Spunti di riflessione

Santi subito!

 Santi subito!  QUO-242
24 ottobre 2024

«I Santi, non tutti hanno cominciato bene, ma tutti hanno finito bene». Chi parlava così era san Giovanni Maria Vianney, che ha raggiunto la santità con tante difficoltà e incomprensioni, in una vita anonima.

Si potrebbe dire — come nella prima lettura — che i santi «sono quelli che vengono dalla grande tribolazione». La santità non è una strada facile. E la vita di tutti i Santi che oggi festeggiamo lo conferma.

«Non consiste nel fare cose straordinarie, ma nel fare straordinariamente bene le cose ordinarie» (beato Luigi Monza). I santi sono peccatori che continuano a provare a vivere quel programma impegnativo delle Beatitudini predicate da Gesù. E sono felici, sono beati, perché la loro vita diventa feconda, porta frutti buoni.

Non fuggono dalla realtà, per quanto dura e sporca possa essere, perché è solo là dentro che possono diventare Santi! Santi subito! In questo modo, tutti possiamo diventare santi!

Se non ci accontentiamo di una vita banale; se non vivacchiamo alla giornata. Dove c’è un santo la vita diventa più viva, cioè si moltiplica; e non perché lui sia migliore degli altri, ma semplicemente perché prova a dare frutti buoni agli altri, facendo maturare la propria originalità.

Ma si può essere santi e beati, come dice Gesù, in mezzo alle fatiche e alle sofferenze del vivere quotidiano, adesso, subito? L’esempio di tanti santi ci dimostra che si può. Non sarà facile, ma dà felicità!

La ragione per cui non siamo felici come i santi è che non abbiamo nessuna voglia di essere santi! Per questo un filosofo ebreo è arrivato a dire: «L’orrore del nostro mondo è radicato nella sua resistenza all’ingresso della santità nella vita vissuta» (Martin Buber).

Chiediamo, allora, l’intercessione dei santi, ma impegniamoci anche ad imitarli, perché anche la nostra vita cristiana possa portare frutti di vita buona. Solo così «arriveremo là dove da soli non potremmo mai pensare di arrivare» (san Bernardo).

Il Vangelo in tasca

1 novembre

Solennità di Tutti i Santi
 

Prima lettura: Ap 7, 2-4.9-14;

Salmo: 23;

Seconda lettura: 1 Gv 3, 1-3;

Vangelo: Mt 5, 1-12.
 

Ascoltare è un’arte

Un famoso autore tedesco ricorda: «Parlare è un bisogno. Ascoltare è un’arte» (Goethe). Davvero è un’arte sempre meno praticata ai nostri giorni: basta assistere a uno dei tanti talk-show televisivi, che sono un irrefrenabile bisogno di parlare, di chiacchierare, di urlare, e non certo di ascoltare e di capire.

È un’arte a cui ci invita Gesù nel Vangelo: «Ascolta, Israele». Il primo comandamento, il più urgente, è quello dell’ascolto. Se non sappiamo ascoltare, non siamo in grado di osservare il comandamento che segue: «Ama Dio, ama il prossimo tuo».

Amare Dio è ascoltarlo! Amare il prossimo comincia nel momento in cui lo ascolto. Solo nell’ascolto noi entriamo in relazione, cominciamo una storia d’amore. 

Ascoltare vuol dire conoscere, leggere, studiare, pensare, cercare di capire di più. Bisogna impegnare la mente e il cuore per ascoltare veramente.

È l’ascolto che ci rende capaci di parlare, che ci permette di sentire vicino anche chi è lontano e invisibile. Ascoltare è un’operazione sempre da imparare e rinnovare, ma è faticosa. Qualcuno ha detto che il Signore ci ha dato due orecchie e una sola bocca affinché non diciamo che la metà di quanto ascoltiamo. 

Ascoltare è una grande arte! Per prima cosa devo ascoltare, per seconda ascoltare, e infine parlare! L’altro con cui parlo può dire: sento che mi ami, perché mi ascolti!

Può sembrare una rivoluzione quella dell’ascolto, ma è urgente a tutti i livelli, se vogliamo una convivenza più umana e più bella.

Il Vangelo in tasca

3 novembre

XXXI Domenica del Tempo ordinario

Prima lettura: Dt  6, 2-6;

Salmo: 17;

Seconda lettura: Eb  7, 23-28; 

Vangelo: Mc 12, 28-34.