DONNE CHIESA MONDO

L’AltraMetà

Il Sinodo apre la strada
a un «noi ecclesiale»

03 maggio 2025

Il Sinodo ha iniziato un percorso di riconoscimento della parità tra uomini e donne nella Chiesa. I documenti parlano sia della partecipazione ai processi di governo e decisionali, sia dei ruoli pastorali e ministeriali. Il Documento finale riconosce che nulla impedisce alle donne di svolgere questi ruoli nella Chiesa. Il problema non è teologico. La causa risiede sia nella cultura ecclesiale che non promuove la donna come soggetto di diritti a pieno titolo, sia nell'attuale modello istituzionale che non favorisce «una sana relazionalità tra uomini e donne». Il Documento per la Tappa Continentale ha auspicato la creazione di una nuova cultura ecclesiale, con pratiche e strutture che riconoscano i «diritti e i doveri» che derivano dalla dignità battesimale.

Il card. belga Léon-Joseph Suenens ha detto, dopo il Concilio, che «non c'è nessun super-battesimo, nessuna casta, nessun privilegio. Dobbiamo prendere coscienza di queste verità fondamentali, perché sono essenziali per la vita della Chiesa e condizionano tutte le scelte, tutti gli atteggiamenti». Tuttavia, nel processo sinodale, i membri della gerarchia hanno testimoniato che, «come vescovi, riconosciamo che la teologia battesimale a cui il Concilio Vaticano II ha dato impulso... non è stata sufficientemente sviluppata». Pertanto, l'incorporazione delle donne nelle strutture ecclesiali, lungi dall'essere un gesto di buona volontà, si basa su questa verità teologica: «in virtù del Battesimo, l'uomo e la donna godono di pari dignità nel Popolo di Dio».

Sulla base di questa teologia, il Sinodo ha chiesto l'attuazione della «legislazione esistente sul ruolo della donna». Un caso recente è la nomina da parte di Papa Francesco, per la prima volta, di un Prefetto donna per il Dicastero per la Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Tuttavia, ha nominato anche un cardinale come pro-Prefetto. Si tratta di una posizione che non esisteva, in quanto è consuetudine che il Prefetto abbia come collaboratori solo un segretario e un sottosegretario. In questo caso è stata applicata la Costituzione apostolica Praedicate Evangelium, che consente ai non ordinati di guidare gli organismi, non solo con funzioni consultive ma anche deliberative. Tuttavia, le nomine avvengono in un quadro di delega di potere da parte del sacramento dell'Ordine e non sul fondamento battesimale.

Occorre fare un altro passo e pensare a riforme strutturali a partire dal battesimo, che implica una riconfigurazione dell'identità e dell'esercizio del potere tra i soggetti nella Chiesa, non più basata sul sacramento dell’ordine, ma sull'uguaglianza radicale della dignità battesimale, in vista di modelli di co-governo e di «decisione condivisa» di un «noi ecclesiale». Questa sarà una delle sfide della terza fase di attuazione del Sinodo per lo sviluppo di una Chiesa sinodale.

di Rafael Luciani
Teologo laico, consulente del Consiglio episcopale latino-americano e della Confederazione Religiosa Latinoamericana e Caraibica, tra gli Esperti del Sinodo (dal Venezuela)