Dalla Terra Santa il ricordo del Pontefice

Il leader che più si è impegnato per la fine della guerra

 Il leader che più si è impegnato per la fine della guerra  QUO-092
22 aprile 2025

di Roberto Cetera

In Terra Santa Papa Francesco non è soltanto la guida spirituale dei cattolici. Per la gente è il leader mondiale che più si è impegnato per la fine della guerra, per il riconoscimento della dignità e indipendenza del popolo palestinese, per il rifiuto netto dell’antisemitismo e per una coesistenza di reciproco rispetto e pace tra i due popoli. Per questo la tristezza e il cordoglio pervadono in queste ore le strade di Gerusalemme, indifferentemente fra tutti gli uomini di buona volontà, siano essi cristiani, musulmani,Da ebrei. «Quando sono diventato custode di Terra Santa — racconta padre Francesco Patton — lo incontrai per la prima volta e stringendomi la mano scherzò sul mio cognome dicendomi “Patton? Io pensavo che tu fossi uno yankee e invece sei del Triveneto”. C’era sempre una battuta ironica nel suo parlare. Aveva sempre questa straordinaria capacità di cogliere il lato umoristico delle situazioni, e quindi di sdrammatizzare. Poi ci rincontrammo e cenammo insieme durante la sua visita a Cipro. Mi colpì la sua semplicità e la sua libertà. Registrammo insieme un video per i giovani di Terra Santa in cui chiese di non dismettere mai la speranza. Quella speranza che è stato il leitmotiv dei tanti interventi che ha svolto in favore della pace durante questi diciannove mesi di guerra a Gaza».

Accorate anche le parole del vicario custodiale, padre Ibrahim Faltas, che per il suo impegno umanitario in favore dei bambini palestinesi ha avuto modo di incontrare frequentemente Papa Francesco: «Ho un numero infinito di ricordi. Ci siamo incontrati anche di recente, prima del suo ricovero al “Gemelli”. Poi dall’ospedale mi ha mandato una bellissima lettera di apprezzamento del mio viaggio in Siria, pochi giorni dopo il cambio di regime, nel quale ho incontrato il presidente al-Sharaa, chiedendogli garanzie per la popolazione cristiana in Siria. In questa terra non dimenticheremo mai Papa Francesco, la sua passione per i poveri, per i bambini, per gli ultimi. E soprattutto per i tanti sofferenti a Gaza. Le sue ultime parole in pubblico sono state per questa terra sofferente che reclama pace. Per me Papa Francesco è stato come un padre, mi ha guidato come un padre».

A Betlemme ricordano ancora la sua visita del 2014. Rony Tabash cantò per lui nella piazza della Mangiatoia: «Ci ha dato una grande speranza. A tutti noi ci ha fatto sentire non più soli. Qui tutti, cristiani e musulmani, piangono oggi per lui. Abbiamo perso un amico».

L’8 e il 9 maggio si terrà una grande manifestazione per la pace. A promuoverla, con il coordinamento di tutte le associazioni pacifiste, i due giovani Maoz (israeliano) e Aziz (palestinese) che l’anno scorso furono abbracciati da Papa Francesco durante la sua visita a Verona. «Sono in lacrime», ci dice Maoz: «Avremmo tanto voluto che Papa Francesco partecipasse con un messaggio a questo grande evento per la pace, a cui hanno già dato adesione tante associazioni cattoliche. Francesco è stato il solo vero grande leader mondiale per la pace. L’intera umanità già sente la sua mancanza. Un’assenza avvertita da tutti coloro che credono nella compassione, nel dialogo, nella giustizia, nella riconciliazione e nel grande potere delle relazioni umane. È stato un grande onore per me e Aziz averlo conosciuto».

Prima di partire per Roma per partecipare alle congregazioni generali dei cardinali, il patriarca di Gerusalemme dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa, ha diffuso un messaggio di condoglianze per la scomparsa di Papa Francesco. «Nel giorno in cui celebriamo la resurrezione della Pasqua il trionfo dell’amore e della vita, il Padre ha chiamato a sé Papa Francesco. Siamo rimasti colpiti da questa notizia, e da questa coincidenza col giorno della resurrezione, lo stesso giorno in cui Papa Francesco ha incontrato e visto il volto del Padre, come tutti noi desideriamo» ha detto il cardinale. Per poi proseguire: «È un momento molto difficile, ma anche un momento di grazia. Tutta la Chiesa di Gerusalemme è dunque invitata alla preghiera, che soprattutto mercoledì, insieme a alle chiese non cattoliche, rivolgerà al Signore per il Santo Padre Francesco». Poi Pizzaballa ha espresso alcuni ricordi personali, raccontando di aver conosciuto Papa Francesco esattamente 20 anni fa a Buenos Aires, durante una visita ad una comunità francescana. In un divertente aneddoto sullo stile di Bergoglio, sempre improntato ad una massima semplicità, il patriarca racconta di averlo a prima vista scambiato per un prete addetto alla guardiania dell’episcopio. «Poi, diventato pontefice, la collaborazione si è sviluppata fino a quest’ultimo periodo di guerra che stiamo vivendo, a Gaza e non solo a Gaza — ha continuato Pizzaballa —. Gaza è diventata per Papa Francesco il segno di ciò che gli stava a cuore: i poveri, la guerra, la pace. Temi che gli sono molto cari e per i quali si è speso tantissimo, senza preoccuparsi di protocolli, ma esprimendo sempre con molta chiarezza e parresia ciò che ha sempre ritenuto centrale non solo per il suo pontificato ma per la vita dell’intero mondo».

Il patriarca ha poi concluso ricordando come, accanto al rifiuto della guerra e all’esigenza della pace, il tema del dialogo tra le religioni sia stato altrettanto caratteristico del pontificato di Papa Francesco, e invitando di nuovo alla preghiera per il Pontefice, ma anche per l’intera Chiesa «nella fede, nella certezza, nella speranza che il Signore continuerà ad accompagnarne i percorsi».