Novant’anni fa nasceva Giuseppe Pontiggia, che fu anche un insaziabile divoratore di libri

Sono pochissimi gli scrittori che «sanno essere morti»

 Sono pochissimi gli scrittori che «sanno essere morti»  QUO-247
30 ottobre 2024
Nasceva novant’anni fa, a Como, Giuseppe Pontiggia (1934-2003), milanese di adozione ed elezione, scrittore in fecondo equilibrio tra narrativa e saggistica. Alieno da qualsiasi forma di presenzialismo, allergico alla mondanità letteraria — quantunque partecipe di dibattiti culturali e vincitore di premi prestigiosi —, Pontiggia si impose come un riservato eppure autorevole magister scribendi. Non solo attraverso le sue innovative lezioni di creative writing, ma anche nella concretezza didattica della sua produzione, incarnò un modello persuasivo di scrittura calibrata, siglata da un’esigente essenzialità lessicale e tendente a una strenua esattezza semantica. Racconti come Vite di uomini non illustri (1993), romanzi come Il giocatore invisibile (1978), La grande sera (1989), Nati due volte (2000), raccolte di saggi ...

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