Venerdì santo nell’anno del Giubileo della speranza
Quasi ventimila fedeli per la Via Crucis al Colosseo guidata dal cardinale vicario di Roma delegato di Papa Francesco che ha scritto le meditazioni

La preghiera della Chiesa
per la conversione
del mondo

 La preghiera della Chiesa  per la conversione del mondo  QUO-090
19 aprile 2025

di Tiziana Campisi

Migliaia di piccole luci hanno illuminato la notte del Venerdì santo al Colosseo. Erano quelle delle fiaccole dei quasi 20 mila fedeli radunatisi ieri, 18 aprile, nel cuore di Roma per fare memoria della «Passione del Signore», il sacrificio estremo di Cristo per la salvezza degli uomini. Si è rinnovato così l’antico rito della Via Crucis nell’anfiteatro voluto, intorno all’anno 70 d.C., da Tito Flavio Vespasiano per allestire vari spettacoli e dal xvi secolo identificato dalla tradizione come luogo di martirio dei primi cristiani. Per questo, nel 1750, quello stesso luogo è stato consacrato da Papa Benedetto xiv alla memoria della Passione di Cristo e dei martiri cristiani, con la collocazione delle quattordici edicole che raccontano il percorso di Gesù verso il Golgota.

La via del Calvario nelle strade di tutti i giorni


Papa Francesco che, come nel 2024, ha scritto le meditazioni delle stazioni della Via Crucis, quest’anno ha delegato il cardinale Baldassare Reina, suo vicario generale per la diocesi di Roma, a presiedere la celebrazione, trasmessa in mondovisione e alla quale ha preso parte anche il sindaco Roberto Gualtieri.

È stato il porporato a introdurre il cammino della croce: «La via del Calvario passa in mezzo alle nostre strade di tutti i giorni», mentre gli uomini vanno «solitamente» in una «direzione opposta» a quella del Signore. Ma proprio nelle scelte che essi fanno può capitare «di incontrare» il suo volto, di «incrociare» il suo «sguardo», ha detto Reina con le parole di Francesco.

I testi sono stati letti da Orazio Coclite, redattore e commentatore di Radio Vaticana - Vatican News, dall’attrice Vittoria Belvedere e dalla giornalista Rai, Barbara Capponi, accompagnati dai canti del coro della Cappella Sistina, diretto da monsignor Marcos Pavan.

Cambiare direzione


La Via Crucis di Papa Francesco, in un intenso clima di preghiera, è iniziata con l’invito a «cambiare direzione», a interrompere «i nostri percorsi consueti», e se «la via di Gesù ci costa» e «in questo mondo che calcola tutto, la gratuità ha un caro prezzo», i frutti del dono sono tanti, e fidandosi dello sguardo d’amore di Cristo «tutto rifiorisce: una città divisa in fazioni e lacerata dai conflitti va verso la riconciliazione; una religiosità inaridita riscopre la fecondità delle promesse di Dio» e «un cuore di pietra può cambiarsi in un cuore di carne».

La croce portata da giovani volontari, religiosi, migranti


Si sono alternati a portare la croce, nell’arena del Colosseo, il cardinale Reina, per la prima e l’ultima stazione Gesù è condannato a morte e Gesù è deposto nel sepolcro, e poi persone legate alle tematiche delle varie stazioni. Così nella ii, Gesù è caricato della croce, sono stati dei giovani a sostenere il simbolo di Cristo, perché sollecitati dal Papa ad assumersi le proprie responsabilità nella vita vincendo egoismo e indifferenza; nella iii, Gesù cade per la prima volta, è toccato ad alcuni esponenti della Caritas, per rimarcare l’attenzione verso i piccoli che Dio custodisce, non scarta e non schiaccia, come spesso fa invece l’economia odierna; nella iv, Gesù incontra sua Madre, è stata una famiglia a passare in primo piano, poiché è stato meditato l’incontro tra Gesù e Maria, richiamando le parole di Cristo riportate dall’evangelista Luca: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica».

Nella v stazione, Gesù è aiutato dal Cireneo, si sono fatti avanti alcuni volontari dell’Unitalsi, coloro che come cirenei aiutano i sofferenti a portare la propria croce; nella vi, La Veronica asciuga il volto di Gesù, alcuni religiosi, poiché il testo della meditazione esortava a cercare e contemplare il volto di Cristo per lasciarsi amare da Lui ed essere capaci di ri-amare il prossimo.

Nella vii stazione, Gesù cade per la seconda volta, hanno sorretto il legno della Passione alcuni educatori, considerando che la crescita umana — la quale è un cadere e un rialzarsi, come ha rimarcato Francesco —, è stare attenti a ogni persona senza pretendere che sia perfetta, è un imparare a cambiare rotta per volgersi finalmente verso Gesù; nella viii, Gesù incontra le donne di Gerusalemme, è stata la volta di alcune consacrate dell’Ordo Viduarum (Ordine delle vedove), perché la meditazione scritta dal Papa si soffermava sul pianto in cui tutto rinasce, purché le lacrime siano sincere e di ripensamento.

Nella ix stazione, Gesù cade per la terza volta, la croce è stata affidata ad alcuni confessori, essendo citata la peccatrice che Cristo incontra nella casa di Simone il fariseo e alla quale perdona i suoi molti peccati, perché ha molto amato; nella x, Gesù è spogliato delle vesti, a persone con disabilità, per rammentare che il Signore porta le ferite e le fragilità della storia; nella xi, Gesù è inchiodato sulla croce, è stata la volta di volontari del Giubileo, per ricordare che la croce di Cristo cancella i debiti e stabilisce la riconciliazione e che Gesù è il vero Giubileo.

Poi, nella xii stazione, Gesù muore sulla croce, il legno è passato tra le mani di alcuni migranti, fratelli davanti ai quali a volte ci si volta dall’altra parte, mantenendosi così a distanza dalle piaghe del Signore; infine nella xiii, Cristo è deposto dalla croce, hanno portato il vessillo alcuni operatori sanitari, giacché il Pontefice, nella sua riflessione, invitava a riflettere sulla cura e la tenerezza per i più deboli.

Brevi invocazioni hanno intervallato le meditazioni, e così nella i stazione, Gesù è condannato a morte, la richiesta levata a Cristo è stata che il cuore dell’uomo si apra di fronte a chi è giudicato, ai pregiudizi, alla rigidità e alla mancanza di coraggio. E se Gesù ha portato il peso della croce, occorre chiedere a Dio la liberazione «dalla stanchezza», soprattutto quando «ci pare di non avere forze per dedicarci agli altri» o «cerchiamo scuse per scansare le responsabilità». Idealmente i passi di Cristo diretto al Calvario riportano indietro nel tempo, «il cielo è qui, si è abbassato», eppure il mondo dice che «chi cade è perduto». Ma Gesù è caduto per ben tre volte e insegna a leggere «l’avventura della vita umana», a comprendere che «l’economia di Dio» «non uccide, non scarta, non schiaccia. È umile e fedele alla terra».

Hanno toccato nel profondo le riflessioni del Papa: nel mondo costruito dall’uomo predominano «calcoli» e «algoritmi», «logiche fredde e interessi implacabili», invece l’«economia divina è un’altra». E bisogna abbandonare le proprie ipocrisie, le proprie «maschere», perché l’umanità è terra, sulla quale Cristo si è piegato e che Dio plasma. Per questo occorre riconoscere di essere «argilla» nelle mani di Dio e ricordarsi di questo «quando le cose sembrano non poter cambiare», «quando dei conflitti non si vede la fine», «quando la tecnologia ci illude di onnipotenza».

Ritessere la fraternità


Nella x stazione, che descriveva Gesù spogliato della sua tunica, il testo del Papa ha allargato lo sguardo alla Chiesa, che forse «appare oggi come una veste lacerata», e allora la preghiera a Cristo è divenuta una pressante richiesta: «Insegnaci a ritessere la nostra fraternità» per essere «la tua tunica indivisibile», «dona alla tua Chiesa pace e unità». E poi, nelle ultime stazioni, quando tutto si è compiuto, non è restato che domandare a Gesù: «Insegnaci ad amare» nelle diverse situazioni della vita, «quando siamo immobilizzati da leggi o da decisioni ingiuste», «contrastati da chi non vuole verità e giustizia» o «siamo tentati di disperare».

Infine la morte di Cristo, che non è la fine di tutto, perché Gesù dona coraggio a chi attende il suo regno: «Ci abiliti a grandi responsabilità, ci rendi audaci — concludeva la riflessione del Pontefice —. Così, sei morto e ancora regni. E per noi, Gesù, servire te è regnare» «dando da mangiare agli affamati», «da bere agli assetati», «vestendo chi è nudo», «ospitando i forestieri», visitando malati e carcerati, «seppellendo i morti».

La preghiera di San Francesco


Terminata la rievocazione della Passione di Gesù, è stato invocato «il dono della conversione» con le parole di San Francesco scelte dal vescovo di Roma, chiedendo a Dio di illuminare «le tenebre del cuore» e invocandolo a nome di ogni uomo: «Dammi fede retta, speranza certa, carità perfetta e umiltà profonda. Dammi Signore, senno e discernimento per compiere la tua vera e santa volontà».