(s)Punti di vista

“Oggi... spesi”: fenomenologia
dei regali di nozze

 “Oggi... spesi”: fenomenologia dei regali di nozze  QUO-036
13 febbraio 2025

di Andrea Monda

I miei genitori si sono sposati nel 1959. Io e mia moglie nel 1991. Mio figlio si sposerà entro il 2025. Tre generazioni, tre matrimoni in 66 anni. Una buona media, forse controcorrente rispetto alla tendenza dei matrimoni in Italia che negli ultimi 40 anni hanno conosciuto un forte slittamento in avanti e, soprattutto, un fortissimo affievolimento del fenomeno: non ci si sposa più, e non solo in chiesa. Ma non è questo aspetto che oggi voglio mettere in luce, bensì un altro, meno importante ma significativo e che mi colpisce. L'aspetto dei regali. Quando ci si sposa infatti è tradizione antica che si invitino i parenti e gli amici che ricambiano facendo un dono per la coppia che ha deciso di “convolare” e “mettere su famiglia”.

Dunque: i miei genitori non fecero alcuna lista di nozze, non si usava “suggerire” agli invitati dove e cosa regalare, il regalo era appunto un fatto “regale”, totalmente libero e incondizionato.

Trent'anni dopo anch’io avrei voluto mantenere questa dimensione della “regalità” ma dovetti poi piegarmi alla nuova tendenza all'epoca già consolidata: con mia moglie decidemmo di fare una lista di nozze presso un paio di negozi. Io, poco senso pratico, ero un po’ triste per questa decisione, devo ammettere, avevo la sensazione che si stesse perdendo qualcosa, ma, si sa, «la vita la capisce chi è più pratico», come canta Ligabue.

Trent'anni dopo mio figlio e la sua fidanzata hanno fatto un salto di qualità: non più liste di nozze ma indicazione diretta di un codice Iban del conto bancario su cui fare un versamento “per il viaggio di nozze” o “per la casa”, ancora non conosco l’esatta dicitura della “causale”.

Il percorso di questi 66 anni dicono qualcosa dell'Italia e dell'Occidente, della sua evoluzione. È un percorso che si sviluppa in tre atti: primo atto, nessuna indicazione, piena fiducia e libertà lasciata al donatore che, conoscendo gli sposi, sarà in grado di fare il dono giusto, quello più apprezzabile. Secondo atto: la fiducia si è spezzata, gli sposi indirizzano, cercando di incanalare gli invitati verso qualcosa di cui hanno il controllo. Gli accordi con i negozi fanno sì che quei regali possano essere cambiati, riassemblati, “fusi” e così diventare altri doni più apprezzati dai due destinatari.

Terzo atto: “soluzione finale”, non pensate a fare il regalo, ce lo facciamo noi. Vi togliamo questo peso, pensare a noi, concentrarvi su cosa ci possa far piacere, ci pensiamo noi, voi forniteci soltanto i mezzi finanziari, la felicità nostra è affar nostro.

Da un certo punto di vista questa evoluzione della gestione dei regali di nozze è ricca di buon senso. Nel ‘91 ricordo che ricevemmo tanti posacenere d'argento (e io e mia moglie non fumiamo) e diverse svegliette insieme a numerose cornici sempre d'argento. Molti di questi oggetti rientrarono a far parte di quella massa di doni che costituiscono il “riciclaggio” di regali nuziali che continuamente circola da decenni tra le case degli italiani. E quindi anche il passaggio dal secondo al terzo atto, con la diretta dazione di denaro, è una inevitabile evoluzione che rende tutto più pulito ed efficace, senza “scarti”.

Eppure viene il dubbio che qualcosa venga comunque scartata, anche se “a monte”. Per approfondire questo dubbio dovremmo forse chiederci prima cosa sia un dono, quale sia la sua essenza, la sua natura, che cosa intendiamo con quella espressione “conoscendo gli sposi”, cioè il fatto che gli amici “pensano” veramente agli sposi...ma non vorrei buttarla in filosofia, non ho gli strumenti adeguati per arrivare fino in fondo alla questione. E allora, come definire in modo più semplice questa evoluzione del dono di nozze? Con uno slogan si potrebbe dire: il passaggio dalla poesia alla prosa. Il 26 novembre 2019, tornando da Tokio, rispondendo a chi gli chiedeva che cosa ha da imparare l’Occidente dall’Oriente, Francesco disse: «credo che all’Occidente manchi un po’ di poesia». Più volte nei suoi discorsi il Papa è tornato su questo dominio dell’efficienza, dell’appiattimento del mondo sulla dimensione dei risultati, dei vantaggi individuali, dell’utile a scapito della dimensione della gratuità, della libertà...appunto della “regalità” che forse si potrebbe rintracciare anche nell’in-utilità degli ormai antichi regali di nozze.