per essere qui oggi nell’Anno giubilare del 150° dell’arrivo a Pompei del venerato quadro della Vergine del Santo Rosario, che si intreccia provvidenzialmente con il Giubileo della Chiesa universale».