
«Non dobbiamo avere paura di quanti vogliono dividere, escludere o impossessarsi dell’anima di questa Città Santa, perché da sempre e per sempre Gerusalemme resterà casa di preghiera per tutti i popoli (Isaia, 56, 7) e nessuno la potrà possedere. Come continuo a ripetere, noi apparteniamo a questa città e nessuno ci può separare dal nostro amore alla Città Santa, così come nessuno ci può separare dall’amore di Cristo (Romani, 8, 35)». È uno dei passaggi più significativi del messaggio letto dal patriarca di Gerusalemme dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa, al termine della processione della Domenica delle Palme che si è svolta ieri nella città santa. Parole di incoraggiamento quelle del porporato che, nella prima mattinata, aveva aperto le celebrazioni recandosi nel Santo Sepolcro. «Chi appartiene a Gesù continuerà sempre a essere tra coloro che costruiscono e non che abbattono, che sanno rispondere all’odio con l’amore e l’unità, e al rifiuto oppongono accoglienza», ha detto Pizzaballa, sottolineando «la nostra vocazione oggi: costruire, unire, abbattere barriere, sperare contro ogni speranza. Questa è e resta la nostra forza e questa sarà sempre la nostra testimonianza, nonostante i nostri tanti limiti». Da qui l’esortazione a non scoraggiarsi, a non perdersi d’animo, a non smarrire la speranza, a non avere paura: «Alziamo lo sguardo con fiducia e rinnoviamo ancora una volta il nostro impegno sincero e concreto di pace e di unità, con salda fiducia nella potenza dell’amore di Cristo».
Nel messaggio il patriarca di Gerusalemme ha salutato, oltre ai pochi pellegrini presenti, l’intera diocesi, «unita con noi e che prega con noi», da Gaza a Nazareth, da Betlemme fino a Jenin, dalla Giordania a Cipro. In particolare ai cristiani di Gerusalemme, che «qui tengono viva la fiamma della fede e la presenza di Cristo in mezzo a noi», ha ricordato che «il Risorto è la Sua ultima parola e noi siamo qui per dire e riaffermarla ancora» con «forza, fiducia, con tutto l’amore possibile».
Come detto, la domenica era cominciata al Santo Sepolcro dove il patriarca, all’interno dell’Edicola, ha impartito la benedizione alle palme, provenienti da Gerico, e ai rami d’ulivo portati dal Convento francescano di San Salvatore. I rami benedetti sono stati poi distribuiti ai fedeli presenti e ai concelebranti dando così inizio alla tradizionale processione attorno alla rotonda del Sepolcro. Il gesto fa memoria dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, accolto dalla folla in festa. I partecipanti hanno compiuto tre giri attorno all’Edicola, numero che simboleggia i giorni della permanenza di Cristo nel Sepolcro. La celebrazione eucaristica si è svolta presso l’altare della Maddalena poiché lo spazio antistante all'Edicola è stato occupato dalla Chiesa ortodossa. Contemporaneamente — quest’anno, com’è noto, la Pasqua verrà onorata nello stesso giorno da tutte le confessioni cristiane — attorno all’Edicola si svolgevano i riti delle Chiese copta, siriaca ed etiope. La processione delle Palme è partita dal santuario di Betfage. I presenti hanno disceso il Monte degli Ulivi con in mano rami di ulivo e palme intrecciate. In coda al corteo i frati francescani della Custodia di Terra Santa assieme al patriarca Pizzaballa, al padre custode Francesco Patton, e all’arcivescovo Adolfo Tito Yllana, nunzio apostolico in Israele e delegato a Gerusalemme e in Palestina, accanto a rappresentanti di altre confessioni. La processione si è conclusa alla chiesa di Sant’Anna, presso la porta dei Leoni. (giovanni zavatta)