Pellegrinaggi giubilari a Roma
Gli studenti della Pontificia Università della Santa Croce

Un momento
per riconsegnarsi a Dio

 Un momento per riconsegnarsi a Dio  QUO-065
21 marzo 2025

di Rosario Capomasi

«Per noi questo avvenimento ha rappresentato più di un semplice viaggio fisico: è stato un rinnovamento spirituale, un momento per riconsegnarsi a Dio e abbracciare la chiamata alla santità, ma anche un’occasione per riflettere sulla nostra fede, cercando la grazia di continuare il nostro cammino verso la salvezza». Sono parole di riconoscenza quelle pronunciate da Randy, studente della facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce che l’11 marzo scorso ha compiuto il pellegrinaggio giubilare alla Porta Santa della basilica Vaticana.

La giornata era iniziata con un primo momento di preghiera nella chiesa romana di Sant’Apollinare, al cui fianco sorge il palazzo in cui ha sede l’ateneo e dove il 13 marzo, in occasione del 12º anniversario dell’elezione al soglio pontificio di Papa Francesco, il rettore dell’ateneo Fernando Puig ha presieduto la messa per fare sentire la vicinanza e l’affetto di tutto l’ateneo al Pontefice ricoverato al “Gemelli”; era poi proseguita con l’arrivo a piazza Pia al canto dei salmi che hanno poi accompagnato l’ultimo tratto di strada prima di abbracciare la maestosità di San Pietro, dove studenti e professori hanno assistito alla celebrazione eucaristica all’altare della Cattedra.

La sensazione di profonda spiritualità provata in quei momenti, rimarca Randy, è la prova che «la teologia non è solo una disciplina accademica confinata in aula, ma anche un’esperienza vissuta di fede, preghiera e comunità. Per riprendere l’espressione di Hans Urs von Balthasar, «la teologia si fa anche in ginocchio».

Lasciata la basilica Vaticana, il gruppo ha raggiunto il colle Aventino avendo come meta la visita al convento e alla basilica di Santa Sabina e ha ascoltato una riflessione di don Fabio Rosini, docente dell’ateneo, sul tema giubilare della “speranza”. Una meditazione che ha particolarmente ispirato Francesco: «Credo che tutti insieme, noi giovani studenti siamo stati quel piccolo segno di luce e speranza che il Giubileo vuole portare a tante anime. Questo pellegrinaggio ci ha dato la possibilità di rapportarci in modo diverso, e in un certo senso nuovo, con i professori. Ci siamo confrontati con loro non in quanto docenti, ma come amici e sacerdoti, soprattutto nella celebrazione della messa in San Pietro».

Gli ha fatto eco Emmanuele: «La passeggiata da Sant’Apollinare al Vaticano è stata un’opportunità preziosa per stringere legami con i miei colleghi. I nostri scambi sinceri mi hanno permesso di scoprire i loro carismi particolari e questa condivisione mi ha ricordato la nostra passione comune: l’amore per la Chiesa di Cristo e il profondo desiderio di essere ben formati per servirla fedelmente. L’11 marzo abbiamo dato vita a una comunità armoniosa e unica: laici, sacerdoti, seminaristi, religiosi e religiose, uniti intorno alla croce giubilare. Le nostre preghiere e i nostri canti, impregnati di una fede vibrante, risuonavano di un raccoglimento eccezionale».

Le emozioni e le immagini di quella giornata sono ancora ben impresse anche nella mente e nel cuore di Lucas, a cui preme sottolineare come il pellegrinaggio sia stato un vero e proprio momento di grazia. «Frequentare una università pontificia è già di per sé molto arricchente — ci sono iscritti provenienti da tutto il mondo — ma incontrarci in un momento così speciale come quello del Giubileo e dare testimonianza della nostra fede è stato proprio bello! Da quando siamo partiti davanti all’ateneo, si poteva cogliere e sentire uno spirito di preghiera, di fraternità e di amicizia, quello di una Chiesa viva e unita nel Cuore di Cristo. Durante il nostro pellegrinare — ha ribadito — cantando i salmi e pregando insieme, abbiamo mostrato a tanti turisti e pellegrini che passavano in quel momento la gioia di essere cristiani, ma anche la speranza che, se ci sentiamo figli di uno stesso Padre, non importano le differenze. Importa solo accoglierci come fratelli e sorelle che cercano e desiderano un mondo in pace, speranzosi di una vita piena, di una vita insieme a Cristo e alla sua Santissima Madre».

Una delle esperienze spirituali più coinvolgenti sperimentata dal giorno del suo arrivo nella Città Eterna, ha invece osservato Nyaaba, alla luce anche degli studi svolti all’Università Santa Croce. «È stato veramente toccante vedere come la Facoltà non si limiti ad insegnare nelle aule, ma approfitti specialmente in questo anno giubilare di vivere ciò che insegna per essere esempio a tutti i sui membri. Per me è un segno indimenticabile che mi ricorderà di non fermarmi nella preghiera mentre studio Teologia. Ho visto come i miei colleghi erano appassionati alle cose di Dio e allora ho pensato: “c’è speranza per la Chiesa e anche per la sua evangelizzazione futura”».