In trecento si sono ritrovati sul piazzale del Policlinico Gemelli

La carezza dei bambini

 La carezza dei bambini  QUO-062
17 marzo 2025

di Edoardo Giribaldi

Non è un libro, né tantomeno una PlayStation, come avevano suggerito qualche giorno fa i piccoli pazienti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Il dono che domenica i bambini hanno scelto per Papa Francesco è una carezza. Un gesto tenero, eppure potente, portato dal soffio delle loro voci, quasi “urlato” — per essere certi che arrivasse — dal piazzale del Policlinico Gemelli, dove il Pontefice è ricoverato dal 14 febbraio scorso. Si è ribaltata, quindi, la prospettiva, come ha notato una mamma presente per accompagnare le sue due figlie. Se un tempo fu Papa Giovanni xxiii, nel suo celebre “discorso della Luna”, a chiedere agli adulti di portare una carezza ai più piccoli, ieri, seconda domenica di Quaresima, sono stati proprio i bambini a offrirla. Con le loro mani fragili ma sicure, con quella gioia limpida che è «salute per l’anima».

Alle 11.30, mezz’ora prima che le parole dell’Angelus venissero diffuse, un abbraccio di voci e colori – animato dal Pontificio Comitato per la Giornata Mondiale dei Bambini, presieduto da padre Enzo Fortunato — ha avvolto il grande monumento dedicato san Giovanni Paolo ii, intitolato “Non abbiate paura”. Ad animare la mattinata, durante la quale qualche goccia di pioggia si è alternata a un sole che faceva capolino tra le nuvole, è stato un mosaico di realtà: dalle Scuole della Pace della Comunità di Sant’Egidio ai piccoli delle scuole cattoliche della Fidae, dagli scout dell’associazione Castorini ai bambini dei buddisti italiani. Con loro, anche i piccoli della cooperativa Auxilium, le case famiglia legate all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, insieme a delegazioni dell’Unicef e dell’Order of Smile. «Il Papa aiuta tutti», «la scuola cattolica tifa per te», i cartelli portati al Gemelli.

I piccoli — circa trecento — sono arrivati mano nella mano, intrecciati come fili di una stessa storia. Bambini con i loro genitori, piccoli passi accanto a quelli più grandi. E poi i nonni, custodi di memoria e tenerezza, di quel legame — spesso invocato proprio da Papa Bergoglio — che è «aria pulita», respiro di fiducia, fatto di sguardi e piccoli gesti. Come quello di un bambino che stringeva il suo disegno, e prima di deporlo ai piedi della statua di Papa Wojtyła, lo ha mostrato alla nonna: lei ha sorriso e ha alzato il pollice in segno di approvazione. L’immagine di Francesco, con il braccio alto in segno di saluto e un sorriso ampio, quasi da cartone animato ma pur sempre autentico, si è aggiunta a una lunga serie di disegni e letterine.

Tra un palloncino bianco che svolazzava e uno d’oro che è sfuggito dalle mani e si è innalzato nel cielo, sono stati letti i messaggi di affetto per il Pontefice. «Papa Francesco, Papa Francesco!» è stato il coro di voci levatosi a mezzogiorno, quando padre Fortunato ha invitato alla preghiera dell’Angelus. Poi, dopo il silenzio raccolto della preghiera, sono risuonate le parole — lette sempre dal sacerdote francescano conventuale — che il Pontefice ha voluto dedicare loro nel testo consegnato per la preghiera domenicale, : «Grazie, carissimi bambini! Il Papa vi vuole bene e aspetta sempre di incontrarvi».

La risposta sul piazzale è stata un’esplosione di gioia come un boato da stadio: non è una carezza, forse, ma comunque amore puro, spontaneo, con il linguaggio schietto dell’infanzia.

Infine, l’ultimo gesto: un gruppo di bambini, accompagnati dal vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha deposto un mazzo di fiori bianchi nella cappellina dell’ospedale romano che ospita il Pontefice. Con esso, una letterina, tanto semplice quanto profonda, come solo un bambino saprebbe scriverla: «Madonnina, fai che Papa Francesco stia bene».

L’affetto dimostrato dai più piccoli nei confronti del vescovo di Roma ha toccato e, in alcuni casi, persino commosso i più grandi. A testimoniarlo è Virginia Kaladich, presidente nazionale della Federazione italiana di Scuole cattoliche primarie e secondarie (Fidae). I messaggi giunti in occasione della Giornata nazionale di preghiera a sostegno del Papa, indetta dall’associazione che quest’anno celebra l’ottantesimo di fondazione — è nata nel 1945 — sono stati numerosissimi. «La spontaneità e la delicatezza dei bambini ci hanno davvero colpiti e sconvolti», ha raccontato la donna ai media vaticani. Gli alunni «vogliono il ritorno del Papa a San Pietro», ha aggiunto, riassumendo così il sentimento dei più piccoli nei confronti di Francesco: «Come tu hai sempre pregato per noi, adesso noi siamo con te». Tra le docenti che hanno raccolto i messaggi era presente anche Martina Bonifazzi, insegnante di spagnolo presso la scuola primaria e secondaria di primo grado della Fondazione Sacro Cuore. «Gli alunni hanno empatizzato davvero tanto», ha raccontato la professoressa. «Una dedica che mi è rimasta particolarmente nel cuore dice: “Papa Francesco, grazie per ciò che stai facendo, per voler trasmettere, in questi tempi così bui e difficili, ancora una volta, seppur con forse poche forze, ma con grande nobiltà di spirito, quanto sia importante la preghiera per la terra la pace”».