
Caro «Gocce di Marsala», auguri! Venticinque anni di vita, che bel traguardo per un giornale nato alle porte di un altro Anno Santo, il Giubileo dell’Anno Duemila, e che da allora continua ad essere seme di speranza, un seme umile e prodigioso della grande pianta dell’amicizia e della solidarietà.
Caro «Gocce di Marsala», grazie per le tante, belle storie che ci hai regalato. Quanta poesia hai suscitato in quella casa per i senza casa che è l’Ostello della Caritas di Via Marsala a Roma. Quanta bellezza hai svelato diventando tu stesso una casa accogliente — fatta di pagine di carta, ma ora presente anche sul sito web della Caritas di Roma —, dove chi pensava di valere poco o niente ha sempre trovato un posto e, soprattutto, tanto calore, rispetto e dignità.
Tu sai fare senza tanti fronzoli, lasciando ad altri i complessi ragionamenti — che spesso lasciano il tempo che trovano — sulle grandi questioni sociali che affliggono la nostra epoca. Fai, dando spazio al cuore: lui, sì, sa come si cambia la storia. E come un indomabile Gian Burrasca — svelami un segreto: è per questo che ti piace farti chiamare “il giornalino”? — sei diventato il diario fedele della vita che fiorisce anche in mezzo alle spine, raccontando sogni e speranze, sorrisi e lacrime.
Grazie, caro «Gocce di Marsala», anche per aver indicato a un giornale come me — «L’Osservatore di Strada» — la via per essere voce di chi non ha voce. Mi hai accompagnato e sostenuto, condividendo non solo la tua sala delle riunioni, ma anche i tanti talenti che compongono la tua redazione. Alcuni dei tuoi poeti e narratori sono diventati così anche i miei in uno scambio di esperienze che è ricchezza per tutti. Vorrei ringraziare per nome ogni persona. Ma lo spazio — lo sappiamo bene noi che ancora restiamo ancorati alla carta — non me lo concede. Allora, per tutti, ringrazio in particolare l’amico Maurizio Lisanti — il direttore che qualcuno tra di noi chiama “er camicia” per le sue stravaganti casacche hawaiane — e il caro Alessandro Venzaghi, sempre generoso e disponibile nel fare da ponte tra te e me.
Caro «Gocce di Marsala», mi hai insegnato tante cose. E soprattutto mi hai dimostrato quanto sia vera l’affermazione che si legge sotto la tua testata e la fotografia di don Luigi Di Liegro: «Figure senza tempo, ombre senza volto che, goccia a goccia, con i mattoni della solidarietà ricostruiscono le fondamenta ed i muri portanti della loro vita». È questa la strada che hai segnato e sulla quale ti veniamo dietro, cercando di tenere il passo.
Perciò: auguri, caro «Gocce di Marsala». Auguri, fratello maggiore!
L’Osservatore di Strada