Visto un albero di fichi con fogliame,
si avvicinò per vedere se vi trovasse qualcosa…
Non era la stagione dei fichi.
Disse: «Nessuno mai più in eterno
mangi i tuoi frutti!».
(Marco, 11, 13-14)
Siamo alle ultime tappe della vita di Gesù. Egli è a Gerusalemme ove è stato accolto trionfalmente come un re-Messia. Poco tempo dopo, però, si sarebbe stretta attorno a lui la morsa dell’odio, dei processi, dei tradimenti, della morte. C’è, nel giorno seguente all’ingresso trionfale, un episodio sorprendente che è scandito dall’evangelista Marco in due atti, rispetto a Matteo (21, 18-22) che tiene l’evento unito e compatto. Noi abbiamo ora evocato il primo momento abbastanza sorprendente. Infatti Gesù sembra contraddire sé stesso. Egli è sempre stato attento alla natura, ai suoi ritmi, alla sua bellezza; ne ha fatto l’oggetto di parabole o di applicazioni spirituali (si pensi solo ai gigli di campo o agli uccelli del cielo o ai semi e agli alberi). Ora sembra, invece, cedere a un capriccio: vuole i frutti fuori stagione da un fico e, proprio perché non è accontentato, fulmina quella pianta. È ciò che si verifica nel secondo atto, allorché i discepoli, che avevano sentito la maledizione di Gesù, «la mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici» (11, 20).
Forse che anche nei vangeli canonici si sia infiltrata qualche stilla della magia o della leggenda che accompagna il Gesù ragazzo dei vangeli apocrifi, che talora lo presentano mentre fa morire animali e compagni di gioco per poi farli rivivere? Il contesto fortemente religioso che Marco ci offre esclude questa interpretazione: infatti, subito dopo Gesù compie l’atto veemente della cacciata dei mercanti dal tempio, condannando una religiosità solo estrinseca, fatta di foglie ma non di frutti. Il gesto, perciò, nei confronti del fico è simile alle cosiddette parabole in azione o azioni simboliche dei profeti (in questo brillava Ezechiele).
Dal punto di vista storico concreto può anche essere ipotizzato un evento in due tappe, come suppone Matteo: il primo giorno Gesù coi discepoli sosta davanti a un fico rigoglioso ma privo di frutti, data la stagione; l’indomani, passando davanti ad esso, per una causa qualsiasi, lo si scopre appassito e sradicato. La lezione è evidente ed è di taglio spirituale. Essa è esplicitata da Gesù che punta sul tema della fede vera, la cui potenza è invincibile: «Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: se uno dicesse a questo monte “Levati e gettati in mare!” senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà!» (11, 22-23). Il fico vigoroso e poi seccato è, dunque, il simbolo di un messaggio sulla fede.
di Gianfranco Ravasi