All’altare della Cattedra della basilica Vaticana sono state celebrate nel primo pomeriggio di ieri, mercoledì 30 ottobre, le esequie del cardinale protodiacono Renato Raffaele Martino — presidente emerito dei Pontifici consigli della Pastorale per i migranti e gli itineranti e della Giustizia e della pace — morto nella mattina di lunedì 28 nella sua abitazione romana. Al termine Papa Francesco ha presieduto il rito dell’«Ultima commendatio» e della «Valedictio». La messa è stata presieduta dal cardinale decano, di cui pubblichiamo l’omelia. Hanno concelebrato diversi porporati, tra i quali Parolin, segretario di Stato, Arinze e Sarah, questi ultimi due saliti sull’altare al momento della consacrazione. Tra i presuli concelebranti gli arcivescovi Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu (incarico ricoperto anche da Martino), Pennacchio, presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica che è stato anche rappresentante pontificio in Thailandia (pure il compianto porporato fu pro nunzio apostolico a Bangkok), e Bellandi, ordinario di Salerno-Campagna-Acerno. Salerno è la città natale del cardinale defunto, nella cui cattedrale verrà sepolto. Con i membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano l’arcivescovo Peña Parra, sostituto della Segreteria di stato, e monsignor Fernández González, capo del Protocollo. Hanno partecipato i numerosi nipoti e pronipoti del cardinale Martino, e un nutrito gruppo di fedeli thailandesi.
«Sia che viviamo, sia che moriamo siamo del Signore» (Rm 14, 12). Queste confortanti parole, che sono risuonate nella prima lettura, ci ricordano il significato vero della nostra vita e della morte. Esse illuminano la nostra fede e sostengono la nostra speranza in questo momento in cui, raccolti in preghiera intorno all’altare del Signore, diamo l’ultimo fraterno saluto al Card. Renato Martino, che il Signore ha chiamato a sé all’età di 92 anni.
Da lungo tempo egli aveva problemi di salute e non era più in grado di uscire di casa. Fino a poco tempo fa però ha celebrato la Messa ogni mattina, concelebrando con un sacerdote amico che andava da lui. Una decina di giorni fa, chiese di ricevere il Sacramento dell’Unzione degli Infermi.
Mentre le sue energie andavano diminuendo, il Card. Martino ha accolto il suo tramonto con la serenità di chi sa che morire significa entrare nell’eterna felicità. La nostra vita infatti non termina nella tomba, ma nella casa del Padre. La morte è Dio che chiama alla vita eterna. Questa certezza ha illuminato l’intera sua esistenza, che è stata totalmente spesa al servizio della Chiesa, della Santa Sede e del Papa.
Persona aperta e serena, dotata di grandi capacità di relazione e di dialogo. Un giorno confidò che, leggendo i «Promessi Sposi» negli anni del liceo, era rimasto affascinato dalla figura di Fra’ Cristoforo e che da allora conservò per tutta la vita la ferma volontà di schierarsi sempre in favore delle persone oppresse nei loro diritti ed a sostegno dei più deboli.
Nato a Salerno nel 1932, fu ordinato sacerdote nel 1957. Conseguita la laurea in Diritto canonico, entrò subito nel servizio della Santa Sede e lavorò nelle nunziature di Nicaragua, Filippine, Libano, Canada e Brasile. Divenne poi responsabile della Sezione della Segreteria di Stato per le Organizzazioni internazionali.
Nel 1980 fu nominato pro nunzio in Thailandia e delegato Apostolico in Singapore, Malesia e Laos. In seguito, per 16 anni fu alle Nazioni Unite a New York come Osservatore permanente della Santa Sede, dove non ha risparmiato energie per testimoniare la sollecitudine del Papa per le sorti e per il bene dell’umanità.
Notevole eco ebbero vari suoi interventi alle Assemblee dell’Onu trattando importanti argomenti, dal disarmo allo sviluppo, dalla povertà alla promozione dei diritti umani, dalla difesa della libertà religiosa al soccorso dei rifugiati, dalla pace ai valori umani.
Nell’ottobre del 2002 fu chiamato dal Papa Giovanni Paolo ii a guidare il Pontificio Consiglio «Justitia et pax». Si preoccupò di portare subito a termine e poi pubblicare il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, iniziato dal suo predecessore, il Card. François Xavier Nguyên Van Thuân.
In quegli anni diede prova di avere grande sensibilità per i problemi sociali e la difesa dei diritti umani, ed effettuò molti viaggi per dare il suo apporto in vari incontri, spendendosi con gioia soprattutto a difesa della famiglia e della pace.
Nel 2005, in collaborazione con vari Istituti universitari cattolici, si fece promotore del Congresso internazionale in Vaticano per celebrare il 40° anniversario della Costituzione conciliare Gaudium et spes.
A seguito dell’unificazione del Dicastero dei migranti ed itineranti con quello di «Justitia et pax», si occupò con entusiasmo a favore dei migranti, promuovendo varie iniziative. Curò la pubblicazione del documento Orientamenti per la pastorale della strada.
Fu creato cardinale da Papa Giovanni Paolo ii nel Concistoro del 2003. Dal 2014 divenne cardinale protodiacono.
Nella varietà degli uffici svolti, identico fu sempre lo spirito che lo animò e lo zelo nel servizio del Papa e della Santa Sede, come pure l’impegno continuo nella ricerca del bene dell’umanità.
Il bene della Chiesa e il bene dell’umanità sono stati l’obiettivo e la passione di tutta la sua vita. E la speranza nella vita eterna è stata la gioiosa prospettiva con cui ha vissuto i suoi giorni.
Noi, raccolti attorno alla sua salma, imploriamo per il card. Martino la misericordia di Dio, nella quale egli ha sempre creduto ed ha sperato.
Nel Vangelo abbiamo sentito le parole di Gesù Cristo: «abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Vado a prepararvi un posto... Poi verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi». Sono parole pronunciate durante l’ultima cena, quando gli apostoli stavano per scontrarsi con l’apparente fallimento di Gesù per la sua morte in croce. «Quando vi avrò preparato un posto ritornerò e vi prenderò con me». Ci aggrappiamo anche noi a queste parole del Vangelo, mentre offriamo la Santa Messa per il cardinale defunto, chiedendo a Dio di concedere anche a noi di continuare la nostra corsa terrena nella fedeltà senza riserve nel servizio della Chiesa e dei fratelli.
Al termine di questa celebrazione eucaristica, dopo la benedizione della salma, che sarà impartita dal Santo Padre, il coro canterà: «In Paradisum deducant te Angeli, in tuo adventu suscipiant te martyres et perducant te in sanctam civitatem Jerusalem». Questa è anche la nostra preghiera per il caro card. Raffaele Martino che, servendo fedelmente la Chiesa, ha servito Cristo.
di Giovanni Battista Re