Il rosario serale in piazza San Pietro guidato dal cardinale Parolin

Affidato a Maria

 Affidato a Maria  QUO-046
25 febbraio 2025

di Salvatore Cernuzio

Nella stessa piazza in cui il primo giorno da Pontefice benedisse il popolo e ne chiese la benedizione, oggi quello stesso popolo si ritrova a pregare per il suo pastore, Papa Francesco, per la sua salute, perché guarisca presto e torni tra la gente. Giovani, famiglie, sacerdoti, suore, cardinali residenti a Roma, capi Dicastero e membri della Curia romana si sono ritrovati in piazza San Pietro alle 21 di ieri sera, 24 febbraio, undicesimo giorno del ricovero del vescovo di Roma al Gemelli, per la recita del Rosario guidata dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, che nella sua introduzione ha chiesto di pregare perché Francesco «recuperi la salute».

In centinaia — nonostante la pioggia pomeridiana e lo sciopero dei mezzi pubblici a Roma — hanno risposto alla convocazione, giunta a mezzogiorno, all’iniziativa che ha rinforzato la maratona di preghiera partita già da sabato in diverse diocesi del mondo. L’ultima, in ordine di tempo, l’arcidiocesi di Buenos Aires, terra natale di Jorge Mario Bergoglio, dove una messa è stata celebrata nelle Villas Miserias.

Le notizie sulla salute del Papa — con momenti di maggiore sofferenza sabato e un «lieve miglioramento» annunciato lunedì sera — hanno scatenato da giorni un moto di affetto e vicinanza verso il Pontefice ottantottenne, che si è concretizzato in rosari e celebrazioni eucaristiche. In quella preghiera che, sempre, sempre, Francesco alla fine di ogni discorso o catechesi ha chiesto per sé stesso perché «è come un’armatura per ogni pastore».

Un clima temperato, un’atmosfera intima hanno permeato la serata. Circa una trentina i cardinali seduti sul sagrato. In prima fila si riconoscevano, tra gli altri, Tagle, Ouellet, Prevost, Fernández Artime, Bagnasco, Feroci, Semeraro, Burke, Müller, Becciu. Altri, come il cardinale Czerny, erano seduti in mezzo alla gente. Presenti inoltre il vicario di Roma, Reina, e de Mendonça; come pure suor Raffaella Petrini, tra una settimana alla guida del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e diversi collaboratori di Curia o della diocesi di Roma.

Dalla folla nella piazza si vedevano pendere coroncine di diversa fattura e diverso colore dalle mani dei fedeli che hanno recitato i Misteri ggaudiosi tra i canti della Schola cantorum, le litanie e la lettura del Vangelo di Luca sull’Annunciazione. Alcuni sono rimasti tutto il tempo in piedi, altri seduti, c’era chi ha pregato in silenzio, chi sottovoce. Qualcuno ha portato la bandiera del proprio Paese, la foto del Papa (cartacea o sullo smartphone), una candela o addirittura una lanterna. Tutti hanno seguito il rosario guardando verso il palco bianco dove il Papa presiede le messe e le udienze del mercoledì. Ieri sera lì campeggiava l’icona di Maria Salute degli infermi. A Lei il cardinale Parolin ha affidato Papa Francesco.

«Negli Atti degli Apostoli si racconta che la Chiesa pregava intensamente mentre Pietro era custodito in prigione. Da duemila anni il popolo cristiano prega per il Papa che si trova in pericolo o è infermo», ha esordito il segretario di Stato. «Anche in questi giorni in cui il Santo Padre Francesco è stato ricoverato al Policlinico Gemelli una intensa preghiera si eleva per lui al Signore da parte dei singoli fedeli e di comunità cristiane nel mondo».

«Da questa sera — ha annunciato Parolin — vogliamo unirci anche noi, pubblicamente, qui nella sua casa con la recita del santo rosario. Lo affidiamo alla potente intercessione di Maria Santissima che invochiamo con il titolo di Salus infirmorum. Ella che è nostra Madre premurosa lo sostenga in questo momento di malattia e di prova e lo aiuti a recuperare presto la salute».

Il segno della Croce e un applauso hanno concluso la serata. Dal fondo un’eco del consueto coro di «W il Papa». Tutto è durato circa 45 minuti. Nel defluire della folla, c’era chi si è spostato nei pressi dell’obelisco ed è rimasto ancora in piazza: suore spagnole, un gruppo di fedeli cinesi, uno ancora più nutrito di sacerdoti filippini. E pure un prete colombiano, per anni in missione in Mongolia: «È un brutto momento ma noi siamo con lui», ha detto.

«Siamo partiti da lontanissimo, dalla periferia di Roma, ma ci volevamo essere — hanno spiegato due ragazze —, il Papa ce la farà, ce la deve fare. Abbiamo bisogno di lui».

«È la nostra guida», ha affermato una coppia venuta dal nord Italia a Roma per il Giubileo. Una donna, avvolta in un cappotto nero e un cappellino viola, ha detto di essere da giorni in apprensione per Francesco: «In mezzo a tante cose brutte e fake news che mi fanno arrabbiare, oggi si è vista la bellezza. Prego ogni giorno per il Papa a casa, è bello che l’abbiamo fatto insieme. Tanta gente... Lui ci dice sempre “pregate per me”, l’abbiamo accontentato».

Tra le foto scattate con i telefonini e le telecamere dei giornalisti, nella penombra del colonnato spiccavano gli zucchetti rossi di alcuni cardinali, fermatisi a salutare i fedeli delle proprie nazioni. Tra loro il cardinale Lazzaro You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il Clero, circondato da giovani coreani. «Sono molto contento — ha detto ai media vaticani — che il popolo di Dio, noi tutti, siamo qui per il Papa che non sta bene. Il Papa è centro del cristianesimo, della Chiesa, è il Successore di Pietro. Bisogna pregare per lui che tanto ci ha amato e anche noi dobbiamo ora dare amore al Papa. Spero che guarisca presto».