
Tutto è iniziato da una considerazione semplice, diretta, ma dolcemente sfidante: «Fatevi schiaffiare dalla realtà». Così hai detto, Papa Francesco, una mattina di qualche anno fa quando sei venuto in visita alla redazione dell’«Osservatore Romano». Hai chiesto, con un’ingiunzione quasi ammonente, di essere più vicini alle persone che troppo spesso nella vita hanno conosciuto solo indifferenza e rifiuto.
Così, ispirato dalle tue parole e dai tuoi gesti, è nato «L’Osservatore di Strada» che hai definito, annunciando l’uscita del primo numero, il giornale dove «gli ultimi diventano protagonisti». Era il 29 giugno 2022, lo stesso giorno — l’abbiamo scoperto solo ora — in cui hai firmato il tuo testamento spirituale.
Così, come tu ci hai insegnato mettendo al centro le periferie geografiche ed esistenziali, abbiamo cercato di dare voce e spazio a chi per la gran parte della società è costretto a restare ai margini, defilato e silente. Così questo mensile ha cominciato a comporsi di pagine di vita offerte senza costo, così come hai voluto tu, perché non c’è prezzo per ogni singola vita, per ogni testimonianza d’amore.
Grazie! Per quanto la parola che raccoglie in sé la gratitudine sia tra le più belle che un essere umano possa pronunciare, non basta e non può bastare per dire la nostra riconoscenza.
Ci chiediamo se in questi anni siamo stati davvero capaci di accogliere, come tu ci hai insegnato, gli esclusi e le loro storie. Ci chiediamo se siamo stati all’altezza di incontrare il dolore e di farcene megafono, come tu ci hai chiesto. Potevamo fare di più, attingere con più vigore dal tuo esempio e dalla tua di determinazione.
Quando un buon genitore lascia i suoi figli per ritornare alla casa del Padre, questi si chiedono se sono riusciti a rendere quel genitore fiero di loro, se i suoi sacrifici e il suo esempio, come semi, abbiano portato frutti e se continueranno a farlo perché il raccolto può seguire anche dopo anni.
Non basta! Non può bastare.
Un Padre generoso fa figli generosi. Onorare quel Padre significa allora non dimenticare quegli insegnamenti e continuare a credere negli stessi, a professarli, a farsene testimonianza. A cominciare da quel Bene prezioso tanto caro a Te, Papa Francesco, che è la Pace come rispetto per la sacralità della vita umana.
Ci hai avvolti più volte nel tuo abbraccio. In diverse occasioni hai offerto agli ultimi, agli invisibili la tua carezza, il vigore della tua stretta di mano, il sorriso di chi è consapevole che il male esiste, ma il Bene è più forte.
Ci hai chiesto di pregare per te. E se questo ci è sembrato strano all’inizio, come figli insaziabili dinnanzi ad una sorta di dovuto e unidirezionale altruismo del genitore, poi, abbiamo capito. Pregare per Te significava pregare per ognuno di noi. Solo nell’attenzione rivolta verso l’Altro, ci hai detto, non dicendo, che è possibile rinvenire la nostra personale essenza, il nostro autentico volto.
Abbiamo pregato per Te e Tu hai pregato per Noi.
Non smetteremo di farlo.
Era la sera del 27 marzo 2020. Abbiamo visto la pioggia leggera ma insistente inumidirti la talare lungo i gradoni del sagrato di Piazza San Pietro. Abbiamo partecipato alla fatica di un uomo solo che si faceva carico della paura di tanti. Come bambini che guardavano dalle finestre l’adulto di riferimento andare verso ciò che minaccia la casa, ci siamo affidati a Te, commossi.
Una notte buia che solo un buon padre, capace di farsi custode dell’uscio, poteva rendere meno tale: una notte da buia a blu.
Grazie Papa (papà) Francesco, per non averci mai lasciati da soli.
Grazie per averci insegnato a pregare per Te.
La redazione
dell’Osservatore di Strada