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8 marzo, Giovanna d’Arco,
la pace

 8 marzo, Giovanna d’Arco, la pace  DCM-003
01 marzo 2025

Era un giorno di primavera, il 22 marzo del 1429, quando la diciassettenne Giovanna d'Arco inviò la famosa lettera agli inglesi che assediavano Orleans per proporre una vera pace tra Inghilterra e Francia. Iniziò così l’epopea della pulzella, che due anni dopo, appena diciannovenne, ed era sempre un giorno di primavera, il 24 marzo, si sentì condannare al rogo al termine di un processo per eresia. Fu arsa viva di lì a due mesi, il 30 maggio 1431. Sei secoli dopo la Chiesa l’ha fatta santa e oggi Giovanna ispira questo 8 marzo 2025, festa della donna che si celebra con un groppo in gola nel nome della pace e contro la violenza di genere.

Simbolo potente e senza tempo, quella ragazza di fede indomita e determinazione femminile in un mondo dominato dagli uomini, è con gran successo sui palcoscenici d'Italia e Francia con due produzioni. Entrambe, pur nella diversità dei linguaggi teatrali, evidenziano perché Giovanna continui a parlare al pubblico contemporaneo. La sua figura rappresenta la resistenza contro ogni forma di oppressione, sia essa politica o religiosa. Per le donne, in particolare, incarna il coraggio di affermare la propria identità in un sistema che tenta di silenziare le voci femminili.

In Italia, l'opera «Giovanna d'Arco» di Giuseppe Verdi è magistralmente riproposta sotto la regia visionaria di Emma Dante. Nella messinscena della regista siciliana, nota per il suo approccio innovativo, Giovanna non è solo la santa guerriera, ma diventa simbolo di tutte le donne che si ribellano alle costrizioni sociali e religiose, affermando la propria voce in un mondo dominato dagli uomini L'uso di simboli forti e immagini evocative accentuano il contrasto tra la fede pura di Giovanna e l'ipocrisia del potere, sia politico che religioso. Il coro, elemento fondamentale dell'opera verdiana, diventa rappresentazione della collettività che prima esalta e poi abbandona l'eroina, in un meccanismo tristemente attuale.

In Francia, «Le procès de Jeanne» con la direzione di Yves Beaunesne e l'interpretazione della talentuosa Judith Chemla offre una rilettura più intima del processo alla pulzella d'Orléans. Chemla rappresenta l’eroina nazionale francese vulnerabile e allo stesso tempo indomita, che affronta i suoi accusatori con una semplicità disarmante. Beaunesne costruisce una drammaturgia che esplora il conflitto tra potere ecclesiastico e spiritualità autentica, tra dogma e fede vissuta. Gli elementi scenici essenziali creano uno spazio quasi atemporale, suggerendo che il "processo" a Giovanna continua nei secoli, ogni volta che una donna deve difendere le proprie convinzioni contro il pregiudizio e l'autorità.