La buona Notizia
Il Vangelo della II domenica di Quaresima (Lc 9, 28b-36)

Promesse di trasfigurazione

 Promesse di trasfigurazione  QUO-058
11 marzo 2025

di Marilynne Robinson

Le domande che l’insegnamento e le guarigioni operate da Gesù suscitano su di lui assumono la forma di speculazione. È Giovanni Battista risorto dai morti? O Elia? O uno degli antichi profeti? È quel che è, ovviamente: un uomo che vive in mezzo a loro, intervenendo nelle loro sofferenze con guarente compassione. È un maestro le cui parole evocano le migliori speranze che i profeti hanno instillato in loro.

Solo Pietro comprende e riconosce che Gesù è “il Cristo di Dio”, che era ed è Colui che verrà, familiare non perché parla nella tradizione dei profeti ma perché era stato da loro preannunciato nei loro oracoli. Non è venuto nel mondo dal sacro passato, bensì da un futuro provvidenziale. Gesù dice a Pietro che dovrà soffrire e che risorgerà. Poi, circa otto giorni dopo, secondo Luca, prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e sale su un monte. Prega, sollevandosi dal suolo, con il volto che ha cambiato d’aspetto e risplende, le vesti di un candore sfolgorante. Accanto a lui ci sono due uomini, che i vangeli identificano con Mosè ed Elia, anche loro radiosi, con i quali parla della sua “dipartita” che, come aveva annunciato a Pietro, si compirà a Gerusalemme. I tre discepoli rimangono a guardare dinanzi a questa strabiliante prova che Gesù trascende il tempo. Gli uomini più santi della Torah, che da molto tempo hanno lasciato il mondo, parlano con lui dell’imminente martirio della sua persona terrena, capace di cambiare il mondo.

Il povero Pietro fa una strana proposta. Lui e gli altri costruiranno tre tende. Per commemorare questo glorioso incontro? O per erigere una barriera umana, uno sforzo distraente, irrilevante, teso a isolare i discepoli da una straordinaria visione di santità e di potere? Questi antichi erano “risorti dai morti” o non erano mai morti nel senso in cui noi intendiamo la morte? La realtà ultima potrebbe non rispettare le distinzioni che ipotizziamo quando usiamo questa espressione. Ai discepoli viene mostrato qualcosa che non avrebbero mai potuto immaginare, e Dio stesso, parlando da una nuvola, dice loro di ascoltare Gesù, ovvero di non imporre la loro paura e mancanza di comprensione su qualcosa di tanto santo e radicalmente distante dalla loro esperienza. Quando Dio cessò di parlare, «Gesù restò solo», sorprendentemente mortale, pronto a compiere il suo paziente cammino verso la croce.

Pietro, Giacomo e Giovanni lo seguono scendendo dalla montagna, silenziosi per lo stupore e la tristezza, non all’altezza di ciò che sanno. Presto e per sempre anche loro risplenderanno di santità, parlando con Gesù come avevano fatto nella loro più semplice umiltà mortale, quando erano anzitutto i suoi beneamati amici.