Non sbatteva mai

26 febbraio 2025
di Felice Accrocca
L’estrema sobrietà, la povertà, finanche il disordine, che nella sua dimora finale a Santa Marta regnavano sovrani assieme alla polvere, facevano da contraltare al ricordo dei fasti cui pure Mariano Rampolla del Tindaro era stato abituato nel corso della sua esistenza. Quel contrasto, così marcato, tra vita pubblica e privata, può forse riassumere l’enigma di un uomo che lottò per ristabilire il prestigio e il ruolo della Santa Sede nel contesto internazionale, e fu perciò convinto avversario, in Italia, della politica conciliarista, ma che — da aristocratico per nascita com’era — si dimostrò più di altri pronto a scommettere sulla democrazia quale moderna forma di governo.
Da tempo ormai, dopo quella che gli era stata dedicata nel 1923 da Giovanni Pietro ...
Questo contenuto è riservato agli abbonati

Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati