Vent’anni fa la morte di san Giovanni Paolo II
Intervista al cardinale elemosiniere Konrad Krajewski

Quando il mondo si è fermato, si è inginocchiato
e ha pianto

 Quando il mondo si è fermato, si è inginocchiato e ha pianto  QUO-075
02 aprile 2025

di Marek Weresa

La santità di Giovanni Paolo ii era radicata nella preghiera, ha detto ai media vaticani il cardinale Konrad Krajewski, oggi elemosiniere pontificio e prefetto del Dicastero per la carità, il quale negli ultimi sette anni della vita del Papa polacco lo ha servito come cerimoniere pontificio. Oggi, vent’anni dopo, il porporato, ricordando il ministero al fianco del Santo Padre, ha sottolineato come Papa Wojtyła fosse un uomo che, quando celebrava la messa, «parlava prima con Dio, e quando usciva rappresentava Dio ed è per questo che le sue parole erano così toccanti, cambiavano la nostra vita». Ancor prima dell’inizio della celebrazione, in sacrestia, era assente, continuava la preghiera. «In questo suo non essere presente, si stava incontrando con il Signore».

«Non sapevo che la santità fosse questo. Per me è stato normale, perché per sette anni, più volte alla settimana ho visto il Santo Padre proprio così», ha commentato il cardinale.

Krajewski era tra i presenti alla morte del Pontefice suo connazionale. Ha detto che quando è tornato a casa dopo la mezzanotte della notte tra il 2 e il 3 aprile, ha notato che «il mondo si era fermato. Il mondo si era inginocchiato, qui in piazza San Pietro», ha precisato.

Tutte le strade erano piene di gente e tutt’intorno c’era un silenzio perfetto. Non c’era nessuno nei negozi o nei ristoranti. Rimasero tutti in preghiera. Da un lato, la grande tensione associata alla scomparsa di Giovanni Paolo ii era improvvisamente “caduta” ed era giunto il tempo di riflettere. «E questo era visibile agli occhi delle persone. Tutti ci chiedevamo perché non fossimo come Giovanni Paolo ii, perché fosse santo, e noi, che gli eravamo così vicini, non lo fossimo», ha aggiunto l’elemosiniere. Che ha poi definito il pontificato del Papa polacco un tempo che, grazie ai media, si è potuto seguire «da vicino». C’è stato dunque «un arresto del mondo; probabilmente per la prima volta nella storia delle morti dei Papi abbiamo vissuto in questo modo».

L’intervistato ha ricordato che mentre serviva il Papa, aveva notato che egli «ha vissuto i quattro Vangeli. La sua logica di lavoro, di condotta, di risoluzione di tutti i problemi del mondo e propri, era secondo i quattro Vangeli, senza commento», ha sottolineato il porporato, aggiungendo: «Perché quando c’è un commento al Vangelo, lo annacquiamo. È molto radicale vivere secondo i quattro Vangeli». Ecco perché Giovanni Paolo ii è un santo.

Alla domanda su quale dovrebbe essere il messaggio più importante per l’oggi, venti anni dopo, il cardinale Krajewski ha risposto che si tratta di vivere il Vangelo in pienezza. «Ha vissuto secondo la logica del Vangelo e ha risolto il mondo con la logica del Vangelo» ha affermato e ha proseguito chiarendo che ciò è difficile, se si pensa a come in vita e dopo in morte, il Papa sia stato attaccato; ma è stato il Signore Gesù ad annunciare: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15, 10). Questo accadrà se viviamo secondo la verità di Dio».

Il cardinale Krajewski ha anche rievocato le prime messe celebrate presso la tomba di san Giovanni Paolo ii dopo la sua morte, che ora sono diventate un appuntamento settimanale fisso nelle Grotte Vaticane. Quella prima volta, era giovedì — che è il giorno dell’istituzione dei sacramenti dell’Eucaristia e del sacerdozio — all’omelia il porporato aveva letto le volontà del Santo Padre, nelle quali chiedeva le sante messe, la preghiera. E così, da allora, cominciarono ininterrottamente le celebrazioni ogni giovedì, tranne il giovedì Santo: prima nel seminterrato, e poi, dopo la beatificazione, all’altare di San Sebastiano nella basilica di San Pietro.

In proposito il porporato ha spiegato che, sebbene ci siano tombe di diversi santi nella basilica Vaticana, l’unico «culto potente e significativo» di questo tipo, in forma “visibile”, lo riceve san Giovanni Paolo ii».

I polacchi che vivono a Roma e quanti vi vengono pellegrini, soprattutto ora nell’Anno giubilare, si riuniscono settimanalmente presso la tomba del Papa loro connazionale. Nella concelebrazione ci sono sempre diverse decine di presbiteri, e di recente anche più di cento. Grazie alla trasmissione di Radio Vaticana, e in Polonia grazie a emittenti cattoliche, tanti altri possono collegarsi spiritualmente. «È un segno di unità, è un essere insieme. Giovanni Paolo ii ci raduna», ha concluso Krajewski.