Papa Francesco l’amore vissuto

 Papa Francesco l’amore vissuto  QUO-092
22 aprile 2025

di Giovanni Zavatta

«Il servizio ai poveri, il suo amore per il prossimo, soprattutto per gli sfollati, i migranti, i richiedenti asilo, la sua profonda compassione per la salute della Terra, il desiderio di guidare e costruire la Chiesa in modi nuovi»: le parole dell’arcivescovo di York, Stephen Cottrell, che ha espresso il proprio cordoglio a nome della Church of England, racchiudono il ricordo dei punti salienti del magistero di Papa Francesco che in queste ore i rappresentanti cristiani del mondo intero stanno esprimendo in maniera unanime. «Camminiamo insieme, lavoriamo insieme, preghiamo insieme»: Cottrell (che sul «Daily Express» di oggi offre un’ulteriore riflessione personale) rammenta le parole che il Pontefice gli disse quando si incontrarono nel 2023, perché «riassumono la sua visione della Chiesa, sia cattolica romana sia ecumenica». Francesco «era profondamente consapevole delle divisioni tra le nostre Chiese e di come esse ostacolino una visione più completa di Gesù Cristo». Poi, altra testimonianza dell’arcivescovo anglicano, «il potente lavoro che il Papa ha svolto con l’allora arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e con il moderatore della Chiesa di Scozia nel promuovere la costruzione della pace in Sud Sudan», così come il principio e processo della sinodalità, «eredità permanente per la Chiesa cattolica e per tutti noi».

Papa Francesco «profeta ecumenico della misericordia» titola sul sito web il World Council of Churches che riporta la dichiarazione del segretario generale, reverendo Jerry Pillay: «Il suo papato è stato un grande dono per il movimento ecumenico e lui un collaboratore devoto nei nostri sforzi per l’unità e la riconciliazione dei cristiani, nonché una voce profetica per la pace, l’ambiente e la giustizia», ad «audace e instancabile difesa del cambiamento climatico e delle ingiustizie che ne derivano» e attraverso «una tagliente critica del capitalismo globale e della disuguaglianza economica». Pillay descrive per immagini i tratti distintivi del pontificato: «Le braccia aperte a tutte le persone in una “Chiesa dei poveri per i poveri ” che diventa “ospedale da campo” per la cura di malati e vulnerabili e l’accompagnamento degli emarginati, “ministero di misericordia” e compassione verso tutti». Il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, moderatore del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese, torna al 2016 e al viaggio di Papa Francesco a Lund, in Svezia, quando partecipò alla commemorazione cattolico-luterana del 500° anniversario della Riforma protestante: «È stata la prima volta che un leader cattolico romano ha incontrato i rappresentanti della Federazione luterana mondiale per celebrare la Riforma». Impegno, sintetizzato nell’espressione “ecumenismo del cuore”, ribadito due anni dopo nel pellegrinaggio a Ginevra per il 70° anniversario di fondazione del Wcc.

«Mentre ne piangiamo la morte, rendiamo grazie per la sua vita e l’eredità di riforma, rinnovamento e unità che ha aperto le porte del dialogo e avvicinato la Chiesa a persone di ogni estrazione sociale», ha detto la segretaria generale della Federazione luterana mondiale, reverenda Anne Burghardt, sottolineando, nel cammino sinodale da lui promosso, «la maggiore partecipazione dei laici nei processi decisionali» e «la nomina di donne in posizioni di vertice nella Chiesa». A nome della Comunione mondiale delle Chiese riformate, la presidente Najla Kassab e il segretario generale Setri Nyomi scrivono di aver perso «un compagno di pellegrinaggio nel cammino verso un mondo più giusto e compassionevole», un «faro di speranza» in una società che «si allontana costantemente dalle intenzioni di Dio». Sarà ricordato «per il suo amore vissuto, per aver ispirato speranza, per essere stato al fianco di chi non è sempre il benvenuto e aver sognato un futuro migliore».

Da parte ortodossa, oltre alla video-testimonianza del patriarca ecumenico Bartolomeo (che riportiamo a parte), tutti i capi delle Chiese hanno espresso il loro dolore per la morte del Pontefice. Teofilo iii, patriarca di Gerusalemme, scrive che «le sue ultime volontà, per un funerale caratterizzato da semplicità e fede, riflettono la devozione della sua anima al Cristo risorto e alla Chiesa come umile gregge di credenti e non come regno mondano». Per il patriarca di Antiochia, Giovanni x Yazigi, «la scomparsa di Papa Francesco è una perdita per tutta l’umanità», sottolineando le sue ripetute invocazioni per la pace e la fine delle guerre in tutto il mondo. Tawadros ii, papa della Chiesa ortodossa copta, sottolinea «i nostri buoni rapporti, improntati al rispetto e alla fiducia, in uno spirito di mitezza e umiltà», e ricorda la visita «benedetta» di Francesco in Egitto nel 2017. «Io stesso — aggiunge — l’ho incontrato due volte, nel 2013 e nel 2023; quest’ultima visita in occasione del 50º anniversario dell’inizio dei rapporti tra la Chiesa copta e quella cattolica».

Il patriarca di Mosca, Kirill, oltre a evidenziare la costante attenzione e solidarietà del Pontefice verso i sofferenti e gli svantaggiati, lega il suo nome «a una tappa importante nei rapporti tra la Chiesa ortodossa russa e quella cattolica romana», ovvero l’incontro a L’Avana, il 12 febbraio 2016, al termine del quale venne firmata una dichiarazione congiunta con il desiderio di guarire le ferite «causate da conflitti di un passato lontano o recente» e le divergenze «ereditate dai nostri antenati nella comprensione e l’esplicitazione della nostra fede in Dio». In una lettera di condoglianze il patriarca di Serbia, Porfirio, rammenta gli incontri avuti con Francesco, «un uomo che ha costruito la pace e la comprensione tra i popoli e le nazioni, con un desiderio particolare di sviluppare la cooperazione con le Chiese ortodosse». Il patriarca di Romania, Daniel, parla di «una venerabile personalità del cristianesimo contemporaneo il cui pontificato ha lasciato un segno profondo nella storia recente della Chiesa cattolica romana». E l’arcivescovo Ieronymos, a nome della Chiesa di Grecia, piange la perdita di «una personalità forte che si è spesa per far prevalere il bene e i valori dell’uomo come creatura di Dio».