
di Salvatore Cernuzio
«Grazie per il servizio in ospedale, molto buono, continuate così!». A poco meno di un mese dalle dimissioni dal Gemelli, Papa Francesco ha voluto ricevere la comunità del Policlinico divenuta per 38 giorni la sua residenza durante il ricovero per la polmonite bilaterale. Mentre prosegue la convalescenza a Casa Santa Marta e — a parte le uscite a sorpresa in piazza San Pietro e in basilica Vaticana — ancora non ha ripreso l’attività pubblica, Francesco ha voluto comunque organizzare un momento di gruppo con quanti, nel tempo della malattia, lo hanno assistito e curato.
Circa 70 persone, tra vertici e personale del nosocomio romano, sono state ricevute questa mattina, poco prima delle 11, nella saletta dietro l’Aula Paolo vi. Insieme a loro anche rappresentanti dell’Università Cattolica e della Direzione Sanità e igiene dello Stato della Città del Vaticano che hanno assistito il Pontefice durante la degenza di febbraio e marzo. Tutti hanno salutato l’ingresso di Francesco in sedia a rotelle con un lungo applauso.
Ai presenti — con voce più decisa grazie alla fisioterapia respiratoria che prosegue insieme a quella motoria — il vescovo di Roma ha rivolto parole di ringraziamento: «Grazie per tutto quello che avete fatto», ha detto e, rivolgendosi al rettore dell’Ateneo, Elena Beccalli, ha aggiunto: «Grazie a lei, così forte... Quando comandano le donne, le cose vanno!». «Prego per voi», ha assicurato infine il Papa, «per favore fatelo per me».
In precedenza, era stato il presidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione Gemelli, Daniele Franco, ad esprimere al Pontefice un indirizzo di saluto e gli auguri per la Pasqua e una pronta guarigione. «Le siamo vicini nella preghiera. Saremmo molto contenti se Lei tornasse al Gemelli non più in veste di paziente, ma per una Sua visita ai nostri malati, in particolare a quelli in condizioni più difficili, bambini e anziani», aveva detto. «I nostri medici danno tanto, nelle cure e nel rapporto umano, ma sono sicuro che una Sua parola di conforto aiuterebbe i malati e le loro famiglie. La aspettiamo, ma — ripeto — non come paziente. Grazie Santo Padre, Le auguriamo di tornare presto in gran forma».
Uno ad uno Francesco ha salutato i presenti, a cominciare da Beccalli che ha donato, da parte di tutta la comunità del Gemelli e della Cattolica, un mazzo di fiori bianchi e gialli. Al Papa sono state regalate anche delle uova di Pasqua, dolci e disegni da parte di alcuni bambini. Tutto l’incontro è durato circa 20 minuti e si è concluso con una foto di gruppo.
Già la mattina del 23 marzo scorso, domenica in cui ha lasciato l’ospedale, Papa Francesco aveva voluto salutare brevemente il personale e i vertici della Cattolica e del Gemelli, insieme all’équipe medica che lo aveva avuto in cura. Intorno alle 12, poi, nel piazzale del Policlinico, altre tremila persone si erano riunite per dare il loro saluto al vescovo di Roma. Tra queste, numerosi malati. Proprio loro, scriveva Beccalli in una nota, «si sono rispecchiati in una sofferenza che Papa Francesco ha voluto condividere e non nascondere, a conferma della profonda umanità che contraddistingue tutto il suo Magistero». «Se davvero la Chiesa è chiamata a essere ospedale da campo, come ha detto Papa Francesco, il Policlinico Gemelli e la Facoltà di Medicina e chirurgia ad esso collegata non possono che rallegrarsi per aver potuto dare il proprio contributo alla guarigione del Santo Padre», affermava il rettore, ringraziando medici e infermieri che «hanno espresso in maniera esemplare la loro professionalità, dedizione ed umanità, nel segno di quella vocazione alla cura appassionatamente descritta dallo stesso Papa Francesco».