Vent’anni fa la morte di san Giovanni Paolo II

Il dialogo con i giovani

 Il dialogo con i giovani  QUO-075
02 aprile 2025

di Paweł Ptasznik*

San Giovanni Paolo ii ha sempre dialogato con i giovani. E continua a farlo ancora oggi. A distanza di venti anni dalla sua morte è forte, vivo, presente, il ricordo in tutti noi e in molti giovani che cercano di dare risposta alle inquietudini della loro vita.

Rimane viva nella memoria l’immagine della spianata di Tor Vergata per il Giubileo dei giovani del 2000: quello stare assieme a loro per divenire egli stesso giovane, così aveva sottolineato lo stesso Pontefice quella sera.

Ma da dove nasce quel suo voler essere con i giovani? Perché così attento alle loro problematiche? Per san Giovanni Paolo ii ascoltare la loro voce voleva dire, in una certa misura, proiettarsi nel futuro. E quest’ultimo — sappiamo bene — non può che essere tema fondamentale per chi siede sul soglio di Pietro.

L’incontro con le parole dei giovani, con i loro sguardi, voleva dire per Wojtyła incontrare il futuro non solo della società civile ma della Chiesa. Il famoso discorso pronunciato in quell’occasione ne è una prova: «Carissimi amici, anche oggi credere in Gesù, seguire Gesù sulle orme di Pietro, di Tommaso, dei primi apostoli e testimoni, comporta una presa di posizione per Lui e non di rado quasi un nuovo martirio. (...) Forse a voi non verrà chiesto il sangue, ma la fedeltà a Cristo certamente sì! Una fedeltà da vivere nelle situazioni di ogni giorno: penso ai fidanzati ed alla difficoltà di vivere, entro il mondo di oggi, la purezza nell'attesa del matrimonio. Penso alle giovani coppie e alle prove a cui è esposto il loro impegno di reciproca fedeltà. Penso ai rapporti tra amici e alla tentazione della slealtà che può insinuarsi tra loro. Penso anche a chi ha intrapreso un cammino di speciale consacrazione ed alla fatica che deve a volte affrontare per perseverare nella dedizione a Dio e ai fratelli. Penso ancora a chi vuol vivere rapporti di solidarietà e di amore in un mondo dove sembra valere soltanto la logica del profitto e dell’interesse personale o di gruppo».

Queste parole non hanno tempo e rivelano un Pontefice profondo conoscitore dell’animo umano, soprattutto di quello dei giovani. Con la stessa intensità si rivolgono alle ragazze e ai ragazzi di oggi. Forse sono ancora più attuali di venticinque anni fa. Ci parlano di problemi quotidiani, di difficoltà da superare con la forza della fede.

L’inquietudine che esprimono è placata da una sola risposta. È quella pronunciata dal Pontefice con vigore e con il suo proverbiale risonante timbro: «In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna».

La risposta che san Giovanni Paolo ii rivela ai giovani è la stessa che la Chiesa, oggi, propone. Ed è la stessa di ieri.

Lo aveva compreso bene il futuro san Pier Giorgio Frassati beatificato il 20 maggio 1990: in quel giorno il Santo Padre donava ai giovani un amico che potesse seguirli nel loro cammino spirituale e umano. «A uno sguardo superficiale, lo stile di Pier Giorgio Frassati, un giovane moderno pieno di vita, non presenta granché di straordinario», così nell’omelia della beatificazione. Ma il Pontefice aggiungeva che proprio questa era «l’originalità della sua virtù, che invita a riflettere e che spinge all’imitazione». Sottolineava in Frassati «il gusto del bello e dell’arte, la passione per lo sport e per la montagna, l’attenzione ai problemi della società»: tutti interessi che «non gli impediscono il rapporto costante con l’Assoluto».

È importante focalizzare l’attenzione su questo breve ritratto che san Giovanni Paolo ii fa di Frassati, perché riesce a far comprendere cosa volesse dire per lui la santità: semplicemente vivere con Cristo ogni azione su questa terra. Non ci parla di sacrifici estremi, non ci presenta un giovane beato dalla vita perigliosa, ma un ragazzo che è possibile imitare.

Il Santo Padre descrive quanto fosse importante per il giovane torinese «il gusto del bello e dell’arte». È significativo questo richiamo: l’arte per san Giovanni Paolo ii era fonte di apprendimento, di conoscenza, di approfondimento di sé stessi e, quindi, del proprio dialogo con Dio. Una via, quella della Bellezza, che tante volte ha voluto indicare ai giovani. E a quest’ultimi, il Pontefice presenta Frassati come per dire: la santità è possibile in mezzo a voi, basta seguire il Vangelo.

Era una rivoluzione, se vogliamo, del concetto di santità che avevamo in mente: Giovanni Paolo ii, con visione profetica, scardina il concetto precostituito di una santità lontana e lo rende accessibile a tutti. E fa tutto ciò beatificando un giovane che possa parlare ad altri giovani, che con il suo esempio ci fa comprendere «che è “beata” la vita condotta nello Spirito di Cristo, Spirito delle Beatitudini, e che soltanto colui che diventa “uomo delle Beatitudini” riesce a comunicare ai fratelli l’amore e la pace. Ripete che vale veramente la pena sacrificare tutto per servire il Signore. Testimonia che la santità è possibile per tutti e che solo la rivoluzione della carità può accendere nel cuore degli uomini la speranza di un futuro migliore».

In un mondo come quello che stiamo vivendo in cui sempre di più si parla di disagio giovanile, di crollo dei valori, di radicali cambiamenti all’interno delle nuove generazioni, san Giovanni Paolo ii ad ogni giovane, guardandolo negli occhi, ribadirebbe la frase-emblema di tutto il suo pontificato: Non avere paura! Non abbiate paura!

*Presidente della Fondazione vaticana San Giovanni Paolo II