Le parole dell’arcivescovo Caccia a New York in ricordo del Pontefice defunto

Un invito alla speranza
per riscoprire lo spirito fondativo dell’Onu

Pope Francis speaks during the 70th session of the United Nations General Assembly on September 25, ...
30 aprile 2025

«Il modo migliore per commemorare Papa Francesco oggi è prendere in mano la torcia della speranza e riscoprire lo spirito che, 80 anni fa, portò alla creazione di questa organizzazione, le Nazioni Unite, in modo che possiamo tutti lavorare ad un mondo migliore per le generazioni che verranno dopo di noi». Sono le parole pronunciate dall’arcivescovo Gabriele Caccia, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite, nel suo intervento alla sessione plenaria straordinaria dell’Assemblea generale per ricordare la figura del defunto Pontefice.

L’arcivescovo Caccia ha evocato tre immagini di Papa Francesco. Nella prima istantanea, idealmente scattata il 25 settembre 2015, il Pontefice parlava proprio dal podio dell’Assemblea generale dell’Onu, che si apprestava ad adottare il suo piano quindicennale. Un programma che, ha ricordato monsignor Caccia, Francesco definiva «un importante segno di speranza» invitando i leader mondiali a prendersi cura del «fondamento dello sviluppo umano integrale», «che è il diritto alla vita».

La seconda immagine ideale è una «foto di coppia». Era il 2019 e Francesco riceveva in Vaticano il segretario generale Guterres, un anno prima che l’Onu celebrasse il suo 75° anniversario. Caccia ha ricordato all’Assemblea di come, Francesco e Guterres rilasciassero, «in un modo mai visto prima», una dichiarazione comune, un video messaggio, in cui invitavano il mondo a non «girarci dall’altra parte di fronte alle ingiustizie e alle disuguaglianze». «Ricordarono – ha detto l’arcivescovo Caccia – la piaga di tutti gli sfollati e di quelli che lasciano il loro Paese in cerca di una vita migliore». Dichiararono inoltre insieme, ha aggiunto, che la corsa agli armamenti «grida vendetta al cospetto di Dio».

La terza immagine di Papa Francesco, evocata martedì da Caccia all’Assemblea dell’Onu, è una «foto ideale» di disperata solitudine. Si tratta dello Statio orbis, «la preghiera per il mondo intero – che Francesco presiedette il 27 marzo del 2020, durante la pandemia in una piazza San Pietro buia e deserta». Francesco ammoniva, ha precisato Caccia, che la peggiore pandemia è quella morale, che lui definiva «la globalizzazione dell’indifferenza». Di tutto questo Francesco mostrava l’antidoto con la sua enciclica Fratelli tutti. È la figura del «buon samaritano» che non volta la testa dall’altra parte, ma «si prende cura del ferito ed abbandonato all’angolo della strada».