La promessa

di Daniele Piccini
Oggi le emozioni e le ragioni del cuore hanno prevalso su quelle della tecnica. Massiccio l’impiego di uomini e mezzi per garantire uno svolgimento senza incidenti dei funerali di Papa Francesco, a San Pietro. Circa quattromila uomini e donne delle forze dell’ordine, altrettanti volontari e duemila vigili urbani in servizio. Sui palazzi tiratori scelti, attorno all’area artificieri, nuclei cinofili e polizia fluviale per il pattugliamento del fiume Tevere e delle banchine. In cielo elicotteri e droni di ultimissima generazione, a terra polizia, unità antiterrorismo e antisabotaggio.
Schierate, inoltre, 50 ambulanze dell’Ares 118, 6 punti medici avanzati e oltre 20 squadre dei Vigili del fuoco. Presenti anche mezzi Nbcr per la rilevazione di sostanze tossiche e radioattive. Avveniristico l’apporto della tecnica dei sistemi anti-drone Rcd in dotazione all’Esercito e all’Aeronautica italiani, strumentazioni jammer per neutralizzare cellulari sospetti.
Eppure, nonostante il vasto dispiegamento di apparati tecnici, oggi l’homo technicus e tutti i suoi dispositivi si sono messi al servizio dell’homo religiosus, per consentirgli di vivere al meglio la sua esperienza del sacro. E un addio a una persona speciale. La scena, infatti, era tutta per i circa 250mila fedeli che non hanno voluto mancare alle esequie di Papa Francesco in piazza San Pietro, per dargli l’ultimo saluto e promettergli che la sua eredità spirituale — la misericordia, l’attenzione per gli ultimi, un cuore umile e attento ai bisogni degli altri — non andrà perduta.
«Papa Francesco è stato un bell’esempio per tutti — spiega Elisabetta, responsabile dell’Azione cattolica giovani della diocesi di Alghero-Bosa — e siamo contenti di essere qui con lui, in qualche modo, anche oggi. Da Francesco ereditiamo un impulso al cambiamento all’interno della Chiesa e l’idea che i giovani debbano avere più spazio in essa».
Appoggiato a una transenna, un medico osserva la folla compatta. È qui per la sicurezza sanitaria dei presenti, ma al contempo si sente parte dell’assemblea, per Francesco. «Sono un volontario — dice Mario Limodio, del Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta (Cisom) — e sono qui, oggi, al servizio di quanti portano l’ultimo saluto a Papa Francesco». Un contributo che sembra un ringraziamento per tutta l’ispirazione ricevuta. «Francesco è stato un riferimento — prosegue il medico — per me, in particolare, perché mi occupo specificamente di migranti. Con i colleghi del Cisom prestiamo servizio ai migranti a Lampedusa, a bordo della Guardia costiera. Anche nella mia Asl mi occupo di migranti, mi definisco l’ultimo medico degli ultimi».
Oggi è la giornata delle emozioni, dei ricordi e degli addii. «È una gioia partecipare a questo momento della storia della Chiesa, che si congeda da Papa Francesco», rimarca padre Diego, dei Carmelitani messaggeri dello Spirito Santo, dal Brasile, che accompagna un gruppo di 58 persone. «È un momento molto toccante. Ho voluto lodare Dio per la vita di Francesco, un pontefice che mi è arrivato al cuore».
«Sono qui al funerale del Papa — sottolinea il giovane Matteo, da Piove di Sacco (Padova) — perché di lui mi è piaciuto il modo in cui trattava le persone che di solito venivano emarginate». Un Papa che lascia gesti forti scolpiti nella memoria. «Porterò sempre nel cuore l’immagine di Francesco che nelle carceri faceva la lavanda dei piedi ai carcerati».
«Oggi vogliamo dire addio a un Papa meraviglioso — commenta Fatima dalla Nigeria, regliosa della Società del Santo Bambino Gesù — siamo orgogliosi di lui. Da un lato ne piangiamo la scomparsa, ma allo stesso tempo celebriamo e accogliamo il suo lascito spirituale, i valori che ci ha lasciato».
La gioia di ereditare un tesoro prezioso prevale sulla tristezza di perdere una persona cara. «La presenza di questa folla manda un messaggio a tutto il mondo, non solo qui e ora, ma anche per il futuro. Siamo di diversi paesi e varie comunità, e lavoriamo in posti differenti, ma certamente ci impegneremo a riflettere sulla vita di Francesco per prenderla ad esempio per la nostra». Conforta la sicurezza che la perdita è solo temporanea e ha già il sapore della speranza. «Lui è già in Cielo e un giorno — conclude Fatima — lo incontreremo di nuovo e celebreremo di nuovo, in Paradiso, con nostro Signore Gesù Cristo».