A settant’anni dalla morte di Alcide De Gasperi
Democratico, perciò strutturalmente antifascista e anticomunista. Questo fu in politica e nella vita Alcide De Gasperi, incarcerato da Mussolini perché contrario al regime, e — dopo la Seconda guerra mondiale — capace di mettere socialisti e comunisti fuori dal governo nel 1947, relegandoli poi nel campo dell’opposizione con la vittoria della Democrazia cristiana alle elezioni del 18 aprile 1948. Il più influente dei presidenti del Consiglio italiani, o se non altro quello che ha maggiormente lasciato un’impronta sulla storia del Paese, anzitutto per le scelte, decisive, fatte a livello di politica estera.
Prima fra tutte, la collocazione convinta dell’Italia nel campo euro-atlantico e nell’alveo delle democrazie occidentali, che le consentì di riguadagnare soggettività internazionale e sovranità, dopo la sciagura del ventennio e la sconfitta bellica a fianco del nazismo, e un attimo prima che essa potesse scivolare nell’abbraccio esiziale del socialismo reale.
Oltre che «artefice della ricostruzione» del Paese dopo la guerra, fu «pioniere dell’Europa unita e pacificata», ha detto il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana, nel corso di una cerimonia commemorativa per i settant’anni dalla morte dello statista trentino, svoltasi il 25 ottobre alla presenza del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, e promossa dalla Fondazione De Gasperi in un’aula di Montecitorio partecipata non solo da politici e rappresentanti delle istituzioni, ma anche da esponenti della cultura, delle professioni, delle forze dell’ordine e da giovani studenti. Anche oggi, ha aggiunto Fontana, «in un’epoca connotata da conflitti e instabilità, la sua visione di un’Europa come protagonista nelle relazioni internazionali è estremamente attuale».
Il debito delle generazioni del secondo dopoguerra nei suoi confronti è stato sottolineato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che ha messo in luce gli aspetti profetici di decisioni affatto scontate in un’Italia che «era un cumulo di macerie». «Tra le ragioni di sorprendente attualità dell’esperienza di De Gasperi, vi è l’importanza di un’autorevole leadership democratica per affrontare le sfide poste da un’epoca di mutamento e quindi di riforme coerenti e funzionali al bene comune. Se questo suo tratto fosse ripreso grazie anche alle riforme in discussione — ha concluso, citando Giovannino Guareschi — sarebbe bello e istruttivo».
Un aspetto, quello della visionarietà di De Gasperi, richiamato dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola: «La sua era una visione che non nasceva da ideali astratti, ma dall’esperienza maturata sulle mutevoli linee di faglia degli imperi, e immaginava di costruire un’Europa unita oltre quei confini, intesi dunque non come limitazioni», ma come punti d’incontro. «E capì che per dare un futuro all’Italia occorreva dare un futuro all’Europa». Oggi «tocca a noi prendere quelle decisioni che garantiscano la prosperità della nostra Unione», ha continuato, elogiando la comunione trovata nel sostegno all’Ucraina e nell’adozione del Patto sulle migrazioni, ed esprimendo l’auspicio per «la costruzione di una vera Unione di sicurezza e difesa». Perché ai popoli europei oggi occorre «dare speranza e scopo».
Se certamente De Gasperi si ispirò sempre ai valori di libertà, pace, patria e prosperità nella giustizia sociale, «la parola che li sorregge tutti è fede», ha spiegato Angelino Alfano, presidente della Fondazione De Gasperi. «Vero uomo di fede, animato dalla convinzione che la provvidenza operasse concretamente nella storia, egli fu al tempo stesso idealista e pragmatico». Tuttavia, «la sua vita non fu priva di contrasti», anche all’interno della Chiesa e con Pio xii , che non sempre condivise le sue scelte politiche; eppure «seppe unire, istituendo per esempio la festa del 25 aprile». E fu un promotore della libertà come elemento costitutivo della persona umana.
Dopo gli interventi del presidente dell’Interparlamentare italiana, Pierferdinando Casini (sul rapporto tra De Gasperi e il suo partito, la Dc), e del giudice costituzionale, Giovanni Pitruzzella (sul tentativo di realizzare una forza comune di difesa), l’attore e regista Michele Placido ha letto le parole pronunciate da De Gasperi alla prima seduta dell’Assemblea costituente e a Parigi, il 21 aprile 1954; quindi è stato proiettato il cortometraggio De Gasperi: visionario e costruttore, curato dallo scrittore Emmanuel Exitu.
di Roberto Paglialonga