
di Salvatore Cernuzio
È rimasto per qualche breve istante in silenzio dinanzi alla salma di Francesco, il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, commosso nel guardare quel Papa con cui in questi anni aveva intrapreso un rapporto di stima e amicizia e che ieri, nel videomessaggio diffuso dal Quirinale in occasione della morte, ha definito un «punto di riferimento».
Il capo di Stato si è recato questa mattina intorno a mezzogiorno a Casa Santa Marta, accompagnato dalla figlia Laura, per rendere omaggio al Pontefice defunto, esposto nella cappella del pianterreno. La famosa cappella che il mondo ha imparato a conoscere tramite le messe quotidiane celebrate nei primi anni di pontificato e, soprattutto, durante il tempo del lockdown per la pandemia di Covid-19.
Dalle 21 di ieri fino a mezzanotte e poi da questa mattina all’alba, un lungo flusso di persone — tutti dipendenti vaticani, in primis alcuni cardinali e i collaboratori più stretti — si è avvicendato nella Domus in cui Francesco aveva deciso di risiedere. Oggi, quindi, è stata la volta di Mattarella, reduce da una operazione nei giorni scorsi nell’ospedale romano del Santo Spirito per impiantare un peacemaker. Un’operazione avvenuta con successo e di cui il Papa, in quei giorni convalescente a Santa Marta, era stato informato. Con il presidente italiano Jorge Mario Bergoglio aveva voluto farsi presente inviandogli un biglietto – finora inedito – firmato il 16 aprile in cui, come si legge, esprimeva «cordiale vicinanza accompagnata dalla preghiera affinché possa sentirsi sorretto dall’affetto di quanti nutrono verso di Lei ammirazione per il suo infaticabile servizio all’Italia».
«Signor Presidente, accomunati dalla fragilità che segna questa stagione della nostra vita, siamo invitati a non perdere la speranza e a confidare nella presenza amorevole di Dio e nella premura di coloro che si prendono cura di noi», scriveva il Papa. E alla vigilia del Triduo pasquale, invocava la sua benedizione, augurando al presidente «Buona Pasqua e una pronta guarigione».
Anche Mattarella in occasione della domenica di Pasqua aveva scritto al Pontefice, auspicando che «la ricorrenza pasquale rechi conforto a comunità che in diversi continenti spesso vivono situazioni di conflitto o di pericolo». «Possa la memoria della Resurrezione — aggiungeva il capo di Stato — ispirare anche quanti professano fedi diverse dal cristianesimo e i non credenti, affinché il perseguimento del bene comune sia ancorato ai valori di giustizia ed equità, imprescindibili per la pacifica convivenza e la prosperità dei popoli».
Nel già citato videomessaggio di ieri Mattarella definiva Papa Francesco perfetta «integrazione» fra i due carismi di Ignazio di Loyola e Francesco d’Assisi, il colto gesuita e il «poverello di Dio». «Gesuita, figlio della spiritualità di sant’Ignazio, si è richiamato a san Francesco sottolineando la ricchezza dei carismi che nella Chiesa si integrano», sottolineava il presidente della Repubblica, che aveva evidenziato i «tre perni» sui quali Bergoglio ha impostato il pontificato: «La vicinanza agli ultimi, il richiamo insistente e caparbio alla pace, l’attenzione alla questione climatica e ambientale». Non aveva mancato, Mattarella anche di condividere la personale emozione che il «ritorno alla Casa del Padre» di Papa Francesco ha provocato in lui: «Avverto un senso di vuoto, il senso di una privazione di un punto di riferimento cui guardavo», aveva detto prima di soffermarsi sul ricordo di una immagine semplice e potente: la preghiera di Papa Francesco «da solo in piazza San Pietro nei giorni del Covid». Francesco «è stato sempre uomo di speranza, convinta contro ogni difficoltà»: lo è stato in quei giorni di chiusure e restrizioni; lo è stato in questo tempo di malattia offrendo un esempio per tutti i sofferenti».