La conclusione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo

Segno visibile
del cammino cristiano

 Segno visibile  del cammino cristiano   QUO-245
28 ottobre 2024

Il Baldacchino del Bernini, tornato a risplendere nella sua maestosità dopo nove mesi di restauro, è sembrato dare ancor più luce all’atmosfera solenne che si è respirata nella basilica Vaticana durante la concelebrazione eucaristica domenicale presieduta da Papa Francesco per la conclusione della Seconda sessione della xvi Assemblea generale del Sinodo, ultimo atto del lungo percorso apertosi nel 2021 e terminato di fatto sabato con l’approvazione del Documento finale. Sotto l’opera monumentale riportata a nuova vita è risuonato ancora più forte l’invito rivolto dal Pontefice nell’omelia a non rimanere seduti come Bartimeo, ristagnando «nelle nostre cecità», ma a fare come lui, alzarsi e seguirlo lungo la strada diventando suo discepolo. È l’immagine della Chiesa in cammino mirabilmente rappresentata dai padri e dalle madri sinodali presenti in basilica, dai numerosi fedeli che hanno preso parte alla celebrazione e da tutti quelli collegati attraverso i media. Hanno concelebrato 70 cardinali, tra cui il segretario di Stato Pietro Parolin, 9 patriarchi e 310 tra vescovi e sacerdoti, ed erano presenti inoltre 142 membri laici dell’assise sinodale e 16 rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane.

La prima lettura, tratta dal Libro di Geremia (31, 7-9) è stata pronunciata in inglese da Avril Baigent, partecipante al Sinodo mentre il Salmo 125 è stato intonato in spagnolo da un cantore della Cappella Sistina. La seconda lettura (Ebrei, 5, 1-6) è stata recitata in lingua spagnola da José Manuel Del Urquidi Gonzales, che ha preso parte all’assise sinodale in qualità di membro non insignito del munus episcopale.

Nelle intenzioni dei fedeli si è pregato in cinese, invocando Dio affinché la Chiesa «liberata dai vincoli della mondanità, sia segno di speranza per l’umanità»; in francese, per i governanti, perché «cercando sempre il vero bene, promuovano la pace per tutti i popoli»; in hindi, per i sofferenti, affinché il Padre misericordioso li sostenga in modo da scoprire «in Cristo il medico che guarisce ogni ferita»; in portoghese, chiedendo al Signore di rafforzare quanti si dedicano alle opere di carità perché, «sorretti dal tuo Spirito, siano solleciti verso i poveri e i deboli»; e in polacco invocando il «Padre di infinito amore» ad aiutare «tutti noi a credere nella comunione, affinché, sperimentando la bellezza della partecipazione, diveniamo autentici missionari del Vangelo».

Al momento della consacrazione eucaristica sono saliti all’altare i cardinali Mario Grech e Jean-Claude Hollerich, rispettivamente segretario generale e relatore generale del Sinodo.

Con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano gli arcivescovi Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato, Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali — con monsignor Mirosław Stanisław Wachowski, sottosegretario — e Luciano Russo, segretario per le Rappresentanze pontificie. I canti sono stati eseguiti dal coro della Cappella Sistina, diretta da monsignor Marcos Pavan.

Al termine della celebrazione, il Pontefice ha raggiunto la Cattedra di San Pietro per pregare davanti al trono ligneo simbolo del primato petrino fresco di restauro, collocato nella circostanza davanti all’altare della Confessione. Il manufatto medievale rimarrà esposto al pubblico nella basilica Vaticana fino al prossimo 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione. Già lo scorso 2 ottobre, nella Sagrestia Ottoboni della basilica di San Pietro, prima della messa di apertura del Sinodo il Papa Francesco aveva potuto osservare da vicino l’antico seggio assieme al cardinale arciprete Mauro Gambetti, disponendo di esporla alla venerazione dei fedeli a conclusione dell’assise.