Il ventennale della morte di san Giovanni Paolo II
Papa Wojtyła ha cambiato

Per iniziativa del presidente della Camera dei Deputati italiana, nella sala “La Regina”, è stato ricordato ieri mattina, 2 aprile, il ventennale della morte di Giovanni Paolo ii. Alla presenza del cardinale Stanisław Dziwisz, hanno preso la parola il presidente Lorenzo Fontana, il senatore Pier Ferdinando Casini, l’arcivescovo Rino Fisichella e il cardinale decano del Collegio cardinalizio. Ecco il testo del suo intervento.
di Giovanni Battista Re
Il 16 ottobre del 1978 ero sulla terrazza della Segreteria di Stato quando il cardinale Pericle Felici, dopo la fumata bianca, annunciò il nome del nuovo Papa: Karol Wojtyła. Sua Eccellenza monsignor Agostino Casaroli (divenuto cardinale l’anno dopo), che era lì con noi, commentò: «Che coraggio hanno avuto i cardinali, scegliendo un arcivescovo di un Paese oltre la “cortina di ferro”! Che coraggio!».
Circondammo tutti monsignor Casaroli, facendogli domande, mentre aspettavamo che il nuovo Papa si affacciasse al balcone della basilica Vaticana. Ci rispose: «È una personalità forte e affascinante per le tante sue doti, ma mai avrei pensato all’eventualità che il nuovo Papa potesse venire da oltre la “cortina di ferro”».
Ora, a vent’anni dalla fine di quel pontificato, dobbiamo riconoscere che Giovanni Paolo ii è stato una personalità fuori dall’ordinario, un Papa che si è inserito nel solco della tradizione con un significativo timbro di novità, e che il suo pontificato si è distinto per la vastità e la grandiosità delle opere realizzate, per il consenso ottenuto e per ciò che la sua guida spirituale e morale ha rappresentato per oltre un quarto di secolo.
Papa Wojtyła tuttavia ha stupito non solo per quello che ha fatto, ma anche per l’amore che lo animava e il desiderio che aveva di aiutare tutti nella ricerca di Dio e nel far crescere nel mondo il rispetto dei diritti umani, la giustizia, la fraternità e la solidarietà. Non possiamo non riconoscere che la Divina Provvidenza aveva assegnato a Giovanni Paolo ii grandi compiti nella storia mondiale del suo tempo.
Uomo di Dio
San Giovanni Paolo ii è stato innanzi tutto un grande uomo di Dio. La prima e fondamentale dimensione del suo pontificato è stata quella religiosa. Il movente dell’intero suo pontificato, il centro ispiratore dei suoi pensieri e di tutte le sue iniziative è stato di natura religiosa: tutti gli sforzi del Papa miravano ad avvicinare gli uomini a Dio e a fare rientrare Dio da protagonista in questo mondo. Voleva che in questo nostro mondo vi fosse ancora posto per Dio.
Il vibrante appello pronunciato nella sua prima Celebrazione eucaristica in piazza San Pietro: «Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo», esprimeva bene la linea ispiratrice e il programma di tutto il suo pontificato.
Quelle parole manifestavano l’ansia apostolica che lo avrebbe spinto sulle strade del mondo, incontro a popoli di ogni cultura e di ogni razza, per annunciare a tutti che solo in Dio, che in Cristo si è fatto a noi vicino, l’umanità può trovare la vera salvezza.
Questa verità egli l’ha proclamata con fedeltà e con un coraggio che nemmeno le due pallottole sparategli contro il 13 maggio 1981 riuscirono a indebolire o a scalfire.
La grandezza del suo lungo pontificato sta soprattutto nell’avere risvegliato nel mondo il senso religioso. Nella società secolarizzata del suo tempo, egli ha aiutato i cristiani a non avere timore a dirsi cristiani. Instancabile fu il suo richiamo a ritornare a Dio, rivolto ad una società che in Occidente lo stava dimenticando e che oltre “la cortina di ferro” lo combatteva.
Ha avuto fiducia nella forza delle istanze spirituali e morali ed è stato un testimone di eccezionale statura anche per la sua limpida coerenza: in lui non esisteva frattura fra ciò che pensava e ciò che diceva; fra ciò in cui credeva e ciò che egli era. In lui vi era piena unità di fede e di vita.
Difensore dei diritti umani
Oltre che uomo di Dio, Giovanni Paolo ii è stato un appassionato difensore dell’uomo, della dignità, dei diritti e della libertà di ogni persona umana. Fu anche questo un tema caratterizzante il suo insegnamento, che ha aiutato molte persone a scoprire il senso della vita. Alla radice di questo impegno per l’uomo si staglia una chiara visione della dignità di ogni persona umana, “unica e irripetibile”, come soleva dire. Ogni attentato contro la dignità di qualsiasi essere umano è un’offesa a Dio, nostro Creatore. I diritti umani erano da lui proclamati e difesi come diritti che Dio ha posto nella natura umana.
Come suo collaboratore, posso testimoniare l’impegno e la passione che egli poneva nella difesa dei diritti dell’uomo nei contatti che aveva con capi di Stato, ambasciatori, rappresentanti di organismi internazionali. Come pure ho avuto più volte occasione di rilevare il coraggio e la decisione nell’affermazione sia dei diritti delle persone sia dei diritti dei popoli alla libertà.
Seppe vedere più lontano di altri
Mi limito a citare due casi. Quando furono gettate le prime basi di Solidarność, Lech Wałęsa con i suoi primi soci andò dal cardinale Wyszyński, Primate di Polonia e arcivescovo di Varsavia, dotato di uno straordinario “fiuto” politico e profondo conoscitore della situazione in cui versava la Polonia di allora. Tuttavia egli, nel primo contatto, non li incoraggiò; disse che il loro progetto era molto bello, ma che sarebbe stato impossibile realizzarlo, a motivo del vasto controllo che lo Stato aveva su tutto mediante la polizia di regime e mediante la rete dei servizi segreti. Era un bel sogno che condivideva, ma che sarebbe stato subito soppresso dal Governo. Temeva anche che, se l’iniziativa non fosse stata eliminata dal Governo polacco, sarebbe intervenuta l’Unione Sovietica con i suoi carri armati (come in Ungheria e a Praga). Umanamente parlando, il cardinale Wyszyński aveva ragione.
Wałęsa ed amici si rivolsero subito dopo a Giovanni Paolo ii, che invece partì da un altro punto di vista. Disse loro: «Le vostre idee ed i vostri progetti sono giusti e un giorno avranno successo». Sottolineò però che dovevano avere pazienza nell’aspettare tempi propizi e raccomandò somma prudenza, attesa l’aperta opposizione che avrebbero trovato. Pertanto li incoraggiò. Da quel momento, anche il cardinale Wyszyński sostenne ed appoggiò Solidarność, anzi fu lui a suggerire il nome Solidarność.
Vorrei ricordare un altro caso. Nel secondo viaggio in Polonia (16-23 giugno 1983) Giovanni Paolo ii non voleva che qualcuno potesse pensare che la sua visita significasse una implicita tolleranza o indiretta accettazione della realtà del colpo di stato compiuto dal generale Jaruzelski due anni prima. Per questo fin dal primo discorso parlò in difesa della libertà e dei diritti umani. Alcuni passaggi dei discorsi del Papa lasciavano chiaramente trasparire che egli era contrario alla legge marziale del dicembre 1981 e alla situazione che di conseguenza si era venuta a creare.
Il cardinale Casaroli, intelligente diplomatico e fedele collaboratore del Papa, la sera del secondo giorno, quando fu solo con Giovanni Paolo ii, gli fece presente che, a suo parere, conveniva abbassare il tono, e addusse due motivazioni a sostegno del suo pensiero:
— alcune forti espressioni del Papa potevano portare qualcuno a compiere un gesto contro la situazione dittatoriale e contro il Governo. La conseguenza sarebbe stata che le persone coinvolte sarebbero subito finite in carcere e presumibilmente destinate alla sparizione;
— le Autorità polacche non potevano far nulla contro il Papa, ma dopo il suo ritorno a Roma non avrebbero mancato di vendicarsi sui vescovi e sulla Chiesa, restringendo le libertà.
Giovanni Paolo ii ascoltò il cardinal Casaroli con attenzione, ma non si lasciò convincere: continuò nella linea intrapresa fino alla fine. Ritornato a Roma ricordo che alla cena di lavoro il giorno dopo confidenzialmente disse: «Sono contento di aver potuto dire tutto quello che mi sembrava giusto». Aveva — come si dice in gergo popolare — tirato la corda fino all’ultimo, ma senza che si spezzasse.
Comprendo bene questo secondo caso: Giovanni Paolo ii conosceva la forza della Chiesa in Polonia più del cardinale Casaroli. Ma nel caso riguardante gli inizi di Solidarność, penso che abbia potuto veder più lontano soltanto per la speciale assistenza che gli veniva dall’Alto per la sua costante preghiera.
Uomo di preghiera
Lavorando vicino a Giovanni Paolo ii, molte erano le cose che colpivano (impressionavano la sua sicurezza, le sue certezze, la capacità di parlare alle folle... la capacità di veder più lontano degli altri), ma ciò che mi ha sempre stupito di più è stata la profonda intensità della sua preghiera. Non si può comprendere Giovanni Paolo ii se si prescinde dal suo rapporto con Dio.
È stato un grande uomo di preghiera, animato da una forte spiritualità cristocentrica e mariana. Aveva in sé una tensione spirituale e mistica inconfondibile ed è dalla preghiera che fluivano la sua sicurezza, l’assoluta padronanza di sé e la sua serenità in ogni circostanza.
Colpiva come si abbandonava alla preghiera: si notava in lui un totale coinvolgimento, che lo assorbiva come se non avesse avuto problemi e impegni urgenti che lo chiamavano alla vita attiva. Il suo atteggiamento era raccolto e insieme spontaneamente naturale. Commuoveva la facilità e la prontezza con le quali passava dal contatto umano con la gente al raccoglimento del colloquio intimo con Dio. Quando pregava manifestava una grande capacità di concentrazione. Quando era raccolto in preghiera, quello che accadeva attorno a lui sembrava non toccarlo e non riguardarlo, tanto si immergeva nell’incontro con Dio.
Maturava ogni scelta importante nella preghiera. Prima di ogni decisione significativa Giovanni Paolo ii vi pregava sopra a lungo, a volte per più giorni. Sembrava che trattasse con Dio i vari problemi. Nelle scelte di un certo peso non decideva mai subito. Ai suoi interlocutori che gli chiedevano o proponevano qualcosa, rispondeva che desiderava riflettere prima di dare risposta. In realtà, guadagnava tempo per ascoltare qualche parere, ma soprattutto intendeva pregare per ottenere luce dall’alto prima di decidere.
Ricordo un caso, negli anni in cui ero Sostituto, in cui mi sembrò che il Papa fosse già decisamente a favore di una determinata difficile scelta. Gli chiesi pertanto se si potesse procedere a darne comunicazione. La risposta fu: «Aspettiamo, voglio pregare ancora un po’ prima di decidere».
Quando si stava studiando un problema e non si riusciva a trovare una soluzione giusta e adeguata, il Papa concludeva dicendo: «Dobbiamo pregare ancora, perché il Signore ci venga in aiuto». Si affidava alla preghiera per trovare luce sulla strada da seguire.
Infaticabile fino alla fine
Nella prima parte del pontificato, Giovanni Paolo ii colpì per la sua energia, il suo dinamismo, le innumerevoli iniziative ed i grandiosi viaggi su tutte le strade del mondo. Nell’ultimo periodo impressionò la forza e la serenità con cui continuò a compiere la sua missione, nonostante i notevoli problemi di salute e gli acciacchi; era però sempre in piena lucidità mentale.
Con l’esempio degli ultimi mesi, Giovanni Paolo ii ha insegnato che i disagi dell’età avanzata e la malattia vanno accolti con serenità. È giusto e doveroso ricorrere agli aiuti che il progresso della medicina offre, ma poi bisogna affidarsi a Dio.
Col suo esempio, san Giovanni Paolo ii ci ha insegnato come si percorre il cammino verso il mistero che ci attende quando per ciascuno di noi si apriranno le porte dell’eternità.
È stato, questo, il suo ultimo insegnamento; un insegnamento senza parole, ma un insegnamento da Papa.
In breve, possiamo dire che Giovanni Paolo ii è stato grande come uomo, grande come Papa e grande come santo.
Grande come uomo: aveva larghezza di idee e una non comune profondità di pensiero, con un impianto filosofico; aveva una grande facilità per le lingue; una sorprendente capacità di parlare in modo appropriato alle singole persone e alle folle. In pari tempo, era un mistico che aveva dentro di sé una forte tensione spirituale, ma un mistico attento alle persone e alle situazioni; un mistico che ha influito sul corso della storia. Un Papa che il mondo ha stimato per l’incontenibile dinamismo, per i tanti gesti, per le innumerevoli iniziative, per i grandiosi viaggi e che ha ammirato per l’opera realizzata affinché il nostro mondo moderno aprisse le porte e i cuori a Cristo, Redentore dell’uomo.
Aveva anche una straordinaria capacità di apprezzare e godere delle bellezze della natura, dell’arte, della letteratura, del calore dell’amicizia, delle conquiste umane. In lui vi era sempre una grande coerenza fra ciò che diceva e ciò che faceva, fra ciò che appariva e ciò che era nella realtà.
Un grande Papa: è il primo Papa che ha fatto il giro del mondo, percorrendo complessivamente una volta e mezza i chilometri di distanza fra la terra e la luna. Ovunque è stato un grande seminatore di speranza. È il primo Papa che è entrato in una sinagoga; il primo Papa che ha visitato una moschea. Era un comunicatore nato; visitando le comunità cristiane di tutti e cinque i continenti, ha saputo farsi ascoltare da tutti .
Il giornalista Gian Franco Svidercoschi, con espressione audace, ha scritto che Giovanni Paolo ii «ha accorciato la distanza fra cielo e terra», nel senso che ha fatto molto per aiutare gli uomini e le donne di questo mondo ad avvicinarsi a Dio.
Un grande santo: la qualifica di “gigante di Dio” datagli dai giornalisti sembra appropriata. Per lui Dio non era un concetto astratto, ma il Creatore e il Padre che ci ama. Il grido nato tra la folla ai suoi funerali: “santo subito” manifestò la convinzione che era nel cuore di molte persone, che ammiravano la sua alta spiritualità e la coerenza fra ciò che diceva e ciò che era.
In conclusione, è stato un Papa che ha cambiato il corso della storia del secolo scorso e che a tutti ha indicato che la via della verità e dei valori morali e spirituali è l’unica strada che può assicurare un futuro più giusto, più umano e più pacifico.
Molti hanno attinto da questo Papa speranza e fiducia nella ricerca del senso della vita. Molti hanno appreso da lui il cammino per ritrovare la strada che conduce a Dio.
La testimonianza ed il messaggio che ci vengono da Giovanni Paolo ii non devono essere dimenticati. Per questo esprimo vivo apprezzamento per l’iniziativa di ricordarlo qui nella sede della Camera dei deputati, dove venne, accogliendo l’invito del presidente Casini e del senatore Pera. (giovanni battista re)