Il male narrato da Wiesław Kielar, sopravvissuto ai campi nazisti

Boccioli di primavera disperata ad Auschwitz

 Boccioli di primavera disperata ad Auschwitz  QUO-241
23 ottobre 2024
«La sera stava scendendo». Sono lunghi 58 mesi, sono quasi cinque anni. E, forse, sembrano ancora più lunghi se li vivi nel pieno della giovinezza; sicuramente, sono ancora più lunghi se li passi rinchiuso, umiliato e schiavizzato in uno dei luoghi diventati per definizione emblema dell’orrore e della furia. È il giugno del 1940 quando il ventunenne Wiesław Kielar (1919-1990) varca i cancelli di Auschwitz, da poco entrato in funzione. Gli viene assegnato il numero 290, triangolo rosso, prigioniero politico: insieme ad altri 727 polacchi, fa parte del primo convoglio di manodopera destinata al lavoro forzato. Numero 290: Kielar è davvero uno dei primi, al suo arrivo ci sono solo poche decine di internati tedeschi da poco trasferiti dal campo di Sachsenhausen. Sarà liberato nel maggio 1945 ...

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