In divisa per il bene
della società

 In divisa per il bene della società    QUO-033
10 febbraio 2025

di Isabella Piro

Sole e nuvole si sono alternati, ieri mattina, su piazza San Pietro, insieme a un vento improvviso che ha raffreddato una temperatura mite. Una metafora, quasi, della pace e della guerra che si avvicendano tragicamente nella difficile epoca contemporanea. Riconciliazione e conflitti che, inevitabilmente, le Forze armate, di polizia e di sicurezza di tutto il mondo affrontano quotidianamente. La messa presieduta da Papa Francesco è stata per tutti gli uomini e le donne in divisa che, provenienti da oltre cento Paesi diversi, hanno preso parte al Giubileo dei militari. Iniziato sabato 8 febbraio con il pellegrinaggio alla Porta Santa della basilica Vaticana e conclusosi ieri con la messa del Pontefice, l’appuntamento è stato il secondo grande evento dell’Anno Santo 2025, dopo quello dedicato agli operatori della comunicazione.

In quarantamila ieri hanno accolto il vescovo di Roma, che ha voluto essere presente nonostante la bronchite che lo affligge. Il bianco del colonnato del Bernini ha abbracciato, idealmente, i tanti colori delle divise delle Forze armate partecipanti, incluse le delegazioni della Guardia Svizzera pontificia, della Gendarmeria e dei Vigili del fuoco vaticani.

Introdotta dal canto Andiamo con gioia alla casa del Signore, durante il quale il Papa ha raggiunto la sua sede posta sul sagrato della basilica Vaticana, la messa è stata celebrata dal cardinale agostiniano Francis Prevost, giovedì scorso cooptato dal Santo Padre nell’ordine dei vescovi. Insieme al porporato, hanno concelebrato una decina di cardinali e oltre trecento tra vescovi e sacerdoti.

La Liturgia della Parola è stata scandita dalla prima lettura, in lingua inglese, tratta dal libro del profeta Isaia (6, 1-2a. 3-8); dal Salmo 137, «Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria», intonato in italiano, e dalla seconda lettura, sempre in italiano, tratta dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (15, 1-11). La proclamazione di un passo del Vangelo di Matteo (4, 19) ha preceduto l’omelia del Santo Padre, letta in parte dal maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, arcivescovo Diego Ravelli. È seguito un breve silenzio, per consentire a ciascuno dei presenti una riflessione personale.

La Professione di fede ha quindi lasciato spazio alla Preghiera dei fedeli, le cui intenzioni sono state lette in cinque diverse lingue: cinese, spagnola, polacca, tedesca e malayalam, parlata soprattutto in India. In particolare, si è pregato per la Chiesa, affinché faccia risuonare «con coraggio, anche nei contesti più difficili», l’annuncio del Vangelo; e per i membri delle Forze armate, di polizia e di sicurezza, perché «mostrino nel loro lavoro i tratti di vera umanità e operino nella società al servizio della giustizia e della pace».

Sulle note del canto Gloria a te, alcuni fedeli hanno presentato al Pontefice le offerte. Tra loro Matteo Coresi, gendarme vaticano, con la famiglia: la moglie Chiara e i loro due figli, i piccoli Alessandro e Aurora. Quest’ultima ha strappato più di un sorriso ai presenti per la gioia con cui si è accostata a Papa Francesco, salutando poi tutti con la manina dall’alto del sagrato.

Al momento della Preghiera eucaristica, hanno raggiunto all’altare il cardinale Prevost, prefetto del Dicastero per i vescovi, gli arcivescovi Gintaras Grušas, presidente del Consiglio delle conferenze dei vescovi d’Europa (Ccee) e già ordinario militare per la Lituania, e Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia. I canti L’anima mia magnifica il Signore e Il mistero della Cena — eseguiti dal coro della Cappella Sistina, diretto dal maestro Marcos Pavan — hanno accompagnato la distribuzione della Comunione. Infine durante i riti conclusivi, Papa Francesco ha pronunciato un’allocuzione, invocando la pace, e ha guidato la preghiera mariana dell’Angelus, prima di impartire la benedizione ai presenti. Quindi, a bordo di un’auto coperta, ha fatto rientro a Casa Santa Marta. Al suo passaggio, sulle note dell’inno giubilare Pellegrini di speranza, tanti uomini e donne in divisa hanno sollevato i berretti in aria, in segno di saluto e ringraziamento.