
di Giuliana Friozzi
«Gocce di Marsala», il mensile degli ospiti dell’Ostello della Caritas di Roma in Via Marsala, festeggia 25 anni di vita. A raccontarci questa splendida avventura, fatta soprattutto di amicizia e di solidarietà, è Maurizio Lisanti, che nel 1999 fondò, insieme ad un gruppo di amici, questo giornale e da allora continua a dirigerlo con lo stesso entusiasmo e la stessa passione di quando era un giovane volontario alla scuola di don Luigi Di Liegro.
Maurizio, tu non sei un giornalista. Di cosa ti occupi nella vita?
Io sono nato contabile e ho avuto sempre a che fare con i numeri. Mai avrei pensato che un giorno mi sarei trovato a raccogliere storie, poesie, canzoni e soprattutto a fare un giornale. Tutto è nato facendo il volontario alla Caritas. Ma anche la scelta di fare volontariato è venuta solo dopo che ho visto quello che faceva mia moglie, Emanuela. È lei che mi ha fatto assaporare la bellezza di offrire parte del mio tempo agli altri, a chi ha bisogno.
Come è nata l’idea di realizzare un giornalino all’interno dell’ostello?
Quando ho iniziato a fare il volontario mi occupavo della pulizia dei servizi igienici della mensa. Era il 1996 e allora la mensa si trovava in via Giolitti. Poi, quando fu ristrutturata e ampliata la sede dell’ostello in via Marsala, anche la mensa fu trasferita lì e i servizi di pulizia furono affidati ad una cooperativa esterna. Insieme con altri amici volontari pensammo allora che il nostro servizio si poteva orientare verso altri bisogni. Alcuni avviarono il servizio itinerante notturno, per andare ad incontrare le persone senza dimora là dove vivono, altri hanno dato vita al servizio guardaroba, per fornire abiti a chi ha bisogno. A me, invece, venne in mente di fare un giornalino che fosse espressione delle persone ospitate nell’ostello. Siamo usciti con il primo numero nel novembre del 1999 e da allora non abbiamo smesso.
Quest’anno festeggiamo i 25 anni di «Gocce di Marsala». Un bel traguardo. Da dove viene questo successo?
Il merito è di chi ha partecipato e partecipa a questo giornale. Per me il giornale è come una barca in navigazione: ogni tanto sale un nuovo passeggero, mentre qualcun altro scende. È come una staffetta. Ma tutti, sia chi sale sia chi scende, sia chi resta sia chi se ne va, sono l’anima di questo giornale. Ci hanno donato e ci donano le loro esperienze, le loro storie. Mettono per iscritto, attraverso poesie o racconti, la loro vita condividendo anche cose molto personali. Se non ci fossero loro questo giornale non avrebbe ragione di esistere. Noi volontari siamo principalmente dei testimoni, siamo quelli che organizzano le riunioni di redazione, che raccolgono i testi, che li leggono quando qualcuno non se la sente, che li trascrivono, li impaginano e che preparano la pizza con la mortadella, perché ogni riunione è anche una festa ed è bello finire con una buona merenda.
Non fare il modesto, Maurizio. «Gocce di Marsala» deve molto anche a te, al tuo carisma, alla tua simpatia, alla tua cordialità, che hai saputo trasmettere anche alle persone che collaborano con te.
Sì, io ci metto l’entusiasmo, perché queste cose bisogna farle con entusiasmo. Bisogna essere sempre presenti e non trascurare nessuna persona. Io considero questa redazione come la mia famiglia allargata. Porto nel cuore tutte le persone che partecipano a questa avventura, soprattutto quelle che ora non ci sono più. Purtroppo molti sono morti in questi anni, ma hanno lasciato la loro testimonianza. E questo è un tesoro prezioso che mi porterò per tutta la vita.
Io per prima sono un esempio di quello che tu dici. Grazie a te sono riuscita a tirare fuori delle qualità che non pensavo di possedere.
Grazie, Giuliana. È questo quello che vogliamo. All’inizio qualcuno che partecipa per la prima volta alle nostre riunioni si sente un po’ spaesato ed estraneo. È titubante e forse anche un po’ intimidito dalla spontaneità e dalla libertà con le quali si dialoga e si condividono i propri testi. Poi, però, grazie all’accoglienza e alla disponibilità sia dei volontari sia degli altri ospiti dell’ostello, capisce che il giornale è una famiglia e si lascia trascinare in questa avventura. Si comincia ascoltando gli altri e poi, piano piano, questo ascolto diventa partecipazione.
Tu stessa, Giuliana, sei un esempio. Mi ricordo quando hai cominciato a partecipare ai nostri incontri: anche tu eri così, te ne stavi un po’ da parte, un poco chiusa. Ma poi hai capito che era una cosa buona e così hai riscoperto anche tu la voglia di confrontarti con gli altri e, quindi, di scrivere, di raccontare la tua vita, portando alla luce un passato che pensavi fosse ormai troppo lontano. Come te, Giuliana, tante altre persone hanno dato questo contributo e grazie a loro noi ci siamo.
Voglio ringraziare i volontari che da ormai 25 anni mi sostengono e mi aiutano. Tra di loro c’è anche mia moglie che è ritornata al giornalino dopo aver fatto servizio per tanti anni alla mensa. Adesso è la mia spalla destra, come lo sono tutti gli altri amici del giornale.
Spero davvero che questa avventura possa continuare e andare avanti indipendentemente dalla mia presenza. È l'idea che deve andare avanti e se l’idea va avanti vuol dire che questo giornale continuerà a crescere e ci sarà sempre.