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Un sistema che non ascolta
i bambini: nuove denunce
di violenza agitano la Francia

 Un sistema che non ascolta i bambini: nuove denunce di violenza agitano la Francia  DCM-004
05 aprile 2025

«Abbiamo cose davanti agli occhi e non le vediamo, questa è la tragedia». Di nuovo in Francia tutti interpellano suor Véronique Margron dopo lo choc delle denunce per abusi che sarebbero stati commessi nella scuola cattolica Notre-Dame-de-Bétharram, nei Pirenei Atlantici. E la presidente della Conferenza dei religiosi e delle religiose di Francia, la corref, parla chiaro. Comme d’habitude.

Dinanzi alle oltre 150 denunce di ex studenti dell’istituto, anche la ministra dell’istruzione nazionale Élisabeth Borne ha annunciato un piano per combattere la violenza nelle istituzioni private convenzionate con lo Stato che si articola in tre punti: 1) organizzare segnalazioni sistematiche di episodi di violenza, 2) raccogliere meglio le opinioni degli studenti, 3) rafforzare i controlli nell'istruzione privata a contratto. Per garantire, ha affermato, «che tali violenze non possano più verificarsi».

Lo scandalo è enorme. Decine di ex studenti della scuola cattolica nei Pirenei Atlantici denunciano maltrattamenti, violenze sessuali e/o fisiche perpetrati dal personale della struttura nel corso di diversi decenni. Marc Aillet, vescovo di Bayonne-Lescar-Oloron, ha riconosciuto «la sofferenza delle vittime».

Ci sarà una commissione di inchiesta indipendente che si occuperà degli atti compiuti nel collegio di Bétharram da personalità religiose, ma anche da laici, e le conclusioni saranno pubbliche.

Ma intanto le voci femminili agitano le coscienze, spingono perché nulla sia taciuto.

Da cinque anni Véronique Margron si dedica all’ascolto delle vittime di violenza sessuale all’interno della Chiesa. Dopo il rapporto della ciase (Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa), ha continuato a sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dei bambini vittime di abusi. Rispondendo alle domande dei giornalisti in televisione, in radio, sui giornali, sottolinea che l'affaire Bétharram è possibile perché «abbiamo visto senza vedere, sentito senza udire, in breve abbiamo minimizzato, eufemizzato collettivamente. O distogliamo lo sguardo socialmente parlando, o ci diciamo che non sono affari nostri, o lo minimizziamo. E l'ho visto in molti altri posti oltre a Bétharram, a volte in proporzioni più piccole, ma è lo stesso fenomeno, cioè i bambini parlano, i bambini hanno sempre parlato e non sono stati ascoltati quando hanno parlato».

La psicologa Lorraine Angeneau, docente presso l'Istituto Cattolico di Parigi (icp), ex membro del collegio dell'Autorità nazionale indipendente per il riconoscimento e la riparazione (inirr) dice: «è nostra responsabilità collettiva poter attestare che quanto accaduto è stato criminale e spaventoso, al fine di mantenere libera la parola».

di Federica Re David