Il magistero

 Il magistero  QUO-082
10 aprile 2025

Giovedì 3

Lo Spirito
è sorgente
di speranza

 

Invitati dal Servizio Internazionale per il Rinnovamento Carismatico Cattolico, celebrate il vostro Giubileo “nel cuore della Chiesa”, elevando al Signore un’intensa preghiera di intercessione per il Popolo di Dio e per il mondo intero.

Così facendo — secondo il movimento proprio del cuore nel corpo umano —, voi intendete non solo “concentrarvi” sulla Chiesa, ma nello stesso tempo aprirvi ai suoi orizzonti universali, assumendo le intenzioni del Papa, in modo speciale quella per la pace e la riconciliazione.

Lo Spirito Santo, dono del Signore Risorto, crea comunione, armonia, fraternità. Questa è la Chiesa: una nuova umanità riconciliata.

Questa esperienza non è solo per voi, è per tutti! Portatela nel mondo come sorgente di speranza e di pace. Lo Spirito può donare la vera pace al cuore umano, e questa è la condizione per superare i conflitti nelle famiglie, nella società, nei rapporti tra le nazioni.

Vi esorto ad essere testimoni e artigiani di pace e di unità; a cercare sempre la comunione, a partire dai vostri gruppi e comunità.

L’attaccamento ai leader non diventi mai motivo di conflitto. Abbiate il gusto della collaborazione, specialmente con le comunità parrocchiali, e il Signore vi benedirà con tanti frutti.

Messaggio ai pellegrini giubilari del Servizio internazionale
per il rinnovamento carismatico cattolico - Charis)

Sabato 4
 

Un tesoro
da condividere con gioia

 

Il vostro pellegrinaggio è segno del desiderio di rinnovare la fede, di rafforzare il legame con il Successore di Pietro e di testimoniare con gioia la speranza che non delude, perché nasce dall’amore effuso dal Cuore trafitto di Cristo e riversato in noi dallo Spirito Santo.

Di questa speranza il presente Giubileo ci chiama a diventare pellegrini in tutta la nostra vita, e il viaggio a Roma, con il passaggio delle Porte Sante e le soste presso le tombe degli Apostoli e dei Martiri, è il pegno di questo cammino di ogni giorno, proteso verso l’eternità.

Per voi, sorelle e fratelli slovacchi, è un itinerario che si inserisce nella ricca tradizione cristiana della vostra terra, fecondata dalla testimonianza dei santi Cirillo e Metodio e di tanti altri santi e sante, che da oltre mille anni la irrigano con il Vangelo di Cristo.

La fede è un tesoro da condividere con gioia.

Ogni tempo porta con sé sfide e fatiche, ma anche opportunità per crescere nella fiducia e nell’abbandono a Dio.

Come Maria, che con il suo umile e coraggioso “sì” ha aperto la porta alla redenzione del mondo, anche il nostro “sì” può diventare strumento nelle mani di Dio per realizzare qualcosa di grande.

Accogliere il suo disegno non significa avere già tutte le risposte, ma confidare che, dove Egli ci guida, ci precede anche con la sua grazia.

La fede
apre orizzonti
di pace

 

Dire “sì” oggi può permettere di aprire nuovi orizzonti di fede, speranza e pace, per noi e per quanti il Signore ci fa incontrare.

Con stile sinodale, ascoltate ciò che lo Spirito dice alle vostre Chiese, senza temere il nuovo ma discernendo in esso l’iniziativa di Dio.

Continuate a camminare insieme, pastori e fedeli, tenendo lo sguardo fisso su Gesù, nostra salvezza.

(Messaggio al pellegrinaggio nazionale giubilare slovacco)

 

Domenica 6
 

Portare
ai giovani
la passione
per Cristo

 

Non potendo incontrarvi, vi mando questo messaggio in occasione del xxix Capitolo della Congregazione salesiana, e anche del 150° anniversario della prima spedizione missionaria di don Bosco in Argentina.

Desidero incoraggiarvi a vivere con fiducia e impegno questo tempo di ascolto dello Spirito e di discernimento sinodale.

Avete scelto, come tema per i lavori, il motto: “Salesiani appassionati di Gesù Cristo e consegnati ai giovani”.

È un bel programma: essere “appassionati” e “consegnati”, lasciarsi coinvolgere pienamente dall’amore del Signore e servire gli altri senza tenere nulla per sé, proprio come ha fatto, a suo tempo, il vostro Fondatore.

Anche se oggi le sfide da affrontare sono in parte cambiate, la fede e l’entusiasmo rimangono gli stessi, arricchiti di nuovi doni, come quello dell’interculturalità.

Vi ringrazio per il bene che fate in tutto il mondo e vi incoraggio a continuare con perseveranza.

(Messaggio al xxix capitolo generale dei salesiani)

Mercoledì 9
 

Dare agli altri libera il cuore

 

Oggi ci soffermiamo su un altro degli incontri di Gesù narrati dai Vangeli. Questa volta però la persona incontrata non ha nome. L’evangelista Marco la presenta semplicemente come «un tale».

Si tratta di un uomo che fin da giovane ha osservato i comandamenti, ma che, malgrado questo, non ha ancora trovato il senso della sua vita.

Al di là, infatti, delle cose che facciamo, dei sacrifici o dei successi, ciò che veramente conta per essere felici è quello che portiamo nel cuore.

Se una nave deve salpare e lasciare il porto per navigare in mare aperto, può anche essere una nave meravigliosa, con un equipaggio d’eccezione, ma se non tira su le zavorre e le ancore che la tengono ferma, non riuscirà mai a partire.

Quest’uomo si è costruito una nave di lusso, ma è rimasto nel porto!

Mentre Gesù va per la strada, questo tale gli corre incontro, si inginocchia davanti a Lui e gli chiede: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?».

Quello che colpisce è che quest’uomo non conosce il vocabolario della gratuità! Tutto sembra dovuto. Tutto è un dovere. La vita eterna è per lui un’eredità, qualcosa che si ottiene per diritto, attraverso una meticolosa osservanza degli impegni.

Come sempre, Gesù va al di là dell’apparenza, va oltre e guarda dentro.

Il verbo che usa Marco è molto significativo: «guardandolo dentro». Proprio perché Gesù guarda dentro ognuno di noi, ci ama come siamo veramente.

Cosa vede Gesù quando guarda dentro di noi e ci ama, nonostante le nostre distrazioni e i nostri peccati?

Vede la nostra fragilità, ma anche il nostro desiderio di essere amati così come siamo.

L’amore
di Dio
è gratuito

 

Guardandolo dentro — dice il Vangelo — «lo amò». Gesù ama quest’uomo prima ancora di avergli rivolto l’invito a seguirlo.

L’amore di Gesù è gratuito: esattamente il contrario della logica del merito che assillava questa persona.

Siamo veramente felici quando ci rendiamo conto di essere amati così, gratuitamente, per grazia.

La proposta che Gesù fa a quest’uomo è di cambiare il suo modo di vivere e di relazionarsi con Dio.

Gesù riconosce che dentro di lui, come in tutti noi, c’è una mancanza.

È il desiderio che portiamo nel cuore di essere voluti bene.

C’è una ferita che ci appartiene come esseri umani, la ferita attraverso cui può passare l’amore.

Esistiamo solo nella relazione

 

Per colmare questa mancanza non bisogna “comprare” riconoscimenti, affetto, considerazione; occorre invece “vendere” tutto quello che ci appesantisce, per rendere più libero il cuore.

Infine Gesù invita quest’uomo a non rimanere da solo. Lo invita a seguirlo, a stare dentro un legame, a vivere una relazione.

Solo così sarà possibile uscire dall’anonimato.

Forse oggi, proprio perché viviamo in una cultura dell’autosufficienza e dell’individualismo, ci scopriamo più infelici, perché non sentiamo più pronunciare il nostro nome da qualcuno che ci vuole bene gratuitamente.

Quest’uomo non accoglie l’invito di Gesù e rimane da solo, perché le zavorre della sua vita lo trattengono nel porto.

A volte pensiamo che siano ricchezze e invece sono solo pesi che ci stanno bloccando.

La speranza è che questa persona, come ognuno di noi, prima o poi possa cambiare e decidere di prendere il largo.

(Catechesi su «Cristo nostra speranza»)

Davanti
alle difficoltà
perseverare
nella preghiera

 

Il passaggio attraverso la Porta Santa possa rinnovare tutti nella fede, così da camminare uniti, pastore e gregge.

Rivolgo in particolare il mio pensiero a quanti tra voi sono ammalati e anziani: viviamo questo tempo di prova contemplando il Signore Gesù sulla croce, fonte di consolazione e di salvezza.

Davanti alle difficoltà che vediamo nel mondo e che sentiamo nel cuore, vi raccomando di perseverare nella preghiera, testimoniando ogni giorno quella speranza che ci fa sale della terra.

(Messaggio ai pellegrini delle diocesi di Grosseto e Pitigliano-Sovana-Orbetello)