A Parigi stanziato un miliardo di dollari a sostegno del Paese

Da Beirut l’appello
dei cristiani: vigilare
sull’utilizzo degli aiuti

epa11680130 Members of the media wait for Lebanon's Prime Minister Najib Mikati (unseen) to deliver ...
28 ottobre 2024

Ottocentomila sono i libanesi che finora sono stati costretti a fuggire dalle loro case e da alcuni villaggi che ad oggi sembrano essere stati svuotati da tutti gli abitanti a causa degli attacchi israeliani contro Hezbollah che colpiscono tutto il Libano, ma in particolar modo la periferia meridionale della capitale Beirut, roccaforte del movimento sciita libanese. Gli sfollati vivono in centri di accoglienza di emergenza. Alcuni hanno trovato rifugio presso parenti, ma la crisi economica che dal 2019 ha colpito il Libano, sta minando la solidarietà familiare. Alcuni avevano immaginato il loro ritorno a casa, per poi però trovarla distrutta. «In generale, la gente dice che siamo in un futuro buio», riassume ai media vaticani padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano.

Lo scorso 24 ottobre, una conferenza internazionale sul Libano organizzata a Parigi ha raccolto un miliardo di dollari per sostenere la popolazione del Paese, vittima dello scontro tra Hezbollah e l'esercito israeliano. Un “piccolo gesto” accolto con favore da suor Marie-Antoinette Saadé, superiora della Congregazione delle suore maronite della Sacra Famiglia, che gestisce una rete di scuole cristiane in tutto il Libano. Ma per questa suora, questa cifra rimane “irrisoria”, vista l'entità del disastro in corso. «Stiamo assistendo a un fenomeno ripetitivo – spiega con amarezza la religiosa – ogni volta i belligeranti decidono di scatenare guerre micidiali e il mondo politico internazionale resta a guardare dando l’'impressione di essere impotente a fermare questa macchina di guerra e distruzione. Poi, improvvisamente, si svegliano e decidono di riunirsi per raccogliere fondi. Per quanto mi riguarda, direi che è per alleggerirsi la coscienza (...) ma quello che dobbiamo fare davvero è fermare questa macchina da guerra».

Padre Abboud vede in questo un barlume di speranza, ma il rappresentante della Caritas avverte che i libanesi non si fidano della situazione politica attuale. «Abbiamo molti dubbi sull’amministrazione del governo perché la nostra situazione economica è devastata a causa delle frodi nel governo. Come possiamo credere che questo Stato, che ha permesso al Libano di impoverirsi, sarà in grado di gestire questi contributi?». Il presidente di Caritas Libano si augura quindi che questi aiuti davvero possano raggiungere le persone bisognose, chiedendo innanzitutto ai donatori di effettuare controlli rigorosi sull'utilizzo degli aiuti, e anche di indirizzarli alle “associazioni umanitarie”.

Nel ringraziare tutti i donatori, tra cui gli Stati Uniti per 300 milioni di dollari, la Francia per 108 milioni e la Germania per 103 milioni, padre Abboud spiega che tali aiuti «faranno la differenza nella vita di molte persone», che spesso sentono dire che «la guerra durerà». Anche l’esercito libanese sta svolgendo un ruolo tra la popolazione, aggiunge il presidente di Caritas Libano, garantendo la sicurezza dei centri per gli sfollati, ma anche nella distribuzione degli aiuti alimentari, soprattutto nel sud del Paese. La Caritas e i suoi volontari si stanno prodigando anche per fornire cibo e medicinali alle popolazioni sfollate, e a quelle bloccate nel sud del Paese, e il ringraziamento va anche «a quei medici che hanno lottato per rimanere con le loro famiglie nei villaggi». «Stiamo continuando il nostro lavoro a tutti i livelli - sanitario, alimentare, sociale – conclude il sacerdote – con tutte le famiglie sfollate».

di Alexandra Sirgant
e Jean-Benoît Harel