È partito

di Adolfo Pérez Esquivel
Francesco rimane tra noi, nella coscienza del mondo con la sua parola presa dal Vangelo e nel cammino insieme ai poveri, agli scartati e i diseredati del mondo. L’ho conosciuto nel suo ministero pastorale sempre accanto ai poveri. La sua parola è seminata nella terra fertile.
Ci rattrista la sua partenza ma sappiamo che è andato incontro al Padre e che la morte non è l’ultima parola. Domenica abbiamo celebrato la Pasqua di resurrezione del nostro Signore Gesù Cristo, la Vita vince la Morte. Il Subud dice che quando arriva la morte si chiude la porta delle emozioni e delle sensazioni e si apre quella dell’anima. Da lì si intraprende un nuovo cammino dello spirito iniziato durante la vita terrena.
Francesco è stato il primo Papa non europeo e il primo gesuita, un uomo latinoamericano che ha condiviso con il mondo la sua spiritualità, i suoi saperi e l’impegno per la giustizia sociale della Chiesa accanto al popolo di Dio. Ha aperto le braccia fraterne all’ecumenismo di fratelli e sorelle che vivono la fede dei loro popoli e delle loro culture, ha condiviso il pane e la libertà, ha denunciato le ingiustizie, recandosi sull’isola di Lampedusa, denunciando la situazione dei rifugiati, chiedendo ai paesi europei di tenere in considerazione e di aiutare le migliaia di persone che fuggono dalle loro terre per guerre, fame, povertà e miseria. Ha viaggiato fino all’isola di Lesbo, in Grecia, richiamando l’attenzione del mondo sulla situazione disumana dei rifugiati, vittime della violenza delle guerre in Medio Oriente e in altri luoghi del mondo. Ha ricordato la tragedia delle persone colpite dalla carestia. Ha lavorato instancabilmente per la pace e per il diritto dei popoli ad avere una vita degna.
Ricordo ancora l’incontro in Vaticano sull’abolizione delle armi nucleari e per salvare la vita e l’integrità del nostro pianeta Terra, riflesso nelle sue encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti. I loro ricchi contributi sono vie direttrici per tutta l’umanità, non solo per i cristiani.
Scegliendo il nome Francesco, Bergoglio ha scelto di seguire il cammino e la spiritualità di Francesco d’Assisi. Nella sua vita ha sopportato serenamente molti attacchi, calunnie e tradimenti. Si è fatto carico della responsabilità di difendere i diritti umani, la madre Terra, l’unità e la fraternità come strumenti necessari per costruire la pace.
Ricordo i nostri incontri in Vaticano, a Santa Marta, la gioia di quei momenti, l’amicizia, le conversazioni anche sulla cara e lontana patria, l’Argentina, sempre presente ma mai più rivista. Ricordo le sue permanenti preoccupazioni sul popolo argentino, sulla fame, la disoccupazione, la povertà e i giovani. Era lieto di sapere che, nonostante le difficoltà, le organizzazioni popolari continuavano a resistere e a condividere lotte e speranze, sapendo che un altro mondo è possibile. Era sempre in ascolto dell’altro e dell’altra, sempre pastore che non trascura il suo gregge.
Caro fratello, che il Signore ti accolga insieme ai discepoli di prima e di oggi, che continuano a seminare il messaggio del Vangelo in un mondo che vive l’incertezza e le ingiustizie ma che vive la resistenza e la speranza che l’Amore perduri. Cercando di mettere l’amore in azione, che il Dio Tata ti accompagni nella sua pace e nel suo bene!