È stato la voce degli ultimi

Intellettuale di cuore

 Intellettuale  di cuore   QUO-096
26 aprile 2025

di Fabio Fazio

Portare sulle spalle il peso del mondo e con uno sguardo solo essere capace di vederlo tutto. E di sentirlo tutto. Riuscire a leggere l’animo di ogni uomo. Senza giudicare ma regalando a ciascuno un sorriso di accoglienza e di comprensione. Questo è quello che intendo quando dico che Papa Francesco è stato un intellettuale di cuore.

La sua caratteristica è stata innanzitutto la semplicità intesa come sintesi suprema di fronte alle questioni epocali che ci troviamo di fronte. Papa Francesco è arrivato al centro della Storia e dritto al cuore di ciascuno.

Nessuna mediazione e nessun compromesso è possibile quando si tratta di questioni vitali. E dunque il suo instancabile grido contro la guerra e la sua commovente tenacia nell’implorare la pace. Il no alle armi senza se e senza ma.

Uomo fra gli uomini, padre e fratello: così Papa Francesco si è posto dinanzi a ciascuno di noi che oggi ci sentiamo soli e tristi, in qualche modo orfani.

Nemmeno per un istante potrei inoltrarmi in una qualche considerazione sul suo pontificato e su quanto abbia riformato la Chiesa riportandola all’essenza del Vangelo riproponendo e ribadendo l’autenticità del messaggio cristiano.

Vorrei invece soffermarmi sulla sua inedita capacità di essere vicino a tutti. Di essere fisicamente vicino a tutti. Di abbracciare gli altri e di farsi abbracciare, di non prendere in nessun modo le distanze ma di essere in mezzo alle cose e all’umanità intera. Toccare, tendere la mano a chi ha bisogno. A chi ha bisogno di tirarsi su e a chi ha bisogno di essere portato in salvo. Dalla povertà così come dal mare in tempesta.

I migranti, coloro che scappano dalla guerra, le vittime della violenza, della fame, dell’ingiustizia o del sopruso: Papa Francesco è stato la loro voce. Per gli ultimi lo abbiamo visto soffrire e piangere.

Si è adoperato in prima persona per aiutare tutti quelli che ha potuto. Si è occupato personalmente di storie terribili, restituendo un futuro a persone che avevano attraversato ogni disperazione.

Ha regalato a tutti noi i suoi sorrisi e ci ha invitato a non abbandonare mai la speranza. Ogni sua parola oggi è ancora più preziosa e sempre di più ci renderemo conto di quale dono sia stato per tutti noi. Mi manca. Manca a tutti.

Qualche anno fa durante una sua visita alla Comunità Nuovi Orizzonti, in una giornata indimenticabile, ha  ascoltato in silenzio, commosso, storie drammatiche di chi aveva attraversato l’inferno per tornare a rinascere. Alla fine di quei racconti, ricordo che disse di non poter aggiungere nulla per non «sporcare la forza di quelle parole»:  le parole che aveva ascoltato e che parlavano di violenza fatta e subita e degli abissi nei quali si può finire.

Compassione: sentire il dolore degli altri. La compassione da cui deriva inevitabilmente il perdono  che per il Santo Padre è un diritto di tutti. Questo era Papa Francesco. «Un uomo ha diritto di guardare dall’alto in basso un altro uomo solo quando lo aiuta a rialzarsi». Così concluse quella visita. Poi pranzò seduto in mezzo ai ragazzi della comunità. Stavo a un tavolo poco distante e quando mi girai verso di lui, come sempre lo vidi sorridere.