La buona Notizia
Il Vangelo della III domenica di Pasqua (Gv 21, 1-19)

«Io sono qui»

 «Io sono qui»  QUO-098
29 aprile 2025

di Mariapia Veladiano

La pesca miracolosa riportata nel Vangelo di Giovanni è una meraviglia di simboli e di teologia. Ma può essere letta, semplicemente, come un momento di acuta immensa umanità, un punto luminoso dove le relazioni aprono all’incontro con il Signore.

I discepoli sono stati per tre anni dentro l’eccezionalità del tempo: il Messia con loro, il compimento delle Scritture, ogni giorno una sorpresa, una piccola o grande conversione, rispetto al pensiero comune, al loro stesso pensiero e alle loro attese. Ma ora che la crocifissione è conficcata dentro i loro occhi e al loro cuore per sempre, quel tempo sembra finito. Ci sono state alcune apparizioni, folgoranti, sorprendenti, ma tra una e l’altra che fare? Pietro è pescatore e in una di queste sere sospese decide che va a lavorare, che altro. Non è solo, gli vanno dietro i compagni di un’avventura che tutti loro pensavano eccezionale. Sono in sette, un bel gruppo e però, come capita, non pescano niente.

Niente di eccezionale sta accadendo, è questo il punto. Non c’è più la vita di prima, lui non c’è. La quiete dei giorni a volte è tempo sospeso, attesa senza nome.

È notte. Quando la notte finisce vedono una persona sulla riva e non la riconoscono. È la terza volta che Gesù appare dopo la sua morte e resurrezione, e sempre non lo riconoscono. Un’esperienza estrema può rendere irriconoscibile il mondo. Non basta vedere, assolutamente no. Le visioni (sacre) dividono. C’è chi dice che sono allucinazioni, chi imbrogli, chi si spaventa e non ne vuol sapere. Vedere non basta. Si tratta di riconoscere qualcuno che in noi abbiamo già conosciuto, e infatti.

Quando Gesù parla, quando i pesci richiamano altri pesci di un’altra pesca miracolosa, quando infine dice: «Venite a mangiare», allora è chiaro a tutti. Sanno chi è, sono pronti a rivelazioni estreme, Pietro è pronto a ricevere l’annuncio della sua morte, sarà portato dove lui non vuole. Nessuno vuole morire, la vita è piena di interessanti meraviglie, ma a volte questo è: perdere la vita per salvare la vita.

E alla fine l’ultima parola è «Seguimi, vieni con me, continua a starmi vicino. Io sono qui». È in questa parola il senso di tutto.